Filippo de Pisis, nato a Ferrara l’11 maggio 1896, è una figura emblematica della pittura italiana del XX secolo, grazie alla sua capacità di fondere armonicamente più arti tra loro. La sua vita e la sua carriera, segnate da influenze culturali e artistiche, lo hanno portato a diventare un esponente della pittura metafisica e delle avanguardie del suo tempo. De Pisis non fu solo un pittore, ma anche uno scrittore e critico d’arte, la cui opera ha saputo unire la letteratura con la pittura in modo innovativo.
Gioventù e formazione
Proveniente da una famiglia nobile, Filippo era il terzo di sette figli. Fin da giovane, sviluppò un forte interesse per la letteratura e l’arte, studiando con diversi precettori e frequentando il liceo ginnasio di Bologna. La sua formazione artistica si arricchì con l’influenza di maestri come Odoardo Domenichini e i fratelli Longanesi.
Durante la giovinezza, De Pisis entrò in contatto con figure celebri del panorama artistico italiano, tra cui Giorgio de Chirico e Carlo Carrà. Questi incontri furono determinanti per la sua evoluzione artistica, permettendogli di approcciarsi alla pittura metafisica, che avrà un impatto duraturo sul suo lavoro.
La svolta parigina
Nel 1925, dopo la morte del padre, De Pisis si trasferì a Parigi, dove visse per quattordici anni. Questo periodo fu cruciale per la sua carriera; qui conobbe artisti come Henri Matisse, Pablo Picasso e scrittori del calibro di James Joyce. La sua prima mostra personale a Parigi, presentata da de Chirico, segnò l’inizio di un percorso di grande successo. Le opere di De Pisis si caratterizzarono per una pennellata densa e vibrante, che rifletteva la sua ammirazione per il Seicento e le avanguardie francesi.
Stile e tematiche
Il lavoro di De Pisis abbraccia una vasta gamma di temi, dalle nature morte ai paesaggi, fino ai nudi maschili e femminili. Le sue nature morte, come “Natura morta con nudino e vino rosso” (1924), rivelano un uso audace del colore e una profonda sensibilità estetica. L’artista era in grado di trasmettere una sensazione di movimento e dinamismo, facendo emergere la sua fascinazione per la luce e il colore.
De Pisis si dedicò anche alla pittura floreale, un tema che diventò uno dei suoi preferiti. La mostra “Fleurs de De Pisis” del 1934 testimonia il suo interesse per la bellezza dei fiori, con opere che catturano l’essenza della vita attraverso pennellate vibranti e composizioni equilibrate.
Ritorno in Italia e il periodo finale
Negli anni ’40, a causa di problemi di salute, De Pisis tornò in Italia e si stabilì a Milano. Nonostante le difficoltà, continuò a produrre opere di grande bellezza. Le sue partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1948 e del 1954 furono accolte con entusiasmo e ammirazione. Tuttavia, il suo stato di salute peggiorò, limitando la sua capacità di creare.
Morì il 2 aprile 1956 a Milano, lasciando un’eredità artistica di grande importanza per le generazioni successive.
L’eredità di Filippo de Pisis
Oggi, le opere di Filippo de Pisis sono conservate in importanti musei italiani e internazionali, tra cui il Museo Filippo de Pisis a Ferrara, la Pinacoteca di Brera a Milano e il Centre Pompidou a Parigi. La sua capacità di unire la pittura e la scrittura, la sua sensibilità per la bellezza e il suo approccio innovativo lo hanno reso uno degli artisti più eclettici e sensibili nel panorama dell’arte contemporanea.
Possiamo considerare Filippo de Pisis non solo come un rappresentante della pittura metafisica, ma un artista che ha saputo esprimere le complessità dell’esistenza attraverso la sua arte. La sua vita e il suo lavoro continuano a ispirare artisti e amanti dell’arte, testimonianza di un’epoca di grande fervore creativo.