“La lezione”, in scena al Teatro Sannazzaro di Napoli, è un’opera teatrale in un atto unico scritta da Eugène Ionesco, esponente del cosiddetto “Teatro dell’Assurdo”, che fu rappresentata per la prima volta nel 1951 al Théâtre de Poche di Parigi.
I protagonisti sono un professore, una governante e un’allieva. Niente più, niente meno. Una scenografia volutamente lugubre e scarna lascia presagire qualcosa di sospetto.
La trama
La studentessa si presenta alla casa dello stimato professore per ricevere alcune ripetizioni al fine di conseguire il “dottorato totale”. Ad accoglierla e ad annunciarla, con fare piuttosto irrequieto, è una governante dall’aria austera. Tra allieva e professore si instaura sin da subito un rapporto apparentemente amichevole, con un continuo scambio di gentilezze e smancerie che vanno dal “mi scusi – no, mi scusi lei” al permesso reciproco per mettersi comodi sui propri posti a sedere.
Inizia finalmente l’interrogazione: il professore pone alla ragazza delle domande estremamente banali, a cui anche un bambino di 6 anni saprebbe rispondere (del tipo “quanto fa uno più uno?”), lodando la studentessa ogni volta che lei risponde ai suoi quesiti.
Arriva però il punto di rottura: l’allieva inizia a incontrare delle difficoltà e l’animo dell’insegnante comincia a scaldarsi. Vediamo il cambiamento soprattutto quando il professore inizia a trattare di filologia ( d’altronde a governante lo aveva avvisato che “la filologia porterà al peggio!”), e l’iniziale gentilezza lascia spazio a moti di rabbia, che si intensificheranno fino a chenon ci troveremo davanti la tragedia: il professore uccide brutalmente la ragazza.
Il non-sense del “dramma comico”
Lo stesso autore Ionesco definì la sua opera un “dramma comico”, con paradossi e ripetizioni che svelano la natura falsa dell’uomo. Il regista Antonio Calenda fa la sua giusta scelta con il cast: Nando Paone è calato alla perfezione nei panni del Professore cattivo, grazie soprattutto alle sue grandi doti mimico-espressive, mentre gli altri due ruoli sono ricoperti magistralmente da Daniela Giovanetti (l’allieva) e Valeria Almerighi (la governante).
Bisogna dire però che lo spettacolo nel complesso può non essere immediatamente compreso da tutti. La tragi-commedia risulta a tratti tediante e meccanica, e la motivazione risiede probabilmente non tanto nella performance in sé ma nel tipo di sceneggiatura che è circoscritto in un genere teatrale inconsueto.
A metà della rappresentazione si cade un po’ nell’oblio di una situazione diventata troppo surreale e l’unica ventata di sensatezza sembra essere portata dal personaggio di Maria che offre diversi campanelli d’allarme allo spettatore su quanto sta per accadere.
L’opera si chiude in maniera circolare e, dopo che il Professore con la fidata governante si disfano del cadavere, la camera viene nuovamente rassettata mentre una nuova allieva suona alla porta. La storia è pronta a ripetersi.
Molto suggestiva la scena in cui insieme con il cadavere della ragazza viene metaforicamente incenerita anche una bandiera nazista. Non si può infatti non collegare “La lezione” al contesto storico in cui si trova a vivere l’autore Ionesco, il quale ha vissuto i drammi della prima e della seconda guerra mondiale e conseguentemente ha trasposto le atrocità del conflitto in un genere teatrale “assurdo”, illogico e paradossale.
Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.