La rivoluzione delle radio libere in Italia

Gli anni Settanta in Italia hanno rappresentato un momento di grande affermazione dei diritti e di presa di posizione su tematiche cruciali. Impossibile non citare la chiusura dei manicomi, l’abolizione del divieto d’aborto e il divorzio.

 

Ma anche altre tematiche più “leggere” sono state protagoniste di questo periodo. È il caso della rivoluzione del settore radiofonico. Sin dall’inizio degli anni ’70 infatti la Rai – radio di Stato – possedeva il monopolio delle frequenze. Nel ’73 si concluse però la concessione dei diritti e si aprì un grande dibattito sul futuro della musica e dell’informazione che ai tempi si propagava soprattutto tramite le frequenze radio. Solo nel 1976 una sentenza della corte costituzionale si pronunciò a favore delle radio private; essa delineava la necessità di legiferare sul tema. Ancora oggi però, dopo oltre 40 anni, la legislazione non è ancora chiara.

 

Radio Milano International

 

La prima a trasmettere fu Radio Milano International; la radio aveva la sua frequenza già dal 1975, seguita dalla bolognese Radio Alice che aprì i microfoni nel febbraio ‘76. Radio Milano International era gestita da ventenni; il nome non lascia spazio a dubbi: i ragazzi già dall’acronimo volevano dare l’idea di ispirarsi alle radio libere straniere (di cui forse la più esemplare e conosciuta è la radio pirata inglese Radio Caroline). Le trasmissioni non avvenivano da uno studio di registrazione come saremmo portati a pensare, ma i ragazzi trasmettevano dalla cameretta di Piero Cozzi, uno dei 4 pionieri. Prima della storica sentenza l’emittente usava un furgone in movimento per trasmettere e potersi spostare, sfuggendo dalla Polizia Postale. Il raggio d’ascolto della radio era molto vasto, arrivando a trasmettere ad una distanza di 40 km. Tra i conduttori storici della radio vi è stato Claudio Cecchetto, famoso per essere divenuto un grande scopritore di talenti musicali.

 

Radio Alice

 

Più legata alla politica è invece la storia dell’altra radio libera italiana, Radio Alice. Nata dall’idea di un gruppo di studenti del DAMS, essa trasmetteva da una soffitta di Via del Pratello. La radio si fece promotrice della rivoluzione culturale del ’77, ospitando giovani artisti in raduni giovanili e concerti. Molti gruppi si formarono in quel periodo e iniziarono a utilizzare le loro casalinghe cantine come sala prove. La sua chiusura fu prematura per questioni politiche. La rivoluzione portata da questa radio consisteva nel rendere trasmissibile qualunque cosa senza prevedere un palinsesto rigido: ascoltandola ci si poteva imbattere nelle cose più disparate dalla lezione di yoga, alle letture di poesie, senza soluzioni di continuità e senza pubblicità.

 

In pochi anni, gli effetti della sentenza della corte costituzionale sono facilmente visibili: nascono centinaia di radio private e si modifica totalmente il modo di fare radio, con l’aumento di programmi di vario tipo e l’inclusione di personalità che esulano dal conduttore radiofonico. Nella stessa Rai partecipa ad esempio Umberto Eco con le sue interviste impossibili; durante il programma si fantastica sulla possibilità di intervistare un personaggio inventato da uno scrittore. Un esempio su tutti è “Umberto Eco intervista Beatrice”.

 

La “liberalizzazione delle radio italiane” sancisce il pluralismo dell’emittenza e rinnova il metodo e il contenuto della comunicazione, tracciando un piccolo sentiero per tutti i metodi comunicativi d’ascolto che oggi la radio possiede.