Fonte foto: Locandina del musical Lazarus, Walter Tevis, Enda Walsh, David Bowie.
Il sospetto
Prima di tutto, precisiamo che potreste conoscere L’uomo che cadde sulla Terra anche per il film che ne è stato tratto, che ha la caratteristica fondamentale di essere il primo film con protagonista David Bowie.
Non riportiamo questa cosa a caso, poichè la situazione, in effetti, è quasi paradossale: la storia per Bowie è perfetta, sembra ritagliata appositamente per lui. Siamo lontani dai personaggi di Labyrinth, di Miriam si sveglia a mezzanotte, di Fuoco cammina con me. E anche da quelli di Tutto in una notte, di The prestige e del cowboy de Il mio west. L’alieno Thomas J. Newton è chiaramente David Bowie. Vedendolo, si ha la sensazione che almeno qualcosa della trama deve esser stato modificato per essere adattato alla sua personalità o almeno al suo personaggio (come il fatto che incida un disco di canzoni nella speranza che prima o poi tramite FM gli abitanti del suo pianeta riescano a cogliere il suo messaggio. Fa indubbiamente molto Spiders from Mars: Thomas Newron è Ziggy Stardust), altrimenti non si spiega.
Tra il libro e il film non cambia una virgola
E invece no. Tra libro e film non cambia una virgola. Il personaggio è quello (l’unica vera differenza è il fatto che Thomas Newton nel film ha il capelli lisci rossi, come Ziggy, appunto, mentre nel libro li ha riccioli albini), non una parola è stata cambiata, né un’azione, né una caratteristica. Niente. Certo, il film sceglie una narrazione magari più ermetica, molto introspettiva, e gioca anche qualcosa sull’erotismo tra Newton e la sua amica (che curiosamente nel libro si chiama Betty Jo e nel film Mary-Lou, chissà perché), però basta, poi la storia è quella. Il che fa pensare che no, allora deve essere proprio il personaggio letterario di Thomas Newton ad essere stato costruito su quello di David Bowie. Solo che il libro è stato pubblicato quattro anni prima del primo album del duca bianco.
Allora, ecco che il dubbio si fa più sottile. Più maligno. È il cantante ad essersi ispirato, almeno per quello che riguarda la personalità di Ziggy, a quella del protagonista del libro. Di certo il fatto che il suo ultimo spettacolo dal vivo (e sua ultima apparizione pubblica), il musical Lazarus, sia un seguito di questa storia la dice lunga.
Fonte foto: copertina della versione originale di The Man Who Fell to Earth, © 1963 Pan Books.
Di quell’uomo sulle pagine
L’opera, scritta da Walter Tevis nel 1963, è generalmente considerato uno dei migliori romanzi di fantascienza della letteratura mondiale, secondo forse per genere solo a 1984 di Orwell. In realtà, ben lontano dall’essere solo un romanzo fantascientifico, esso descrive tutta l’incapacità umana di ascoltare e comprendere, e racconta la sofferenza e la solitudine che ciò comporta. È, in fondo, una riflessione su cosa sia umano e su quanto poco di umano ci sia al mondo.
Thomas Jerome Newton, alieno del pianeta Anthea (che viene alternativamente individuato in Marte o Venere, senza mai precisare quale dei sue sia realmente. Thomas dice non essere Marte, ma probabilmente mente: diversi indizi ci fanno calcolare che si tratti invece proprio del pianeta rosso. Quello che sappiamo per certo è che si tratta di uno dei pianeti del nostro sistema solare. Gli antheani, incredibilmente più avanti di noi, affermano che, almeno stando a quello che hanno potuto scoprire, questo è l’unico sistema solare esistente. Altrove, solo stelle senza pianeti), viene mandato dal suo popolo in missione sulla Terra (della quale gli antheani captano le trasmissioni radio e televisive) a bordo di una piccola navicella monoposto, con tutto il carburante che gli era rimasto, per salvare i suoi simili destinati a estinzione nel giro di 50 anni. Anche gli umani hanno un destino che li porterà poco lontani: gli antheani hanno calcolato che nel giro di 10 anni, forse meno, qualcuno sulla Terra inizierà una guerra termonucleare, che è la stessa cosa che ha sterminato Anthea e li ha lasciati con un patrimonio di appena 300 individui (coloro che si definiscono antheani, saggi e brillanti, erano solo una delle tre razze che abitava il loro pianeta). La soluzione sta nel fare in modo che la società antheana prenda rapidamente tutti i luoghi del comando terrestre, senza che l’umanità sappia; e da lì, impedirne il tracollo: loro sono in grado di farlo.
