Lo scorso 14 marzo, il cantautore indipendente Antonio Scafuri ha lanciato il suo album d’ esordio “Scusate il Ritardo“, disponibile su tutti i digital store.
Questo progetto, nato sotto il segno dei pesci come colui che per primo lo ha ispirato, rappresenta la realizzazione di un sogno nato quasi per gioco, tra fogli sparsi e una chitarra maltrattata, in quelle stanze in cui Antonio dava forma ai suoi dubbi e alle sue emozioni.
“Scusate il Ritardo” è un disco che esplora i legami autentici, quelli che resistono al tempo e arricchiscono la vita con sfumature significative.
Foto di Antonio Scafuri
Un album dal titolo emblematico
Il titolo dell’album si ispira al celebre film di Massimo Troisi, la cui filosofia di vita risuona nei testi delle canzoni di Scafuri.
Attraverso un linguaggio che abbraccia la vasta gamma delle emozioni umane – dalla rabbia alla speranza, dall’amore alla nostalgia – l’album racconta storie di vita vissuta, poesie trasformate in musica per colmare quel vuoto che caratterizza l’essere umano.
Fonte foto: flixable.com
La “mancanza” è il filo conduttore di questo viaggio musicale, intesa non come assenza, ma come memoria di momenti ed emozioni indelebili che solo la musica può rendere immortali.
Le tracce dell’album sono nate come composizioni “chitarra e voce” dalla creatività di Scafuri e, grazie alla collaborazione con il produttore artistico Francesco Rastiello, si sono evolute in un prodotto musicale completo.
Scafuri unisce tradizione e innovazione, offrendo un’esperienza d’ascolto unica e coinvolgente, che alterna momenti di riflessione profonda a esplosioni liberatorie con sonorità che spaziano dal folk all’elettro-pop.
Chi è Antonio Scafuri?
Antonio Scafuri, classe 1991, è cresciuto tra Napoli e l’Irpinia, un dualismo che ha influenzato inevitabilmente la sua musica.
Inizia a suonare la chitarra a 9 anni, ispirato da artisti come Pino Daniele, Enzo Avitabile, Bob Marley, Lucio Dalla, Fiorella Mannoia e Fabrizio De André.
Nella sua musica fonde la tradizione napoletana con ritmi africani e sperimentazione elettronica, sviluppando uno stile originale ma al contempo cantautorale.
Foto di Antonio Scafuri
Ha all’attivo sei singoli, tra cui spiccano le ballad “Te vengo a cercà” e “Lassame sta’”. Oltre alla musica, si dedica alla musicoterapia per bambini, insegnando nelle scuole.
Nel 2022 ha partecipato al MEI di Faenza e nel 2024 ha debuttato al teatro Colosseo di Baiano con lo spettacolo “Fuoco e’ lava“, registrando il tutto esaurito.
Nello stesso anno si è esibito al Live Box di Casa Sanremo durante la settimana del Festival e ha condiviso il palco con artisti come Dario Sansone (Foja) e Francesco Di Bella. Ha aperto concerti di Nesli, Foja, La Maschera, Clementino, Senese e Gragnaniello, esibendosi in locali, club e piazze di tutta Italia.
A tu per tu con Antonio Scafuri
Il tuo nuovo album si intitola “Scusate il ritardo”. Cosa rappresenta questo titolo e quale messaggio desideri trasmettere al pubblico?
“Il titolo è un chiaro omaggio ad uno dei miei attori preferiti, Massimo Troisi, del quale condivido appieno soprattutto il “modo” di trattare i sentimenti, in particolar modo l’amore.
È anche un ‘chiedere scusa’ per un’attesa forse durata troppo per chi mi segue da sempre. Tuttavia, resta per me l’unico “tempo” possibile, quello giusto. Non è un messaggio quello che spero arrivi, bensì sono i miei modi di essere e pensare, quelli più veri. Mi basterebbe arrivasse questo”.
Il singolo “L’ammore è femmena” ha anticipato l’uscita dell’album. Come si inserisce questo brano nel contesto dell’intero progetto discografico?
“Ogni brano è legato ad un altro dell’album indissolubilmente. Credo per questo che “l’ammore è femmena” abbia un suo percorso individuale che s’intreccia inevitabilmente con quello degli altri. Percorre vie differenti, è cullato da emozioni di un altro colore, ma è un pezzo di me, proprio come gli altri 10” .
La tua musica combina la tradizione napoletana con influenze moderne. Come sei riuscito a bilanciare questi elementi nel tuo nuovo progetto?
