Nel panorama della letteratura italiana contemporanea, pochi libri hanno saputo conquistare il cuore dei lettori come “Il treno dei bambini”, il terzo romanzo della scrittrice napoletana Viola Ardone.
Pubblicato nel 2019 da Einaudi Editore, questo romanzo ha riscosso un successo internazionale, venendo tradotto in oltre 30 lingue e raggiungendo il pubblico di numerosi Paesi.
L’opera, densa di emozioni e storia, ha recentemente ispirato un adattamento cinematografico diretto da Cristina Comencini, disponibile su Netflix dal dicembre 2024.
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La trama: un viaggio di speranza e cambiamento
Ambientato subito dopo la Grande Guerra, nel 1946, il romanzo racconta la storia di Amerigo Speranza, un bambino di sette anni cresciuto tra i vicoli di una Napoli ridotta in miseria dalla Guerra.
La madre Antonietta, spinta dalla necessità di garantire al figlio un futuro migliore e complice il profondo dolore per la morte prematura del figlio maggiore, lo iscrive a un programma di solidarietà organizzato dal Partito Comunista Italiano e dall’Unione Donne Italiane dal nome “Treni della felicità”.
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Questo programma trasferì decine di migliaia di bambini dal Sud Italia verso famiglie del Nord più abbienti, capaci di accoglierli e nutrirli.
Attraverso gli occhi di Amerigo, il lettore viene catapultato in un’esperienza di crescita e scoperta. Il viaggio verso il Nord non rappresenta solo un cambiamento geografico, ma anche un confronto con nuove possibilità di vita, nuovi affetti e un’identità che si costruisce a cavallo tra due mondi.
Ispirazione storica: i veri “Treni della felicità”
Il romanzo trae ispirazione da eventi realmente accaduti. Tra il 1945 e il 1952, i cosiddetti “Treni della felicità“ coinvolsero circa 70.000 bambini provenienti da famiglie indigenti del Sud Italia.
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Questi trasferimenti temporanei, promossi da organizzazioni di sinistra, miravano a offrire ai bambini un rifugio dalle difficoltà economiche e sociali del Dopoguerra, promuovendo al contempo una rete di solidarietà tra le diverse regioni del Paese.
Infatti, molte famiglie toscane, emiliane ma anche liguri hanno accolto nelle proprie abitazioni e nella loro sfera familiare i bambini che vertevano in condizioni di difficoltà e affrontavano un lungo viaggio in treno per raggiungere una vita migliore fatta di cibo, cure a affetto.
Viola Ardone: la scrittrice napoletana che ha conquistato il panorama letterario internazionale
Viola Ardone, nata a Napoli nel 1974, è una scrittrice napoletana di talento che ha saputo farsi spazio nel panorama letterario italiano e internazionale.
Dopo aver conseguito la laurea in Lettere, ha lavorato nel mondo dell’editoria e dell’insegnamento, distinguendosi anche per il suo impegno sociale. Tra le sue attività, spicca il laboratorio di scrittura creativa rivolto ai giovani dell’Istituto penale per minori di Nisida.
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Il debutto letterario di Viola Ardone avviene nel 2012 con il romanzo “La ricetta del cuore in subbuglio“, seguito nel 2016 da “Una rivoluzione sentimentale“. Tuttavia, è con la sua terza opera, “Il treno dei bambini“, che il suo nome guadagna fama sia in Italia che all’estero.
Questo romanzo, acclamato sin dalla sua presentazione alla Fiera del Libro di Francoforte, è stato tradotto in oltre 30 lingue, diventando un fenomeno internazionale. Tra i riconoscimenti ricevuti, spiccano il Premio Letteraria 2020 e il Premio Wondy per la letteratura resiliente 2021.
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L’importanza di “Il treno dei bambini” è stata ulteriormente consacrata nel 2024 con l’uscita dell’omonimo film diretto da Cristina Comencini. Nel cast troviamo Barbara Ronchi nel ruolo di Derna la mamma accogliente di Christian Cervone che interpreta Amerigo Speranza, il bambino protagonista, mentre Serena Rossi è Antonietta, mamma coraggio di Amerigo. Infine, Stefano Accorsi porta sullo schermo un Amerigo adulto.
Dopo il successo de “Il treno dei bambini“, Viola Ardone ha continuato a scrivere romanzi di grande impatto emotivo, come “Olivia Denaro” e “Grande meraviglia“, oltre a collaborare con diverse testate giornalistiche, consolidando la sua posizione tra le voci più autorevoli della narrativa contemporanea.
L’adattamento cinematografico
La forza narrativa di “Il treno dei bambini” non è passata inosservata al mondo del cinema.
Cristina Comencini ha diretto l’adattamento cinematografico, accogliendo il testimone come se fosse una delle mamme accoglienti del romanzo.
In effetti, è la stessa Viola Ardone ad aver dichiarato di aver consegnato alla regista il romanzo che l’ha consacrata alla fama proprio come una madre che affida a una persona di fiducia suo figlio.
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L’Ardone ci ha visto lungo su Cristina Comencini che non ha tradito la sua fiducia, restituendo una reinterpretazione puntuale del romanzo intrisa degli stessi intenti dell’autrice. Infatti, il film, distribuito da Netflix, ha saputo tradurre sul grande schermo le emozioni e i temi centrali del libro: il senso di appartenenza, il distacco e la ricerca di una nuova famiglia.
La regista ha dichiarato di essersi concentrata sulla complessità delle relazioni umane e sulla resilienza dei bambini di fronte alle avversità, restituendo al pubblico un ritratto autentico e commovente di una generazione segnata dalla guerra e dalla ricostruzione.
Perché leggere (o vedere) Il treno dei bambini
“Il treno dei bambini” è un’opera che tocca corde universali. La storia di Amerigo non è solo quella di un bambino napoletano del Dopoguerra, ma diventa una metafora della crescita, della separazione e della capacità di costruire nuove radici.
Il libro e il film si completano a vicenda, offrendo due prospettive complementari su una vicenda che ha segnato profondamente la storia italiana. Con la sua scrittura delicata e coinvolgente, Viola Ardone ci regala un romanzo che è insieme un tributo alla resilienza umana e un invito a riflettere sul potere della solidarietà.
L’adattamento cinematografico, da parte sua, amplifica il messaggio del libro, rendendolo accessibile a un pubblico ancora più ampio.
Se non hai ancora letto il libro o visto il film, è il momento perfetto per lasciarti trasportare da questa straordinaria storia di speranza, memoria e cambiamento.
Sono una Boomer intrappolata nel corpo di una Millennial a cui piace scrivere. Ho un background variegato, sono eclettica e la semplicità non sempre fa parte di me (fortunatamente). Ho qualche laurea che attesta la mia specializzazione nel settore food, ma la verità è che mi piace comunicare il cibo in ogni sua forma, mi occupo di formazione, adoro la cultura coreana, la musica underground e vorrei essere perennemente affetta dalla sindrome di stendhal. A livello associazionistico, ricopro il ruolo di Responsabile Comunicazione, Marketing, Ufficio Stampa e Social Media Manager di Slow Food Roma & MULTI, viaggio alla scoperta delle culture e cotture che ci uniscono, evento a cura di Slow Food Roma & Lucy – Sulla cultura, ormai alla sua seconda edizione. Ho collaborato con media territotiali e riviste on line, ma Hermesmagazine è stata l’opportunità per entrare a far parte di una vera e propria redazione giornalistica ed avere uno spazio dove esprimermi e permettere alla mia natura dinamica di captare nuovi stimoli e trasformarli in occasioni per imparare e superare i miei limiti.