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Dopo il successo al Festival di Sanremo e all’Eurovision di quest’anno, i Måneskin sembrano non volersi più fermare, conseguendo un traguardo dopo l’altro. Secondo le ultime stime, infatti, la band italiana ha raggiunto 46.300.000 ascoltatori mensili su Spotify, diventando il gruppo rock più ascoltato al mondo. Un risultato di certo incredibile per Damiano, Victoria, Thomas e Ethan, che viene arricchito dal loro inserimento nel club dei 20 artisti più popolari sulla piattaforma.
I numeri
Nata nel 2016 a Roma, la rock band più famosa del momento si è distinta fin dal principio. Nel 2017 ha partecipato a X Factor con la cover di Beggin’, una canzone datata 1967 dei The Four Seasons, che ancora oggi riscuote grande successo. Secondo Billboard è la terza canzone più popolare nel mondo ed è al numero 18 nella classifica italiana (disco d’oro nel 2017).
Rientrare nel club dei 20 artisti più ascoltati su Spotify non è da tutti, e non soltanto per una questione di talento. Nell’epoca attuale questo non basta, bisogna fare i conti con un altro “ostacolo”, a volte ancora più arduo da superare, il famigerato mondo dei numeri. Va sottolineato che di questa cerchia ristretta fanno parte artisti considerati dei veri e propri mostri sacri del momento, quali The Weekend, Dua Lipa, Ed Sheeran, Ariana Grande, Olivia Rodrigo e Justin Bieber (sì, anche lui), abbracciando un numero di ascoltatori che oscilla tra i 40 e i 70 milioni mensili. Non si tratta di un successo effimero e transitorio e sono proprio i numeri e le classifiche a dimostrarlo.
Le classifiche
Tra le preferenze delle persone, infatti, c’è la musica globale dei Måneskin e non sporadiche apparizioni di alcune delle loro canzoni. Nella classifica generale di Billboard, Beggin’ segue stabilmente Good 4 U di Olivia Rodrigo e Bad Habits di Ed Sheeran, inamovibili sul podio. I Wanna Be Your Slave è al tredicesimo posto e Zitti e buoni alla posizione numero 56 (in Italia sono rispettivamente all’ottavo e al tredicesimo posto).
Il vecchio EP dei Måneskin, Chosen, è entrato nella classifica generale americana al numero 132, e nella Hot 100 degli Stati Uniti Beggin’ è al numero 46, mentre nel Regno Unito si posiziona ottavo in classifica subito dopo I Wanna Be Your Slave. Il video di quest’ultima canzone, che in Russia ha fatto clamore, ha superato i 14 milioni di visualizzazioni. Attualmente L’album Teatro d’ira Vol. 1, pubblicato lo scorso 19 marzo, è il primo in classifica in Italia.
Che valore ha questo successo?
I Måneskin in Italia vengono osservati con esitazione. Esuberanti, “eccessivi” negli usi e nei costumi, esalano un senso di scabra estraneità. E forse è proprio questo il segreto del loro successo. Ibridi nella sostanza, figli di un mondo che va ancora a rilento, hanno avuto l’abilità di trascendere i limiti di una cultura pavida, volgendo lo sguardo verso l’universo esterno e carpendone gli elementi essenziali e necessari. Nella loro immagine si percepisce quel senso di vero rock che forse nel nostro Paese non abbiamo mai avuto nella sua forma più autentica.
Sono dei precursori, i vincitori di quella sfida che in pochi sono riusciti a superare e mai in modo evidente. Hanno forse dato l’inizio a una sana promiscuità della cultura musicale, una rivoluzione che qui tardava ad arrivare. Certo, potremmo dire che prima o poi sarebbe accaduto in ogni caso, qualcuno lo avrebbe fatto, ma sono stati loro a farlo e di questo bisogna darne atto.
I Måneskin insieme a Iggy Pop
In una clip pubblicata su Instagram, I Måneskin appaiono in videoconferenza con Iggy Pop, considerato il padre del punk. Il video dura pochi istanti e si vede il cantautore 74enne che saluta la band romana con un italianissimo “ciao eh” e poi va via. Questo è stato sufficiente a scatenare l’euforia generale dei fan e ora tutti si stanno chiedendo quali sono i prossimi obiettivi in programma, anche se la descrizione non lascia molto spazio all’immaginazione: “Keep an eye on this. Soon Iggy Pop“.
Mi sono laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli \”Federico II\” e in seguito ho realizzato varie esperienze di studio e di lavoro all’estero (Egitto, Francia, Spagna). Tornato in italia, ho inizato a specializzarmi nel settore della scrittura e dell’editoria. Dopo aver collaborato per un breve periodo con la casa editrice Einaudi, mi sono trasferito a Parigi, dove vivo tutt’ora. Al momento collaboro con la casa Editrice Italo Svevo Edizioni in qualità di Responsabile di progetti di coedizione internazionale, occupandomi di curare i rapporti con alcune case editrici francesi e di altri paesi europei ed extraeuropei. A partire dal mese di settembre 2020 scrivo per Hermes Magazine, di cui sono anche responsabile della sezione libri.