Leggendo il libro di Chiara Piovani, Un binario alla volta, edito da Bookabook Edizioni, in questi ultimi due mesi mi è venuta voglia di prendere un treno e mettermi a guardare dal finestrino il mondo che corre. Una lettura che a tratti mi ha stupito e per altri mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Una lettura che ho imparato ad apprezzare man mano che leggevo e soprattutto negli ultimi capitoli, quando succedono delle cose che portano il lettore a fare attente riflessioni su quanto sia difficile crescere, nonostante la vita ti metta davanti delle ottime condizioni per farlo.
Valentina ne ha la possibilità. Frequenta l’università a Milano e ogni giorno prende il treno che dalla sua pianura la porta nella grande metropoli. Una città che amo molto, una città che ho imparato a conoscere attraverso le sue bellezze, anche quelle più nascoste. Una città che in queste pagine resta però nell’ombra e che lascia vivere e narrare ai suoi protagonisti anche la sua grandezza. Chi sono questi “protagonisti”? Gli studenti universitari. E le loro storie. Valentina ne fa parte e s’innamora grazie a un treno soppresso, e in quella sera, oltre che all’innamoramento verso Stefano, accade qualcosa in più: la sua vita viene stravolta e la ragazza, presa dal sentimento, comincia ad accorgersi del mondo. Una storia che ha uno stile narrativo leggero ma buono. Lo devo ammettere. Ma nonostante ciò mi è sembrato che la terza persona utilizzata dall’autrice mi facesse vivere troppo da spettatrice ciò che stava accadendo tra le pagine. Un racconto che, a parte questo mio piccolo limite, appare veloce, fresco, chiaro e semplice e delinea una buona capacità e una buona dinamicità nel portare il lettore anche tra i pensieri della protagonista.
Ho apprezzato molto il modo di legare e raccontare il tema dell’amore e quello dell’amicizia di pari passo al valore della famiglia, anche se avrei davvero voluto un approfondimento sulla vita di alcuni personaggi a mio parere molto interessanti. Ad esempio, mi sarebbe piaciuto sapere molto di più sulla vita di Stefano, personaggio secondo me ben delineato nel presente e ancora molto misterioso nel passato, del quale è stato fatto solo un piccolo accenno. Una storia che sa di amicizia, tanta amicizia, vita universitaria, storie realistiche, e colpi di fulmine “tra i binari di una stazione” che ho amato dal primo momento in cui ci ho messo piede.
Se cercate un libro da portarvi al mare, o semplicemente in viaggio, e che vi faccia rivivere un po’ quelle emozioni tra i diciotto e i vent’anni che fanno capolino nel cuore, tra una lezione universitaria e un treno in ritardo, questo è il libro che fa al caso vostro. Quello di quando ti senti anche un po’ grande, ma… alla fine, la vita resta sempre più grande di te.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.