Renata Fonte nasce a Nardò nel 1951 in una famiglia nella quale non regna sovrana l’armonia. I genitori, infatti, si separano quando lei è adolescente e in lei rimane forte il senso di ribellione per la sofferenza patita in quegli anni.
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Il matrimonio
Si sposa con Attilio Matrangola a 17 anni e abbandona gli studi. Per alcuni anni si occupa delle due bambine e con loro segue il marito, sottufficiale dell’Aeronautica Militare, nei suoi trasferimenti. Mentre sono in Sicilia consegue il diploma di Maturità Magistrale e, dopo l’ennesimo trasferimento a Brindisi nel 1980, si iscrive a Lingue e letteratura straniere. Dopo la laurea insegna alla scuola primaria di Nardò. Sono anni di crescita personale, si dedica alla scrittura di racconti e poesie e, seguendo le orme di Pantaleo Inguisci, avvocato, storico e antifascista, si impegna attivamente nella vita politica della città.
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La carriera politica
Renata Fonte milita nel Partito Repubblicano Italiano e diviene Segretario cittadino del Comune di Nardò distinguendosi in particolare per la sua volontà di tutelare il territorio. Dirige il Comitato per la Tutela di Porto Selvaggio e si oppone alle speculazioni edilizie che vogliono devastare quell’area dichiarata Parco Naturale Regionale. Viene eletta alle amministrative e diviene la prima donna assessore di Nardò. Diviene anche membro del Direttivo Provinciale del partito e responsabile del settore cultura a livello provinciale. Insomma, è una donna che non sta in casa a cucinare e pulire, è una donna che combatte per le sue idee e che vuole lasciare alle sue figlie un mondo migliore.
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La resa dei conti
Nel corso della sua attività politica Renata Fonte si trova a scoprire importanti illeciti ambientali. Sarebbe facile far finta di non vedere ma lei non vuole essere quel tipo di politico. Lei crede che la politica sia una missione. Che sia suo dovere lavorare per il bene della comunità. Si oppone con forza alla lottizzazione cementizia proposta nella zona di Porto Selvaggio promuovendo una modifica al piano regolatore e pesta qualche piede di troppo portando il caso all’attenzione dei media.
Nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile 1984, mentre sta rientrando da una seduta del Consiglio Comunale viene freddata da tre colpi di pistola vicino a casa sua. I giornali scrivono che si tratta del primo omicidio di mafia del Salento.
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Non solo delitto di mafia
Viene da chiedere se il fatto che a disturbare i cementificatori sia stata una donna non abbia avuto un peso particolare. A sostegno di questa tesi un passo della sentenza del processo ai danni dei suoi assassini così recita:
«La Fonte, che occupa un posto che non le sarebbe spettato “stava facendo perdere un sacco di soldi” ostacolando un progetto di speculazione edilizia, la realizzazione di un residence lungo la costa salentina, verso Porto Selvaggio».
Dunque l’uccisone di questa donna sarebbe dovuta al fatto che lei occupava un posto che non le sarebbe spettato. Ma secondo chi? Questa motivazione, purtroppo è di triste attualità e richiama alla mente i moventi per cui le donne vengono uccise per mano degli uomini. Uomini che non accettano che le donne escano dai canoni loro imposti dalla società patriarcale e sessista.
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Il processo
Condannati in tre livelli di giudizio per l’esecuzione materiale del delitto furono Giuseppe Durante e Marcello My. Vennero identificati come mandanti di secondo livello Mario Cesari e Pantaleo Sequestro. Questi ultimi hanno fatto da intermediari tra gli esecutori e il mandante di primo livello, ovvero Antonio Spagnolo. Ma chi è Antonio Spagnolo? Si tratta di un compagno di partito di Renata Fonte, il primo dei non eletti alle elezioni amministrative che l’avevano vista eletta. Condannato all’ergastolo, Spagnolo, è stato così descritto dai giudici:
“Un uomo capace dunque di passare – letteralmente! – sul cadavere del suo avversario pur di raggiungere un obiettivo; è il trait d’union più idoneo anche per quella ignobile fauna di pseudo industriali, possidenti, imprenditori edili, “benestanti” che attraverso di lui cercano di realizzare sempre più grandi profitti.”
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Per ricordare Renata Fonte
Renata Fonte è stata riconosciuta nel 2002, dal Dipartimento Affari Civili del Ministero degli Interni, vittima di criminalità mafiosa. A lei è dedicata l’associazione Donne Insieme che ha lo scopo di promuovere la legalità e la Non violenza. Ogni 21 marzo, Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, il nome di Renata Fonte viene letto assieme a quello delle altre vittime innocenti di mafia. Nel 2011 le è stata intitolata la scuola di politica della Fondazione Benvenuti in Italia. Nel 1988 dall’omonimo romanzo Sergio Nasca traduce in pellicola La posta in gioco e vent’anni dopo una puntata della fiction Mediaset Liberi sognatori è dedicata a lei, Una donna contro tutti: Renata Fonte.
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Renata Fonte, la prima donna in Italia a ricoprire l’incarico di Assessore alla Cultura e all’Istruzione, era impegnata in politica sia a livello nazionale, per i diritti delle donne, sia a livello locale per proteggere la sua terra dalla mafia. Oggi Porto Selvaggio è un parco protetto come lei voleva. L’omicidio fermò la sua vita ma non il lavoro che aveva fatto. Di lei resta una sua frase davvero molto significativa:
“E sono ancora qui che cerco di scrivere una storia, la mia storia. Ma che cosa scriverò di me, io, poeta mai nato? Volevo solo cantare l’antico Inno alla Vita… io, essere umano che vivo di pane, illusioni e speranze come mille altri, io che volevo cantare l’antico Inno alla Vita. Qualcuno ha fatto tacere la mia voce… ma c’è ancora in sottofondo un motivo di poche note, un ritornello struggente che esce da qualche angolo del mio animo e che è il tema musicale di tutto quello che ho dentro”.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.