C’è una novità profonda nella serie televisiva “M. Il Figlio del Secolo” e non è solo il fatto che il protagonista, Benito Mussolini, parli direttamente allo spettatore. La vera innovazione sta nell’approccio che questi assume nel raccontare la sua ascesa al potere e l’affermazione del fascismo in Italia, attraverso uno stile vivace, spesso sardonico e divertente.
Anche se nulla è inventato – la brutalità dell’ideologia e la depravazione morale dei suoi ideali sono sempre presenti – il fascismo è reso spettacolare. Questo è spesso criticato nel cinema e in televisione: la capacità di trasformare la tragedia in intrattenimento. Eppure qui, quella scelta sembra perfetta: “M. Il Figlio del Secolo” non solo racconta l’ascesa al potere di Mussolini, ma esplora anche il suo complesso rapporto con gli italiani, quelli della sua epoca, certamente, ma coinvolgendo sempre di più anche gli spettatori di oggi.
“Make Italy Great Again!”
“Seguitemi, mi amerete anche voi. Vi farò diventare fascisti”
sussurra al pubblico Luca Marinelli, nel ruolo di Mussolini, all’inizio del primo episodio.
Stefano Bises, scrittore dell’acclamata “Gomorra”, che ha scritto la serie su Mussolini insieme a Wright e Davide Serino, definisce “M. Il Figlio del secolo “il ritratto di un codardo gigante, intelligente e seducente, qualcuno di cui si comprendono le motivazioni, forse anche qualcuno con cui provi empatia per un momento, ma poi ti senti male e infelice per aver empatizzato”.
Il romanzo di Antonio Scurati fu criticato da alcuni proprio perché avrebbe umanizzato Mussolini. Eppure in realtà forse demonizzare personaggi come Mussolini, definirli “mostri” diventa troppo semplicistico. Mentre forse bisogna comprendere che la malvagità, la brutalità, la supremazia sono caratteristiche di molti personaggi che sta a noi riconoscere e sta a noi cercare di scongiurare la loro ascesa al potere.
Altro elemento notevole di “M. Il Figlio del secolo” è che di fatto la serie rappresenti un primo tentativo italiano di fare i conti in modo diretto, cinematograficamente parlando, con l’evento storico del fascismo.
Mentre da un lato, negli ultimi decenni, il cugino nazista ha goduto di una sovra-rappresentazione cinematografica, soprattutto con il cinema statunitense – basti pensare ai più recenti “Bastardi senza gloria” di Tarantino o a “JoJo Rabbit” di Taika Waititi – Mussolini e le camice nere sono rimasti radicati nel cinema neorealista. Soprattutto erano film che si concentravano sulle conseguenze del fascismo, come ad esempio in “Una giornata particolare” di Ettore Scola.
“M. Il figlio del Secolo” rompe questi vincoli, presentando la narrazione storica attraverso lo stesso Mussolini, che diventa un protagonista con i suoi conflitti e le sue peripezie. Luca Marinelli è quasi irriconoscibile nei panni del Duce, con la testa per metà pelata e il pancione bello in vista (risultato di “tante torte e pasta” a detta di Marinelli stesso), ma allo stesso tempo risulta carismatico e magnetico come solo lui sa fare. Le scene più avvincenti sono quelle in cui Mussolini riesce a manipolare chi lo circonda, emergendo vittorioso anche da battaglie apparentemente perdute, con tanto di sguardo complice in camera che sta a dire a noi spettatori “sì, vi ho fregati di nuovo”.
Joe Wright, regista di film celebri come “Atonement” e “L’Ora più buia” ( nonché di un bellissimo episodio della serie netflix “Black Mirror” , 1×03), rende tutta la storia – un decennio della carriera di Mussolini fino allo strapotere fascista – con un approccio estremamente distorto e stilizzato, con una fotografia dai toni gotici alla “Peaky Blinders” e anche un po’ fumettistici alla “Sin City”.
La violenza e la brutalità delle scorribande in camicia nera sono esaltate dal ritmo incalzante della musica composta da Tom Rowlands, membro dei Chemical Brothers. E, in effetti, la musica elettronica – anche se anacronistica – sembra avere l’energia perfetta per questo tipo di rappresentazione.
Non è un caso che molti percepiranno un legame diretto tra il Mussolini di Wright – uno sbruffone zotico e populista che riesce ad affascinare una nazione intera – e alcuni personaggi di spicco della politica contemporanea, in particolare un certo presidente d’oltreoceano. Una gag che svela le intenzioni è quela di Marinelli quando guarda in macchina e sornione esclama: “Make Italy Great Again!“

Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.