L’obiettivo
L’obiettivo di Newton è dunque costruire un traghetto spaziale per andare a prendere i suoi simili, e riportarli qua.
Ecco quindi perché deve fare soldi, tanti soldi. Il piano è estremamente semplice: facilmente confondibile con gli esseri umani (egli si definisce comunque “abbastanza” umano: le differenze visibili, come la mancanza di unghie e capezzoli, del quinto dito del piede e dei lobi delle orecchie, e anche le pupille a taglio simili a quelle dei gatti sono dettagli facilmente camuffabili; ben più diverso risulterebbe chiaramente ad una serie di esami: le sue vertebre cervicali sono cartilaginee, gli occhi vedono frequenze diverse dalle nostre -ad esempio, vede i raggi X e non il rosso, non ha midollo spinale, il suo organismo non ha appendici e probabilmente sente in maniera diversa da noi, anche se non è ben chiaro il come. Le sue ossa sono fragili, adatte a una gravità notevolmente inferiore alla nostra, e non sopporta il caldo terrestre (come me). E naturalmente, il cervello: il suo QI base è generalmente il doppio di quello di un essere umano. Ciò comporta che la società antheana sia costruita in maniera del tutto diversa da quella umana: loro, ad esempio, non hanno mai posseduto il concetto di una struttura democratica semplicemente perché non ne hanno mai avuto bisogno), con una buona base economica di partenza (si porta con sé una discreta quantità di oro) e una serie di progetti base per invenzioni a dir poco avveniristiche per la Terra con le quali diventa in breve tempo uno dei più ricchi investitori del pianeta, accumula quantità astronomiche di denaro, necessarie per portare a termine la sua missione.
Le perplessità
Ma già dopo due anni iniziano i dubbi: la società antheana, che mai ha conosciuto la democrazia, ha deciso che l’unico modo per salvare la società terrestre (e al contempo la propria) è dominarla, seppur in segreto. Ma le cose sarebbero davvero così semplici? La Terra è incredibilmente più ricca di come sembrava dalle loro televisioni: più pregna, dominata di una quantità di situazioni e di vita esagerata (non solo umana), e traboccante di sentimenti e contraddizioni che Anthea mai sarebbe riuscita nemmeno a immaginare, né, probabilmente a comprendere fino in fondo. La condizione umana è complicata, probabilmente troppo per gli stessi antheani, così saggi ma anche così semplici. Newton arriva credendo di conoscere tutto, eppure, sin da subito, avverte il peso della solitudine che non è mitigata neppure dalla presenza di quelle poche figure che gli diventano care: il chimico Nathan Bryce, che lavora per lui e che forse tra i primi sospetta la sua reale origine; e Betty Jo, che lo assiste amorevolmente durante una caduta e che gli rimane accanto come fosse una domestica, sebbene è chiaro ella vorrebbe di più. Ma anche lei è confusa, distratta dall’alcool che comunque trangugia in gran quantità per non pensare troppo e per osservare la vita con occhi più miti, cosa che ben presto inizierà a fare anche Thomas per lenire l’indolenza che lo consuma. Condizione che lo porta presto a dubitare che una volta sulla Terra, ci sia possibilità per i suoi simili di trovare salvezza: come lui, anche loro non saranno più alieni né umani. Il fatto è che mentre compie la sua missione si umanizza sempre di più, ovvero assume sempre più pregi e difetti degli uomini di cui gli antheani non potevano avere minimamente sospetto.
Non era un uomo, eppure era molto simile all’uomo.
Come sempre accade, la vera fantascienza usa alieni e astronavi per parlare d’altro: in questo caso, delle fragilità, delle disperazione, di come una cosa semplice possa essere incredibilmente complicata. Newton è di fatto un Dio tra gli uomini dall’intelligenza bestiale. E nell’alcool che attenua le sue frustrazioni finisce per somigliare incredibilmente a quegli umani che, pur senza insolenza o superiorità, paragona a scimmie. Scimmie bugiarde, autolesioniste, presuntuose e stupide. Nondimeno, col tempo proverà per alcuni di loro un senso di affezione e sentirà che gli sono tremendamente somiglianti:
E io cosa sono, pensò, se non un pauroso edonista autolesionista?
