È stata inaugurata il 25 gennaio scorso al Museo Storico della Fanteria di Roma la mostra “Salvador Dalì, tra arte e mito”, con il patrocinio di Roma Capitale, dell’Assessorato alla Cultura, della Regione Lazio, di Navigare e della Oficina Cultural de la Embajada de Espana.
Resteranno in mostra fino al 27 luglio 2025 le 80 opere del Maestro provenienti da collezioni private belghe e italiane: nell’allestimento di Vincenzo Sanfo non ci sono solo tele ma anche disegni, litografie, sculture, boccette di profumo, libri e fotografie, in modo da immergere lo spettatore nell’universo daliniano a tutto tondo.
Il percorso della mostra su Salvador Dalì
L’organizzazione della mostra non si base sul criterio cronologico, bensì sull’incontro “antologico” con personalità, eventi, correnti artistiche che hanno lasciato un’impronta determinante nell’ispirazione e nella sperimentazione di uno dei maestri del Surrealismo tra i più famosi al mondo. Si parte quindi nella mostra proprio dall’incontro con il poeta Federico Garcia Lorca – con le litografie piene di trasporto amoroso del primo ma non corrisposto – e con il regista Luis Brunel – con gli spezzoni di film.
Salvador Dalì e Federico Garcia Lorca Foto di Lucia Mancini
La serie dantesca di Salvador Dalì
Le sale successive sono dedicate alle illustrazioni della Divina Commedia, che punteggiano i principali episodi e personaggi dei tre regni danteschi in modo suggestivo ma non retorico. Del resto Dante Alighieri lavorava di gran fantasia nell’ideare poeticamente i personaggi della sua opera e questo non poteva che suggestionare un artista altrettanto fantasioso nell’arte. Colpisce come Dalì abbia messo in rilievo pochi tratti o un singolo particolare per ogni personaggio rappresentato, in modo da fare ruotare tutta la tela attorno ad un’idea centrale. Del resto, le rappresentazioni apocalittiche, irreali, atemporali, in uno spazio senza dimensioni e in un risultato di totale fluidità sono le sue peculiarità: gli orologi molli, come già chiarito nell’articolo di qualche tempo fa qui da Giulia Mariani La persistenza della memoria di Salvador Dalí ,ne sono un chiaro esempio.
Salvador Dalì - In groppa a Gerione Foto di Lucia Mancini
La serie del marketing in Salvador Dalì
Oltre ad essere un pittore, Salvador Dalì fu anche scultore, scenografo e si occupò del marketing, creando loghi, copertine e gioielli di brand importanti. Ad esempio l’intramontabile logo del Chupa Chups è stato inventato da lui; così anche le bottiglie i profumo di Schiapparelli o le bottiglie del liquore Rosso Antico. Realizzò anche bellissimi gioielli, come la croce che indossava la moglie Gala.
Salvador Dalì - Il logo del Chupa Chups da lui ideato Foto di Lucia Mancini
I maestri del Surrealismo insieme a Salvador Dalì
Il percorso espositivo della mostra termina poi con la sezione dedicata anche agli altri maestri del Surrealismo che hanno condiviso con il maestro la proiezione in un’arte onirica e totalmente distaccata dalla realtà. Ci sono infatti le tele di Rene Magritte, Man Ray, De Chirico che sono esposte insieme alle opere degli scrittori più famosi dell’epoca, come André Breton e Jean Cocteau.
Salvador Dalì - Il grande masturbatore Foto di Lucia Mancini
In questo senso la mostra riesce a restituire una diapositiva a 360 gradi dell’intero universo surrealista e del suo apporto nell’arte fino ai giorni nostri, facendocela apprezzare non come arte dell’assurdo ma come arte della quotidianità in cui da sempre siamo immersi!