“Il sangue dei liberi”: un romanzo che unisce storia e genere fantasy

Fonte foto: Sara Colangeli

 

L’autore

 

Tommaso Borgogni nasce in Toscana nel 1988. Dopo aver terminato gli studi decide di intraprendere un lungo viaggio che lo porterà lontano dall’Italia. Amante della natura e degli animali, durante questa incredibile esperienza maturerà quello che è sempre stata una sua passione primordiale: la scrittura.

 

Il romanzo

 

È l’anno Domini 1199 e una nuova minaccia incombe sulle rigogliose terre d’Irlanda. Ormai già da tempo gli Anglo-normanni sono approdati sull’Isola di Smeraldo mettendola a ferro e fuoco, conquistando e sottomettendo gran parte dei territori. C’è chi ha tentato di imbonirsi il favore dei nuovi conquistatori macchiandosi dell’appellativo di traditore, e chi invece non ha voluto accettare questo nuovo infausto destino e in silenzio brama la libertà. Sotto l’oppressione di Giovanni Senzaterra, esiste un’umanità latente, incrollabile, che non ha mai smesso di combattere. La fiamma del ricordo di un passato glorioso e felice e del riscatto per una libertà tanto agognata. i Cavalieri, il Piccolo Popolo, i Bardi, i Liberi e la gente comune.

 

Ma questa volta un nemico ancor più temibile si imbatte sui sogni degli uomini liberi. Riappaiono creature antiche che si credevano ormai estinte da tempo, un oggetto miracoloso viene sottratto alle forze del bene e un cadavere scompare, segno che qualcosa di spaventoso si sta davvero concretizzando. I Guerrieri Smeraldo, antichi guardiani preposti alla salvaguardia del bene, scoprono che dietro questi strani eventi vi è la mano sinistra del re Giovanni Senzaterra e di mostri fantastici. È questo il momento per Killian di Trim di scoprire il suo destino; deve far ritorno a un mondo che ha abbandonato senza volerlo, scoprendo così un segreto sconvolgente.

 

“Il sangue dei liberi”, edito dalla casa editrice I.D.E.A. (Immagina Di Essere Altro), è un romanzo che unisce Storia e fantasy. Tommaso Borgogni ha insinuato in queste pagine un amore profondo verso luoghi lontani, ne ha studiato i segni evidenti di un passato saturo di vita. Druidi, elfi e troll, oggetti magici e immagini straordinarie, sapientemente descritte, cavalcano una narrazione che ha il sapore di vicende storiche realmente accadute. Un sentimento potente attraversa il romanzo, un amore malinconico ma rigoglioso, esso divampa e accarezza la brama di tornare a un dolce passato, avere di nuovo gli occhi liberi e guardare un mondo senza catene.

 

L’intervista

 

Tommaso Borgogni, la ringrazio di aver accettato questa intervista.

 

Salve, grazie a voi per l’opportunità e per l’interesse dimostrato nei confronti del mio romanzo. Mi fa molto piacere!

 

Originario di Siena, chi è Tommaso Borgogni e cosa l’ha spinto a raccontare una storia che parla delle terre d’Irlanda?

 

Allora, prima di tutto sono felicemente sposato e padre di una splendida bambina di un anno. Nella vita, oltre a scrivere, lavoro per una ditta che si occupa di giardinaggio e cura del paesaggio (sinceramente faccio fatica a definirmi semplice giardiniere perché facciamo una miriade di altre cose). Ho deciso di raccontare una storia ambientata in Irlanda perché nutro una forte e indescrivibile passione per quella terra che mi attrae da sempre. Un interesse nato ben prima di avere la possibilità di visitarla quando ero ragazzino. Solo nel 2015 sono riuscito a fare il mio primo viaggio nell’Isola di Smeraldo, un viaggio nel quale tutte le mie aspettative sono state ripagate. Al ritorno, spinto dall’entusiasmo, con gli occhi e la mente ancora pieni di quei luoghi, ho deciso di riprendere in mano una vecchia storia chiusa in un cassetto e pianificare la mia trilogia.

 

Il romanzo è stato pubblicato l’aprile scorso, se non vado errato. Nonostante il periodo difficile in cui viviamo, ha comunque deciso di pubblicare il libro. Ha avuto timore al riguardo? Con il senno di poi, ha avuto qualche ripensamento?

 

Sinceramente parlando, non ho avuto nessun timore al tempo nel pubblicare il libro. Questo perché nutro una totale fiducia nei confronti del lavoro e, di conseguenza, nelle scelte di Claudia e Marko e di tutto il team I.D.E.A. Penso sia stata una scelta coraggiosa quella che è stata fatta, ma necessaria in un momento storico in cui credo servano come il pane realtà che stringono i denti e decidono di andare avanti nonostante le difficoltà. Certo, rimane il rammarico di non aver potuto presentare il libro di persona in fiera, ma come ha detto giustamente Claudia, ci saranno occasioni in futuro.

