Per il potere di Grayskull. Meraviglie e mostruosità degli anni 80

Fonte foto: docmanhattan.blogspot.com

Un mondo diverso

Gli anni 80 vissuti ad altezza di ragazzino. Quali erano le sacre regole del gioco del pallone che si applicavano nei campetti di tutta Italia? Perché le enciclopedie per ragazzi e il Commodore 64 avevano un loro lato oscuro della Forza? Qual era la fauna tipica di una sala giochi? Ma soprattutto, cosa ci hanno insegnato (di maledettamente sbagliato) Rocky Joe, Magnum P.l. e Top Gun?

Di cosa stiamo parlando?

Per il potere di Grayskull. Meraviglie e mostruosità degli anni 80 è un libro sugli anni 80 scritto da Alessandro Apreda, meglio conosciuto come DocManhattan. Quello dell’antro atomico. L’autore del blog più ricco e divertente della rete. Uno che crede negli Oreo, nelle Vans slip on, nella Red Bull e nel terzo avvento della Grande Inter. Vive su al sud. Uno che quei benedetti anni 80 se li è vissuti davvero. Anni 80 che non sono fatti solo di musica, ma anche di mille altre piccole cose che hanno generato un mondo a parte e che è facile vedere solo in un certo modo.

I paesi anglosassoni li chiamano rose-tinted spetacles, occhiali dalle lenti rosa. Si tratta della tendenza a ricordare solo il bello delle cose. Il nostro Doc prova a raccontarcelo magari lasciandone solo una di lenti, va’. Li ha analizzati, li ha studiati, e non è ancora ben chiaro se li odi o se li ami. Ma non importa. Per la cronaca, il libro è edito nel 2014 da Limited Edition.

 

Grayskull

Fonte foto: ©2014 Alessandro Apreda “DocManhattan”-Limited edition.

Cos’è successo?

Magari non ve ne siete accorti.

Non tutti lo sanno. Ma per una bizzarra coincidenza astrale, esattamente nel decennio compreso tra il primo gennaio 1980 e il 31 dicembre del 1989, il nostro pianeta è stato proiettato in un universo parallelo. Una dimensione alternativa, nota in campo scientifico come anni 80. Un mondo in cui tutto era colorato e sbrilluccicoso, ogni cosa sembrava destinata a migliorare, le persone apparivano felici. E si aspettavano ragionevolmente di diventarlo ancora di più.

Anche se.

Erano ancora in corso gli ultimi sgoccioli di guerra fredda. E c’era pur sempre il rischio che il mondo intero, tra i suoi balletti di Heater Parisi e i suoi Duran Duran, esplodesse da un momento all’altro in un enorme fungo atomico.

Come ricordavano le zelanti maestre elementari all’epoca ai loro alunni.

Chi c’era?

Chi c’era in questi assurdi anni 80? Beh, sicuramente c’era il sottoscritto (che può testimoniare che tutto quanto raccontato nel libro è vero). E poi c’era lui, l’autore. E almeno un’altra cinquantina di milioni di italiani, vabbè. Ma soprattutto c’erano loro. C’erano Goldrake, Mazinga, i robottoni tutti. Di prima, seconda, terza e quarta generazione. C’erano Mimì Ayuhara e le partita di calcio giocate probabilmente su un satellite. Le auto che facevano il caffè e saltavano. I gruppi di mercenari residuati del Vietnam che andavano in giro ad aiutare la gente. I camion che diventavano leader in guerre aliene.

Ma c’erano anche le associazioni genitori.

Alberto Bevilacqua che scriveva che Goldrake è lo stadio che può precedere la droga vera e propria.

Le spalline che ti facevano somigliare ai robottoni di cui sopra.

Quei pezzenti di Miami Vice con la loro Ferrari tarocca.

Le sale giochi piede di waka waka (e Shakira aveva 3 anni).

I venditori che ti invitavano alle proiezioni de Il segreto della spada e poi il secondo tempo non iniziava fino a che un genitore non aveva comprato un’enciclopedia (c’è chi dice che gli anni 80 sono iniziati così).

Lo zainetto Jolly e quella dannata moda di adoratori di scoliosi.

Le otto regole universali del gioco del pallone. Non quelle ufficiali. quelle vere.

I walkman.

I Commodore 64 e la cassettina farlocca.

Quel cacchio di cubo di Rubik.

Le BMX.

Topolino.

Il Postalmarket antesignano di Playboy.

Quello stupido cavallo di Atreyu che porca miseria ogni volta che muore ancora ci sto male.

Uan. Ambrogio Fogar. David Bowie in Labirinth. I Goonies. Ma cosa ne sanno i post-millennials e gli alpha, va’, va’.

Grayskull

Il libro è uscito con due copertine, normale e variant. ©2014 Alessandro Apreda “DocManhattan”-Limited edition.

 

Ma soprattutto

C’erano i Masters, santo cielo! I Masters! Pupazzetti dalla storia ampia e più volte rivista (ancora oggi!) e i cui rimandi fanno ancor oggi dispiacere. Non troppo costosi e quindi facilmente collezionabili e giocabili, essi furono una industria clamorosa che macinò un fatturato da 400 milioni di dollari nel 1986 per poi passare ad appena 7 nell’anno successivo. In principal modo perché era finito il traino del cartone animato della Filmation, ma soprattutto perché le nuove console giapponesi a 8 bit erano già segno di un mondo che andava cambiando, lasciando che l’intrattenimento elettronico soppiantasse (subito) quello fisico e (molto lentamente) quello visuale.

Ma cos’erano gli anni 80?

Ma insomma, perché a distanza di più di 40 anni gli anni 80 continuano a far parlare? Con un velo di tristezza secca ammettere che probabilmente solo in quegli anni il nostro paese intravide nel futuro la normalità di un normale paese ricco in grado di funzionare. Futuro che apparteneva a noi che oggi lo viviamo e che ahimè non c’è stato. E che resta ancorato nei cuori di chi ancora ha il coraggio di crederci con quel “per il potere di Grayskull!”

Come affermato dall’autore:

“D’altronde bastava poco ai ragazzi di allora per sognare a occhi aperti. Perché si viveva una vita più semplice, direbbero alcuni. O magari perché, rispetto ad oggi, non c’era una mazza da fare.”