“La tradizione napoletana è ciò che ho sempre ammirato e guardato con immenso stupore, sicuramente ha determinato alcune mie scelte stilistiche portandomi ad essere ciò che sono oggi. Quindi il combinare tradizione e modernità mi è sembrato quasi scontato, forse è avvenuto senza neanche così tanta consapevolezza, ma sicuramente con molta naturalezza”.
Foto di Antonio Scafuri
Ci sono collaborazioni speciali in “Scusate il ritardo” di cui puoi parlarci?
“Tutti i musicisti rappresentano per me collaborazioni importanti e uniche, per le quali sarò sempre grato. Sicuramente l’aver cantato con mia sorella mi rende incredibilmente orgoglioso. La collaborazione con Sandro in una canzone come “Lassame” sta non ha bisogno di tante spiegazioni. Stesso discorso per Nes, una delle voci che amo ascoltare, per cui averla nell’album mi rende felicissimo”.
La tua esperienza come musicoterapeuta per bambini ha influenzato la tua scrittura musicale? In che modo?
“Il trascorrere molto tempo con i bambini sicuramente mi ha concesso il privilegio di conoscere un “modo di guardare alla vita” differente, più pulito, più colorato, meno ingabbiato. Dunque la possibilità di immaginare e sognare in maniera più originale”.
Quali sono state le principali sfide che hai affrontato durante la produzione di questo album e come le hai superate?
“La sfida più grande è stata quella di restare il più possibile fedele alla musica e ai sentimenti che mi hanno spinto ad iniziare.
A renderlo più semplice è stata la scelta accurata delle persone che mi hanno circondato in questo progetto nel corso degli anni. Quelli di sempre e quelli arrivati dopo, ma con una forza tale da sembrare presenti dal giorno zero”.
C’è un brano dell’album a cui sei particolarmente legato? Se sì, quale e perché?
“Il brano è “Si nun ce staje tu”, sia perché nato in un periodo particolare ma soprattutto perché, credo, abbia trainato un po’ l’intero album, “colpevole” di essersi adagiato un po’ troppo spesso e troppo a lungo”.
Come speri che il pubblico reagisca a “Scusate il ritardo” e cosa ti auguri che porti alla tua carriera musicale?
“Spero che lo accolga come ha sempre accolto la mia musica, con una delicatezza e benevolenza disarmanti. Spero che l’album mi porti a suonare in quanto più posti possibili, davanti a più anime possibili”.
Quali sono i tuoi prossimi progetti dopo l’uscita dell’album? Hai in programma un tour o altre iniziative?
“Suonare e suonare. Solo questo”.
C’è un messaggio particolare che vorresti condividere con chi ti ascolta e ti sostiene?
“Questo album deve tantissimo a tutti voi, se avessi la possibilità vi abbraccerei singolarmente. Spero che la mia musica possa sempre accompagnarvi, soprattutto quando ne avrete veramente bisogno”.
TRACKLIST
- Te vengo a cercà (feat. Elia Scafuri) [Piano Solo] Già Edita
- Lassame sta’ (feat. Sandro Amato) Già Edita
- Prumessa
- Aquilone
- Me manc’ Già Edita
- Sanacore
- Si nun ce staje tu (feat. Nes) Già Edita
- Non sento più il dolore
- Bella
- L’ammore è femmena Già Edita
- Radici
Con “Scusate il Ritardo“, Antonio Scafuri raggiunge la sua maturità artistica, offrendo al pubblico una raccolta di canzoni che raccolgono le sue esperienze e riflessioni più intime.
L’album celebra la bellezza della vulnerabilità e la forza della memoria emotiva, esplorando la complessità dell’animo umano e invitando chi ascolta a riflettere su ciò che ci rende veramente umani.

Sono una Boomer intrappolata nel corpo di una Millennial a cui piace scrivere. Ho un background variegato, sono eclettica e la semplicità non sempre fa parte di me (fortunatamente). Ho qualche laurea che attesta la mia specializzazione nel settore food, ma la verità è che mi piace comunicare il cibo in ogni sua forma, mi occupo di formazione, adoro la cultura coreana, la musica underground e vorrei essere perennemente affetta dalla sindrome di stendhal. A livello associazionistico, ricopro il ruolo di Responsabile Comunicazione, Marketing, Ufficio Stampa e Social Media Manager di Slow Food Roma & MULTI, viaggio alla scoperta delle culture e cotture che ci uniscono, evento a cura di Slow Food Roma & Lucy – Sulla cultura, ormai alla sua seconda edizione. Ho collaborato con media territotiali e riviste on line, ma Hermesmagazine è stata l’opportunità per entrare a far parte di una vera e propria redazione giornalistica ed avere uno spazio dove esprimermi e permettere alla mia natura dinamica di captare nuovi stimoli e trasformarli in occasioni per imparare e superare i miei limiti.