 

Cosa l’ha fatta avvicinare al genere fantasy?

 

Penso sia stato un mix di diversi fattori. In primis, sicuramente, il gioco di ruolo che ho sempre amato alla follia: Dungeons and Dragons. Poi sono arrivati i primi romanzi fantasy letti, il Signore degli Anelli al cinema e la passione per il tiro con l’arco nata grazie all’elfo Legolas. Una serie di cose che, unite all’interesse verso il fantastico che ho sempre avuto fin da bambino, hanno dato vita a una vera e propria passione a 360°.

 

Nel romanzo si parla di invasori e di oppressi, di eroi e di persone malvage, ma anche di un sentimento forte per la libertà e di nostalgia per un passato tanto amato. Nonostante l’inclinazione evidentemente fantastica della storia, con striature di elementi storici reali, personalmente vi ho colto delle metafore importanti che potrebbero essere il riflesso della vita reale. Ha voluto dare un messaggio ai lettori riguardo alle attuali condizioni del nostro mondo, un incitamento al miglioramento, al recupero delle cose genuine?

 

Questa domanda mi piace veramente tantissimo. Mi fa molto piacere che sia trapelata la forte influenza che hanno le metafore in quello che scrivo. D’altronde è quello che amo di più dello scrivere, ovvero avere la possibilità di esprimere stati d’animo, emozioni ed esperienze di vita reali nascoste nei meandri di ciò che scrivo. Effettivamente, al tempo in cui ho scritto questo romanzo, ho vissuto forse il periodo più duro e traumatico della mia vita. Avevo voglia di riprendermi la mia libertà, nostalgia di un passato che mi mancava terribilmente e la speranza in giorni migliori dopo il buio delle sofferenze che stavo vivendo. Emozioni vere, che bruciavano sulla mia pelle e che attraverso la scrittura sono riuscito ad alleviare. 

 

Al fine di scrivere tale storia, ha effettuato un’attività di documentazione molto particolare e faticosa. In base alla sua esperienza, come si dovrebbe muovere un autore per prepararsi prima della stesura di un romanzo, e quale consiglio darebbe, da questo punto di vista, agli aspiranti autori?

 

Premetto di non sentirmi ancora nella posizione di dare consigli, essendo solo alle prime armi. Ma avendo scritto due romanzi e con un terzo in fase di realizzazione posso dire che nella mia esperienza, la pianificazione insieme allo studio e alla ricerca delle fonti storiche (nel caso del genere letterario che tratto) sono fondamentali. Nello specifico, di solito pianifico ogni singolo capitolo che andrò a scrivere, dal primo fino all’ultimo, accompagnandoli con una breve descrizione. Penso che questo, insieme, come ho già detto, allo studio e alla ricerca di tutte quelle informazioni necessarie, aiutino molto nel fissare ben in mente ogni singolo passaggio della storia che andremo raccontare, aiutando a evitare inutili perdite di tempo e scongiurando il famigerato blocco dello scrittore. Almeno per me questo risulta un metodo molto efficace, che mi ha sempre aiutato finora a mantenere un buon flusso di scrittura. 

 

Avendo viaggiato molto, secondo lei cosa l’Italia dovrebbe apprendere dal mondo esterno e cosa il mondo esterno dovrebbe apprendere dall’Italia?

 

Sinceramente non reputo di aver viaggiato abbastanza da poter esprimere un parere generale. Però, avendo vissuto 4 anni della mia vita in Svezia (due dei quali a stretto contatto anche con la Danimarca), posso dire che secondo me quello che l’Italia dovrebbe apprendere dai paesi Scandinavi è sicuramente l’efficienza che riescono ad avere in tutto quello che fanno: dal lavoro, alla cura degli spazi verdi, fino ai più banali servizi al cittadino. Quello che invece penso possano imparare dal nostro paese, oltre alla cura e valorizzazione del proprio patrimonio storico (cosa che inspiegabilmente trovo molto carente, soprattutto in Svezia), penso sia la passione. Passione intesa come calore umano, unione e istinto di aggregazione. Cose che a me sono mancate terribilmente nei quattro anni vissuti in Scandinavia. 

 

Il suo libro Fantasy preferito? Perché?

 

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Per tanti motivi. Perché è stato il primo libro fantasy che ho letto, perché sono un grande estimatore della capacità creativa della scrittrice che lo ha creato, ma, soprattutto, perché l’intera saga ha accompagnato la mia infanzia, in un viaggio fatto di emozioni e momenti in cui smettevo di leggere e ancora sognavo a occhi aperti. Forse è stato in quel momento che ho scoperto la forza della fantasia e ancora ho i brividi ripensandoci.