C’è spazio anche per ricordare che gli antheani sono giù stati qua,
Doveva ricordarsi che quella gente era più pericolosa degli scimpanzé… e che erano passati migliaia di anni da quando qualcuno di loro aveva visto un antheano non mimetizzato.
sottolineando che questa è una seconda venuta, dando adito alla chiave di lettura cristologica.
Tutto questo, naturalmente, peggiora quando viene scoperto. Newton non combatte, non oppone resistenza: si lascia vincere, abbattere, assorbire dalla violenza dell’uomo; che pur sottomettendolo ad ogni specie di esami si comporta in maniera bizzarra
– Almeno sei persone sanno chi siete e ci credono, Mister Newton. Una di queste è il presidente, e così pure il segretario di stato. Ma si dà il caso che quest’anno sia il 1976. Ed è un anno di elezioni. Il Presidente ha già iniziato la campagna per ottenere un secondo mandato, e sa da fonte autorevole (sapete che noi della CIA dobbiamo spiare per lui il partito avverso?) che i Repubblicani vogliono trasformare questa faccenda in qualcosa di simile al caso Dreyfus, se non sapremo trovare delle accuse concrete contro di voi, o non vi lasceremo in libertà con grandi pubbliche scuse.
– Così se mi farete fuori, il Presidente potrebbe perdere le elezioni?
Infine, reso praticamente cieco da uno di tali esami da un reale errore, cede alla follia e abbandona la missione, condannando quindi entrambe le razze all’estinzione. È un viaggio attraverso l’egoismo, la solitudine, il bisogno di amore, quello di Newton; è in quest’ultimo contesto che si trova spesso a piangere e, ormai abbandonata ogni speranza, ricco oltremodo e naturalizzato cittadino statunitense dalla stessa presidenza, manda il suo messaggio ai suoi simili, ai suoi cari, a sua moglie attraverso le canzoni; ma la storia si chiude tempo dopo, quando rincontra il vecchio amico Bryce, con una parvenza di umanità ritrovata. Senza troppe parole, e dopo avergli regalato un milione di dollari (sono contento di aver potuto fare qualcosa con un po’ di soldi. Ho una spaventosa quantità di denaro) per lui e Betty Jo, che ora vivono assieme e si amano, Newton crolla in un nuovo sconfortevole disagio, per il mondo che non rivedrà e non salverà, per le cose che stanno per finire, per la guerra che sta per iniziare (angusti presagi si percepiscono per tutto il libro: le cose vanno sempre peggio. Non c’è alcun dubbio che la guerra fredda in cui queste pagine sono ambientate sta per esplodere); qui Bryce gli cinge le spalle in un gesto protettivo. In fondo, c’è ancora tanta umanità, e quel che verrà non è tra le pagine del libro.
E di quell’altro dietro alle parole
In realtà Thomas Newton a sua volta è chiaramente ispirato alla vita dell’autore: egli infatti venne lasciato da solo in un ospedale in California per sottoporsi alle cure che richiedeva il suo cuore reumatico, mentre la famiglia si trasferiva per motivi economici in Kentucky. L’alienazione di Tevis comincia proprio da lì, come racconterà la moglie:
Dopo un anno in ospedale era diventato un alto, emaciato undicenne di scarsa autostima. Si sentiva un alieno. Quel ragazzo divenne L’uomo che cadde sulla Terra. I ricordi di Walter della California divennero il pianeta Anthea.
In seguito poi il futuro autore si sarebbe trasferito con i genitori a Haneyville, in Kentucky, proprio nel punto in cui l’alieno sarebbe caduto sulla terra e avrebbe poi venduto il suo primo oro. È probabile che proprio come il suo protagonista Tevis abbia finito per affondare nell’alcool i pensieri di solitudine che lo attanagliavano.
