Mary Flannery O'Connor

Mary Flannery O’Connor: una delle voci più importanti della letteratura americana

Fonte foto: Adazing

L’autrice

Flannery O'Connor cita la scrittura: la collezione completa · Adazing

Fonte foto: Adazing

Il 25 marzo 1925 a Savannah, in Georgia, nasceva Mary Flannery O’Connor, una delle voci più importanti della letteratura americana del ‘900. In occasione dell’anniversario della sua nascita, «Hermes Magazine» parla di questa straordinaria scrittrice che ha segnato profondamente la cultura letteraria mondiale, pur avendo avuto una vita abbastanza breve. Venuta a mancare a soli trentanove anni, Flannery O’Connor lascia al mondo due romanzi (La saggezza nel sangue e Il cielo è dei violenti), trentadue racconti e numerosi testi brevi e lettere di elevato spessore morale e letterario (L’abitudine dell’essere). Fortemente condizionata dal contesto culturale da cui proveniva, la scrittura estrosa che l’ha resa famosa trae origine proprio dalla pittoresca regione meridionale degli Stati Uniti in cui Mary è nata e cresciuta. Nelle sue opere straborda lo stile gotico, che plasma in modo icastico il carattere dei suoi personaggi, apportandovi sensibili innovazioni e dedicando molta attenzione all’analisi delle questioni morali, senza nascondere la sua profonda fede cattolica. Nel 1951 una terribile malattia – il lupsus eritematoso diffuso – la stessa che aveva colpito suo padre, la conduce a un progressivo deterioramento, fino alla morte avvenuta il 3 agosto 1964 a Milledgeville.

La sua scrittura

La complessità della scrittura di Mary Flannery O’Connor la si scorge nelle considerazioni spesso fallaci espresse dalla critica a lei contemporanea riguardo alle sue opere. Animato da uno spirito grottesco, sacramentale-tomistico, ironico e sottilmente allegorico, il suo stile è stato spesso ricondotto a superficiali e quanto mai affrettati giudizi propagandistici.

«Tutto dal sud sarà etichettato come ‘grottesco’ dal lettore del nord, a meno che il soggetto non sia veramente grottesco, nel qual caso riceverà l’etichetta di ‘realistico’.»

Così rispondeva a quanti opponevano un fragile scetticismo avverso la caratterizzazione dei suoi personaggi, alludendo forse a una mal riuscita rappresentazione della sua terra; le sue erano risposte che rivolgeva soprattutto a sé stessa, come una sorta di sfida a fare meglio ciò che già sapeva fare molto bene. La morale religiosa è un elemento preponderante nei suoi lavori, mostrando una preferenza verso personaggi eticamente imperfetti, condotti loro malgrado in un percorso complesso nel quale devono confrontarsi con realtà difficili e personaggi affetti da disabilità.

Chi era Mary Flannery O’Connor

È stata a torto considerata una scrittrice cinica e brutale, e non ha mai mancato di ostentare una certa esasperazione al riguardo: «Le storie sono dure ma sono dure perché non c’è niente di più difficile o meno sentimentale del realismo cristiano.» Ed è in questa discrepanza tra la sua verve espressiva e l’incomprensione dei più che risiede il suo nucleo essenziale, nel quale ben si cela un altro elemento prezioso del suo modus operandi: l’ironia. A lei (e a pochi altri) dobbiamo una delle massime essenziali della narratologia, che vede lo storyteller non come un mero apologeta ma come un abile tessitore che, attraverso la propria arte, riesce a spiegare con il leggero afflato di una voce invisibile quanto voluto, eliminando la presenza ingombrante dell’autore che si pone tra la pagina e il lettore. Attraverso la tecnica dell’anticipazione narrativa, costruiva storie nelle quali i principi cristiani emergono come una possibile soluzione per superare il fondamentalismo protestante propugnato da personaggi falsamente arretrati del sud americano. Ed è proprio con il dolore, la violenza e il parossismo dell’elemento sacrale che l’autrice catalizzava queste riconversioni, dimostrando il suo scarso interesse nei confronti di un qualsivoglia significato sentimentale legato alla religione; un chiaro riflesso, questo, della sofferenza che ella provava a causa della sua malattia. Di un’amara ironia si tratta, infatti, e rappresenta come pochi l’impotenza dei personaggi dinanzi al destino spaventoso che li attende. Attraverso le difficoltà delle persone del sud rurale, Flannery O’Connor ha affrontato queste tematiche insieme ad altre a noi contemporanee ancora pulsanti, come il razzismo (Il negro artificiale e Il giorno del giudizio), il fondamentalismo e la povertà.

Al di là delle considerazioni che ciascuna persona possa avere sull’orientamento religioso altrui, ciò che è bene sottolineare di questa autrice è il carattere innovativo del suo stile che, insieme ad altri autori dell’epoca, ha condizionato profondamente le generazioni successive.