 

Il sangue dei liberi è il primo romanzo di una trilogia. Ci saranno importanti novità?

 

Questo sicuramente. Come tutte le trilogie che si rispettino, la storia entrerà sempre di più nel vivo, continuando a infittirsi di eventi e nuovi colpi di scena, fino al gran finale. La mia più grande speranza è sicuramente quella di riuscire a coinvolgere ed emozionare i futuri lettori fino alla fine.

 

Cosa farà in futuro?

 

In futuro continuerò sicuramente a scrivere, e naturalmente spero ancora con I.D.E.A., ormai non posso più farne a meno, essendo diventata, la scrittura, parte di me e della mia vita. Potrei definirla la mia valvola di sfogo, quel luogo dove amo rifugiarmi per staccarmi dal tram tram di tutti i giorni. Dopo questa trilogia potrei pensare di sviluppare alcune idee che ho in mente da un po’, ma non escludo anche di poter continuare a parlare di nuove avventure ambientate nella magica Irlanda. 

 

Tommaso la ringrazio a nome di Hermes Magazine per questa intervista. Credo che contenga al suo interno molti spunti importanti per tanti aspiranti scrittori. In bocca al lupo per il libro!

 

 

La casa editrice

 

 

Salve Claudia Cintio, responsabile della casa editrice I.D.E.A., la ringrazio di aver accettato questo confronto con Hermes Magazine.

 

Salve, sono io a ringraziare voi per l’interesse.

 

Dedita alla pubblicazione di romanzi di genere fantastico, dove e come nasce I.D.E.A.?

 

I.D.E.A. ha iniziato a prendere forma nel 2014 da un progetto giovanile che Marko D’Abbruzzi ed io stavamo mettendo in moto. Abbiamo iniziato a studiare tutto ciò che è di competenza del mondo editoriale, poi – dopo un paio d’anni circa – ci siamo confrontati e abbiamo deciso di “espandere” il nostro sogno. Nel 2016 abbiamo ufficialmente dato vita alla Casa Editrice, mettendo in pratica tutta la teoria che avevamo immagazzinato per anni. Non fu facile, e abbiamo dovuto aggiustare il tiro in corso d’opera, ma è cosa nota che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Tuttavia, la nostra volontà di mettere in moto una CE dinamica, giovanile e “readers friendly” ci ha dato la carica giusta per affrontare ogni difficoltà. Siamo tenaci.

 

Il genere Fantasy viene spesso, a torto, circoscritto a un giudizio un po’ riduttivo, subendo nel corso della sua storia alti e bassi. Come pensate di affrontare tali pregiudizi in questa grande avventura?

 

Sono ormai quattro anni e mezzo che combattiamo il pregiudizio con i fatti. Stiamo facendo avvicinare molte persone alla lettura, non solo del fantasy ma di quello made in Italy, cosa ancor più ardua. Il messaggio che stiamo divulgando “a suon di pubblicazioni”, e a quanto pare sta arrivando pian piano sempre a più persone, è che il genere fantastico, che in verità comprende un mare di tipologie – non solo il fantasy, ma anche la fantascienza, la distopia, il paranormal, l’horror e molto altro – non ha nulla da invidiare alla narrativa, anzi, può veicolare messaggi e spunti di riflessione inserendoli in contesti dove lo svago e il relax la fanno da padrone. La vediamo come una missione difficile ma non impossibile, amiamo questa categoria letteraria e pensiamo che possa davvero fare la differenza.

 

Come avete conosciuto Tommaso e il suo talento?

 

Tommaso lo abbiamo conosciuto tramite la sua proposta di pubblicazione. Nel 2018 ci arrivò la stesura de “Il Sangue dei Liberi”. Eravamo in cerca di un fantasy storico, sotto categoria del fantasy molto difficile da scrivere perché vede presenti ambientazioni e fatti storici realmente accaduti, da dover miscelare con elementi dell’immaginario fantastico. La produzione di Tommaso ci è subito saltata all’occhio per l’accuratezza del fatto storico, presente ma non prepotente nella storia che lui aveva scritto; diciamo anche che il periodo scelto è compatibile con le nostre competenze e ambiti di studio, quindi non ce lo siamo fatto sfuggire.

 

Come avete accolto il suo romanzo e quali sono state le difficoltà e i dubbi, se ci sono stati, e i momenti felici riguardo a questo percorso?