Prima edizione Urania Mondadori ©1963 Urania
Le interpretazioni
L’opera ha due chiavi di lettura, una cristologica e una fantapolitica. Nella prima, la tragedia di Newton sarebbe una parabola con risonanze addirittura evangeliche, una seconda discesa sulla Terra per portare la salvezza seguita come la prima volta da un martirio che annuncerebbe, tuttavia, la fine dei tempi. La visione dell’universo (o almeno della galassia) composta unicamente di stelle senza pianeti alimenta questa visione, in un sistema solare unico scenario di questa tragedia che riguarda così tutto il creato. Il fatto che gli antheani siano già stati qua, quando l’uomo non era ancora uomo (e il fatto che ci somiglino così tanto) indicherebbe che probabilmente in qualche modo noi siamo la loro discendenza. Il fatto che con la fine dell’uomo troverà la sua fine anche dio sottolinea una visione totale, ampia ma definitiva. Sta tutto qua.
La visione fantapolitica preferisce invece analizzare il fatto che Newton si avvalga della struttura economica degli Stati Uniti e della sua più grande arma, il denaro. È una visione individuale di tipo egocentrico e fondamentalmente schizoide, tanto cara alla tradizione dickiana, che solo nel delirio riesce a trovare la strada giusta per manifestare le normali emozioni della condizione umana, e che può condurre solo a una sconfitta dal momento che il carattere schizoide è proprio dell’intera società umana. Questa visione usa solo in maniera ambientale la fantascienza per rappresentare preoccupazioni esistenziali e politiche condivise su larga scala, in questo caso così fortemente sentite nella paranoia della guerra fredda. Diversamente dalla classica visione dell’extraterrestre da combattere, l’antheano di Tevis è un osservatore, un Tuiavii dei giorni nostri, un elemento che mette in risalto le incongruenze della nostra civiltà e ne fa esplodere le contraddizioni.
Seconda edizione Urania Mondadori ©1976 Urania
Lo strano errore di “traduzione”
Chiudiamo segnalando che l’opera nella sua versione italiana è soggetta a uno strano problema di traduzione. Il libro si divide in tre parti, che fanno riferimento, rispettivamente, al volo e alla caduta di Icaro (la prima e l’ultima) e a Tremotino (la seconda). Nelle prime edizioni italiane (Urania 359 del 1963 e 694 del 1976, intervallate da una ripubblicazione sempre Mondadori), essendo il personaggio di Tremotino praticamente sconosciuto in Italia, le parti sono sempre state riportate a due, limitandosi all’iconografia di Icaro. Sono, questi, adattamenti normalissimi che si rendono talvolta necessari quando una trasposizione totalmente fedele minerebbe la comprensibilità dell’opera. Anche altre frasi del libro, facendo riferimento a questioni politiche o sociali tipiche degli Stati Uniti, sono state riadattate in modo da conservarne il senso. È da segnalare che comunque il riferimento a Rumpelstiltskin (Tremotino) all’interno del testo è stato mantenuto, lasciando quasi ad intendere, tanto era lontano tal nome dalla nostra cultura, che tale fosse il reale nome di Newton. Si poteva indubbiamente far di meglio, ma poco male. Il vero problema sorge dopo. Dal 2006, infatti, esiste una nuova traduzione dell’opera (che per i motivi che seguono sconsigliamo ampiamente) che, con il cambiamento dei tempi ripristina giustamente le tre parti del libro con i tre titoli originari, ma che assurdamente ricolloca cronologicamente in maniera del tutto arbitraria dando ad intendere che gli eventi si siano svolti circa 24 anni dopo l’ambientazione originaria. I tre nuovi titoli sono:
– 1985: La discesa di Icaro;
– 1988: Rumpelstiltskin;
– 1990: L’annegamento di Icaro.
La cosa ha dell’incomprensibile, considerando che l’arresto di Newton è fissato nel 1976 proprio perché quelle, essendo le presidenziali del bicentenario della fondazione degli Stati Uniti, sarebbero state elezioni particolarmente complicate.
Laureato in Belle Arti, grafico qualificato specializzato in DTP e impaginazione editoriale; illustratore, pubblicitario, esperto di stampa, editoria, storia dell’arte, storia del cinema, storia del fumetto e di arti multimediali, e libero formatore. Scrittore e autore di fumetti, editor, redattore web dal 2001, ha collaborato e pubblicato con Lo spazio Bianco, L’Insonne, Ayaaak!, Zapping e svariate testate locali.