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Il Carnevale di Venezia, uno dei più antichi e apprezzati al mondo, ha una magia tutta sua, che nel tempo ha trasformato questo evento in un’occasione unica per indossare abiti raffinati, aggirarsi per una città che non ha eguali e ammantarsi di un velo di mistero.
Scopriamo insieme, allora, quali caratteristiche rendono questo Carnevale una celebrazione fuori dal comune.
Le origini del Carnevale di Venezia
Le origini di questa festa veneziana sono antichissime, visto che in un documento del Doge Vitale Falier risalente addirittura al 1094 si parlava di divertimenti pubblici e veniva citata per prima volta la parola Carnevale; già a partire dal 1271, inoltre, si ha notizia della fondazione di botteghe artigiane specializzate nella creazione di maschere, che ancora oggi sono una caratteristica della città.
La festa prende spunto da alcune tradizioni già in uso ai tempi degli antichi Greci e Romani; sembra infatti che fin dagli inizi del Carnevale i veneziani si siano ispirati alle rappresentazioni Dionisie greche, in cui venivano allestiti degli spettacoli teatrali che celebravano l’unione con la natura e sfidavano le convinzioni sociali istituite dall’uomo, e ai Saturnali dell’antica Roma, in cui schiavi e uomini liberi festeggiavano per strada accompagnando le processioni con musica ed esibendosi in balli sfrenati.
Con l’istituzione del Carnevale come celebrazione pubblica, grazie a un editto della Serenissima del 1296, la festa divenne un appuntamento fisso; in origine durava ben sei settimane, dal 26 dicembre al Mercoledì delle Ceneri, anche se in alcune occasioni venne anticipato ai primi giorni di ottobre. La festa era un evento attesissimo, in particolare per i numerosi spettacoli che venivano messi in scena per le calli e nei campi, animati da attori, giocolieri, acrobati, musicisti, danzatori e in certe occasioni anche animali.
Le maschere tipiche
Lo scopo del Carnevale di Venezia fu fin dall’origine quello di garantire l’anonimato, grazie al travestimento con maschere e costumi, e offrire alla popolazione l’opportunità di sfogare la tensione, ammorbidire le divisioni sociali tra aristocratici e popolani e smorzare le eventuali proteste sociali che potevano formarsi all’interno della Serenissima nel corso dell’anno.
Fin da subito i veneziani adottarono delle maschere e dei costumi che coprivano il volto e rendevano irriconoscibili le persone travestite. Una delle maschere più in voga, usata sia da uomini che da donne, era la Bauta, dalla particolare forma con il labbro superiore appuntito, che consentiva di bere, mangiare e alterare la voce quando si parlava, in modo da non essere riconosciuti; il travestimento era completato da un caratteristico cappello a tre punte, il tricorno, e da un mantello scuro e lungo fino alla vita, il tabarro.
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Altre maschere tipiche dell’epoca e piuttosto curiose erano la Gnaga, un travestimento da donna per gli uomini, composto da una maschera che riproduceva le fattezze di una gatta e accompagnata da una cesta da tenere al braccio che conteneva un gattino, e la Moretta, in uso tra le donne, basata su una piccola maschera scura di forma ovale completata da un cappellino con velature e da abiti eleganti. Quello della Moretta è un travestimento davvero singolare, dal momento che si trattava di una maschera muta, che copriva completamente la bocca e andava retta tra le labbra tramite un bottone interno.
La magia di questi travestimenti del passato vive ancora oggi, quando migliaia di visitatori affollano le vie della città indossando abiti sontuosi, ispirati al settecento veneziano, con il volto coperto da maschere inespressive e dal fascino misterioso.
I festeggiamenti del Carnevale
Nel tempo, la città ha sviluppato degli spettacoli tipici, che si riproducono da centinaia di anni e sono divenuti una vera e propria tradizione.
A dare inizio ai festeggiamenti del Carnevale è di solito la Festa delle Marie, un evento che compare nelle cronache a partire dal 1039. La festa commemora un fatto realmente verificatosi nell’antica Serenissima nel 943, quando, nel giorno della purificazione di Maria, dodici fanciulle scelte tra le più povere e belle della città, il cui matrimonio doveva essere benedetto nella chiesa di San Pietro di Castello, vennero rapite dai pirati; l’intera cittadina insorse per salvare le giovani spose, dopodiché, per ringraziare la Madonna per la sua intercessione, venne istituita questa festa che viene riprodotta ancora oggi.
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Un altro evento tipico del Carnevale di Venezia è il tradizionale Volo dell’Angelo. Anche in questo caso, lo spettacolo ha un’origine storica: pare che verso la metà del 1500, in occasione di una festa che si teneva di fronte a Palazzo Ducale, un giovane acrobata turco sia riuscito nell’impresa di raggiungere la cella campanaria del campanile di San Marco camminando in equilibrio sopra una lunghissima corda, che partiva da una barca ancorata sul molo della Piazzetta, aiutandosi a mantenere l’equilibrio soltanto con un bilanciere.
Tra le urla entusiaste del pubblico, l’ardito giovane tornò indietro raggiungendo la balconata del Palazzo Ducale e porgendo i suoi omaggi al Doge. Da allora, ogni anno si rievoca questo evento facendo calare una persona in costume, attaccata ad una fune, dal Campanile di San Marco fino a Palazzo Ducale.
Appassionata di lettura fin da bambina, amo scrivere storie che mi fanno sognare, soprattutto di genere fantasy, fantascienza e romance.
Sulla rivista Il lettore di fantasia ho pubblicato il racconto di fantascienza “Il pianeta della memoria”, con la casa editrice Delos Digital il racconto lungo di genere chick lit “Fil Rouge”, con la casa editrice Wizards & Blakholes i racconti lunghi “L’orologio della verità”, “Alizée” e “Il drago d’acciaio”, e con Nativi Digitali Edizioni il romanzo “Fernweh”, di genere fantascientifico.
Il mio ultimo romanzo pubblicato è “Il Pugnale dei Poeti”, un high fantasy uscito con la casa editrice Lumien, mentre sulla piattaforma Wattpad è disponibile il mio romanzo “Il ragazzo con l’aura d’argento”, un urban fantasy.