 

Abbiamo accolto romanzo e autore a braccia aperte. Tommaso è un ragazzo molto umile e ben disposto nei confronti del duro lavoro. Il testo ha subito un editing molto duro e accurato, e Tommaso non si è mai tirato indietro, anzi, si è addirittura messo a studiare per migliorarsi. In tutta onestà, tutti i nostri autori hanno queste buone qualità, forse li attiriamo, chi lo sa? Fatto sta che siamo davvero felici di averli con noi. Difficoltà con Tommaso non ne abbiamo mai avute, lo scambio continuo che c’è tra editor e autori crea un rapporto di armonia che poi si rispecchia nei lavori e in tutto il team. La felicità? È avere l’autore soddisfatto, soprattutto quando riusciamo a fargli vedere le copie per la prima volta in fiera, gioia che, a causa della situazione “Covid”, Tommaso non ha ancora avuto, ma il suo momento arriverà. Ne siamo certi.

 

Quali sono le difficoltà a cui deve far fronte una nuova realtà editoriale al giorno d’oggi?

 

Facciamo prima a parlare delle cose “semplici”. Le difficoltà sono tantissime, le normative sono molte, la mole di lavoro altrettanta, diciamo che iniziamo a respirare solo quando i libri arrivano dalla tipografia e vediamo che è andato tutto bene. È la soddisfazione del risultato finale che ci fa trovare le energie, e i lettori. I lettori soddisfatti sono la nostra risposta positiva a ogni difficoltà, li amiamo così tanto da aver dato loro un nome di gruppo, sono i nostri “iders” – mix tra IDEA e readers, lettori in inglese.

 

Quali sono le differenze e le difficoltà del genere Fantasy rispetto agli altri?

 

Il fantasy è molto più complesso della narrativa di genere. A seconda della categoria specifica c’è bisogno di un lavoro diverso, bisogna rendere “reali” dei mondi inventati o inserire l’elemento fantastico, magico, fantascientifico o strambo in ambientazioni vere, come città o Stati del nostro mondo. Questi elementi vanno anche contestualizzati bene, bisogna aggiustare i registri linguistici dei personaggi e rendere i dialoghi veri. Ad esempio, in un mondo inventato che non prevede l’esistenza dell’inferno, non ha senso dire “va’ all’inferno”, cosa che noi diciamo spesso. Poi c’è il classico lavoro di editing e correzione bozza che avviene anche per la narrativa classica. Un altro aspetto complicato è la vendita. Noi crediamo molto nel vendere il giusto prodotto per il giusto lettore. In fiera – e da quest’anno tramite social – facciamo vendita assistita; aiutamo il cliente a scegliere i libri che possono essere adatti, poi, quando tornano, lanciamo loro una “sfida di lettura”, un romanzo al di fuori della comfort zone che però ha degli elementi che potrebbero incontrare i loro gusti. Per il momento, è sempre andata bene, e se gli iders sono soddisfatti vuol dire che ci stiamo muovendo al meglio.

 

È sempre semplice gestire i rapporti con gli autori? Quali difficoltà si possono incontrare in un rapporto editoriale? Con Tommaso com’è stata l’esperienza?

 

Come dicevo prima, con Tommaso è stata una meravigliosa “passeggiata”, lui è umilissimo e ha tanta voglia di fare e migliorarsi. In generale, con ogni autore bisogna avere un approccio diverso; il mio è un lavoro camaleontico. L’editing non è solo una questione di tecnica, ma soprattutto di abilità nel costruire rapporti umani, solidi e sinceri. Nessuno dei nostri autori ci ha mai dato modo o motivo di discussione, sono tutti fantastici. Come detto in una risposta precedente: sembra che I.D.E.A. attiri persone oneste, volenterose e propositive, va benissimo così! Avere un buon rapporto con gli autori è la base per ottenere un risultato di qualità e trasmettere serenità al di fuori della Casa Editrice; gli autori sanno che qui hanno sempre delle orecchie pronte ad ascoltare e delle spalle per sorreggere i problemi che si creano lungo la via, di controparte, noi siamo certi della loro affidabilità e del loro supporto… e sì, della loro pazienza, essere una piccola CE vuol dire essere in pochi a seguire il lavoro, quindi qualche volta le richieste di cose non urgenti hanno tempi d’attesa un po’ più lunghi.

 

Ci sono grandi progetti in vista?

 

Per noi ogni progetto è grande. Abbiamo dei progetti, non solo librari, che stiamo studiando e portando avanti, alcuni insieme ai lettori (che ringraziamo tantissimo), altri interni alla CE che non vediamo l’ora di farvi conoscere!

 

Dott.ssa Cintio, la ringrazio ancora a nome di Hermes Magazine per il tempo dedicatoci, auguro tanti successi alla sua casa editrice. A presto!

 

Grazie a voi! Siete stati gentilissimi, vi auguro il meglio da parte di tutta I.D.E.A.