Uno degli aspetti positivi della società moderna è la sempre maggior attenzione ai temi ambientali. Fortunatamente, ci si è accorti che le risorse offerte dal nostro Pianeta non saranno per sempre illimitate – soprattutto visti i ritmi evolutivi del genere umano. Diventa importante, perciò, cercare di mettere in pratica, nel nostro quotidiano, ogni più piccola azione che possa ridurre gli sprechi.
Negli ultimi anni, anche il settore industriale – soprattutto quello dei nomi più di spicco – ha iniziato a interessarsi a questa “onda verde”, cercando di introdurre soluzioni green e environment friendly nelle sue produzioni.
Vi riporto, oggi, il caso di Barilla – multinazionale dell’alimentare che sicuramente non ha bisogno di presentazioni. Da poco, infatti, il Gruppo ha siglato un accordo con la start-up Zero volto a un approccio all’agricoltura sostenibile.
Grazie a questa collaborazione, Barilla punta a entrare nel mondo del vertical farming. Ma che cos’è il vertical farming? Scopriamolo insieme.
Vertical farming: che cos’è
Il vertical farming è una tecnica di coltivazione utilizzata nella cosiddetta agricoltura sostenibile. L’agricoltura sostenibile mira a ottenere i migliori risultati in termini di colture, sfruttando meno risorse naturali possibili attraverso tecniche innovative.
Il vertical farming, nello specifico, consiste nella coltivazione “verticale”, su più livelli, delle materie prime. Queste vengono fatte crescere in un ambiente chiuso, tenendo sotto controllo tutti i parametri fondamentali per lo sviluppo delle piante.
Questa tecnica consente di ridurre drasticamente lo sfruttamento del suolo e la quantità di acqua necessaria. Pensate che si è stimato un consumo di acqua inferiore di circa il 95% rispetto all’agricoltura tradizionale.
Il vertical farming evita inoltre che i prodotti vengano a contatto con gli inquinanti che spesso si trovano nella terra, nell’acqua e nell’aria.
Come potete immaginare, dato l’elevato livello di innovazione tecnologica, questa pratica è tuttavia molto costosa. Un fattore non da poco, che ne rallenta la rapida implementazione nel panorama industriale.
L’accordo tra Barilla e Zero
Ma veniamo a noi. Il Gruppo Barilla, grazie al suo braccio venture Blu1877, ha stretto una partnership con Zero per la produzione su larga scala di piccoli ortaggi da utilizzare poi nei suoi sughi pronti.
Zero – start up tutta italiana – nasce in Friuli nel 2018 con l’obiettivo di sfruttare competenze in agronomia, ingegneria e sviluppo software per abbattere i costi tipici di questa tipologia di agricoltura innovativa. Grazie alla sua tecnologia brevettata, Zero è stata capace di creare impianti che consentano una produzione su larga scala e una maggiore produttività a costi ridotti.
Queste le parole di Michela Petronio, vice presidente del ramo venture di Barilla:
Abbiamo fondato Blu1877 con lo scopo di creare un ponte fra Barilla e l’ecosistema di startup che stanno innovando il settore alimentare poiché siamo convinti che l’evoluzione verso un futuro più sostenibile passi anche attraverso lo sviluppo di partnership e alleanze di questo tipo. Siamo molto soddisfatti di aver trovato in Zero un partner italiano, competitivo e con un elevato livello tecnologico, già impegnato in importanti sfide per il nostro Pianeta.
Il segnale che lancia il colosso dell’alimentare con questa scelta è sicuramente inequivocabile. Bisogna pensare al futuro e, per farlo, non si può più prescindere dalla salvaguardia dell’ambiente.
Speriamo solo che il messaggio venga recepito.
Laureata in Finanza e Mercati, sono da sempre appassionata di arte e letteratura. Uno dei miei migliori difetti: divoratrice (e compratrice) compulsiva di libri – soprattutto rosa! Nel 2021 esce il mio romanzo di esordio, “Ho provato a non amarti”.