Fuori dallo splendido Palazzo Bonaparte la fila in questi giorni è sempre tanta: dopo il record di visitatori realizzato a Palazzo Reale a Milano, anche Roma accoglie migliaia di persone attratte dal mistero di quelle tele di Munch che meglio di qualsiasi altro artista ha saputo rappresentare in modo straordinariamente efficace il tormento interiore dell’uomo contemporaneo.
Dalla Morte di Marat (1907), da La notte stellata (1922-1024) a Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900-1901), Danza sulla spiaggia (1904) fino alla litografia del capolavoro più famoso: l’Urlo (1895), ci sono tutte le tele che raccontano il percorso artistico di Edvard Munch, in 2 piani, 7 sezioni e 100 opere. La mostra è stata curata da Patricia G. Berman– una delle più grandi studiose del pittore- con la collaborazione scientifica di Costantino D’Orazio e realizzata con dipinti provenienti dalCostantino D’Orazio in Norvegia e prodotta da Arthemisia nel 25° anniversario della sua nascita, come ricorda Iole Siena, presidente di Arthemisia.
Il proposito della mostra su Munch
A 20 anni dall’ultima mostra dedicata a Munch e a quasi 100 anni da quando l’artista si trovò a visitare Roma per un mese nel 1927, la Capitale gli rende omaggio con stampe, litografie ma anche ricordando le sue annotazioni, lettere, aneddoti che descrivono temi universali ma anche il disagio esistenziale, l’amore, il mistero della vita e la morte.
"Le ragazze sul ponte" nella mostra di Munch a Palazzo Bonaparte a Roma
Il percorso tematico della mostra su Munch
Le sette sezioni della mostra si aprono con “Allenare l’occhio”, la prima parte, che è dedicata all’ispirazione tratta dalla natura, come ad esempio rappresentare corpi che si incontrano negli ambienti più consueti e che si baciano, come ad esempio in “Bacio vicino alla finestra” (1891) e ne “Il bacio” (1897). Suggestiva è poi la sezione dedicata alla sua malattia – la tubercolosi – che causò la morte di tanti dei suoi familiari. Pertanto le tele s’intitolano Malinconia (1891), Lotta contro la morte (1915) e appunto il famoso Urlo in versione litografica. Poi c’è il tema del viaggio in Italia, realizzato nel 1899 con la sua amata Tulla Larsen a Firenze, Milano e infine a Roma, dove andò a visitare la tomba dello zio Peter Andreas nel Cimitero Acattolico. Anche la sezione sulla Cosmologia è particolarmente affascinante soprattutto perché esplora quelle “forze impercettibili” del mondo che ci sono accanto ma che in realtà generano le sue visioni interiori.
"Disperazione" nella mostra di Munch a Palazzo Bonaparte a Roma
Il viaggio nell’interiorità nella mostra su Munch
Parallelamente al viaggio nell’interiorità tormentata dell’artista norvegese, si segue anche il percorso fondato inizialmente sull’Espressionismo ma che, nella realtà culturale degli Anni Novanta, venendo in contatto con Christian Krohg e con il gruppo dei Kristiania Bohéme, fa maturare le sue idee esplorando anche le tecniche dell’Impressionismo, del Neoimpressionismo e del Sintetismo. Così suoni, colori e vibrazioni dell’aria si fondono in un universo di sinestesie emotive, influenzando le sue esperienze sensoriali fino a produrre veri e propri capolavori. Nella fase finale, la malattia, i ricordi del passato, i lutti della sua famiglia lo portano a immaginare ad esempio come un moribondo possa osservare la scena della propria morte: la luce quindi proviene dal letto di morte, mentre la carta da parati si trasforma in una scena in cui i motivi si staccano dalle pareti e fluttuano nello spazio. Così la pittura cola sul cuscino trasformando l’immagine della malattia nella totale dissoluzione fisica (Lotta contro la morte – 1915)
"Il bacio" nella mostra di Munch a Palazzo Bonaparte a Roma
Il percorso sperimentale nella mostra su Munch
L’artista norvegese ha sperimentato varie forme di espressione: incisione, tele, litografie, fotografie; vi ha aggiunto spesso prospettive irregolari per proiettare lo sguardo dello spettatore nel quadro, come ad esempio ne “Le ragazze sul ponte”. E’ proprio da questa straordinaria e inarrestabile sete di sperimentazione che nasceranno le Avanguardie che saluteranno il XX secolo con soluzioni sempre più innovative, radicali e paradossali, spesso non apprezzate dal pubblico, ma diventate in seguito strumenti preziosi per raccontare le emozioni più profonde nel Modernismo e Post-Modernismo.
"Autoritratto" nella mostra di Munch a Palazzo Bonaparte a Roma
Insomma è un viaggio straordinariamente moderno che, visitabile fino al prossimo 2 giugno, ci porterà ad esplorare le nostre connessioni più lontane con la natura, scavando nell’interiorità per ritrovare la matrice comune del disagio esistenziale dell’uomo.