Il 15 ottobre 1887 nasceva a Pozzonovo Lina Merlin, all’anagrafe Angelina. È stata una politica, ma soprattutto un’attivista che ha lottato per tutta la vita per i diritti delle donne e senatrice della Repubblica per dieci anni.
Conosciuta maggiormente per l’omonima legge che aboliva la prostituzione legalizzata (la Legge Merlin, o Legge 20 febbraio 1958 – n. 75), portò avanti anche molte altre lotte a sostegno dei diritti delle donne e della parità dei sessi.
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Da insegnante che lottava contro l’ipocrisia sociale…
Nata a Pozzonovo e figlia di un’insegnante e di un segretario comunale, Lina Merlin ha tuttavia passato la sua infanzia e la sua giovinezza con sua nonna a Chioggia, dove ha studiato presso l’istituto delle suore Canossiane fino al conseguimento del diploma.
Successivamente si trasferisce a Grenoble, in Francia, per approfondire la lingua e la letteratura francese, e qui ottiene la laurea in materia. Torna, dunque, in terra natale ed inizia ad esercitare la professione di insegnante… e non solo: iniziano qui, infatti, le sue prime battaglie.
Si rendeva conto, infatti, di come le donne versavano in condizioni a dir poco inaccettabili e di quanto la loro vita fosse estremamente limitata, contrariamente agli uomini. In particolare, la giovane Lina mal sopportava l’ipocrisia di tutti quei capi religiosi e di famiglia che, mentre dettavano legge a gran voce, nel frattempo mandavano a farsi benedire tutti quei principi e quei valori tanto decantati sulla moralità e chi più ne ha ne metta.
La contraddizione principale verso cui cominciava a lottare era proprio sul fatto che gli uomini, che fossero sposati o meno, potessero frequentare liberamente le case di prostituzione, mentre una donna non poteva assolutamente avere rapporti sessuali né prima né fuori dal matrimonio.
…all’attività antifascista…
Sebbene fosse stata invitata da un suo amico ad aderire al Movimento fascista in quanto ritenuta “la persona ideale per organizzare le donne sotto quella bandiera”, Lina Merlin si avvicinò al Partito Socialista Italiano (PSI) dal momento in cui gli ideali del socialismo erano molto più vicini alla sua mentalità e alla sua morale.
Lavorò, dunque, al periodico La difesa delle lavoratrici, fondato nel 1912 da una redazione di scrittrici definite anche “combattenti”, assumendone successivamente la direzione. Collaborò anche con Giacomo Matteotti, il deputato socialista assassinato poi da una squadraccia nel 1925. A lui riferiva nel dettaglio tutte le violenze perpetrate proprio da quelle squadre fasciste nel padovano.
A seguito dell’omicidio di Matteotti e del conseguente consolidamento del regime fascista, Merlin iniziò la sua attività come nemica del regime fascista: fu arrestata per ben cinque volte nel giro di soli due anni, nel 1926 fu licenziata per essersi rifiutata di prestare giuramento di fedeltà al regime e il suo nome fu iscritto nell’elenco dei sovversivi.
Si trasferì, dunque, a Milano, dove cominciò a collaborare col giornalista e politico Filippo Turati, ma venne poi arrestata e spedita al confino in Sardegna, per ben cinque anni. Prima a Nuoro, poi a Dorgali ed infine ad Orune, ovunque andava aveva saputo conquistare il rispetto e la fiducia degli abitanti, considerando il fatto che insegnò a leggere e a scrivere a molte donne locali.
…fino alla Resistenza
Lina Merlin tornò a Milano nel 1930, dove sposò il medico ed ex deputato socialista Dante Gallarani, ma dopo soli tre anni di matrimonio egli morì. Lei, dunque, donò tutta la strumentazione medica ai partigiani. Cominciò, quindi, ad attivarsi nella Resistenza.
La Lina partigiana raccoglieva dapprima i fondi e il vestiario per i combattenti e scrisse per il quotidiano clandestino Avanti!, poi cominciò a partecipare ad azioni belliche, durante le quali rischiò molte volte la vita. Fu catturata, comunque, dai nazifascisti, ma riuscì a sfuggire loro grazie ad uno stratagemma. La sua casa, durante questo periodo, diventò il ritrovo di personaggi come Lelio Basso e Sandro Pertini, con i quali organizzò l’insurrezione di Milano del 24 aprile 1945.
Merlin si occuperà del settore scolastico, e insieme al professore Giorgio Cabibbe e ai partigiani della Brigata Rosselli occuperà il Provveditorato agli Studi di Milano, imponendo la resa. Il 27 aprile verrà nominata Commissario per l’Istruzione di tutta la Lombardia e l’anno successivo venne eletta all’Assemblea Costituente, ossia quel gruppo di persone che scrisse la Carta fondante della Repubblica.
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Lina Merlin e la sua carriera politica
Era finita la guerra ed erano terminati anche il terrore della guerra civile e l’oppressione del regime fascista. Lina si trasferì a Roma, alla direzione nazionale del PSI, e qui cominciò a delineare la sua carriera politica.
I suoi interventi nel dibattito costituzionale furono decisivi in materia di diritti e tutele delle donne, tant’è che è grazie a lei se nell’Articolo 3 della Costituzione troviamo scritto: “Tutti i cittadini…sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso…“, mettendo dunque la parità di genere nero su bianco già sull’insieme di diritti e doveri dell’Italia libera.
Nel 1948, candidata dal PSI di Rovigo, fu eletta Senatrice della Repubblica, e dai suoi primi giorni di attività parlamentare, Merlin dedicò gran parte dei suoi sforzi per migliorare la condizione delle donne in Italia. Sua era stata, infatti, la legge 20 febbraio 1958 – n. 75 (o Legge Merlin) che aveva abolito le case chiuse su tutto il territorio nazionale, ponendo fine di conseguenza alla prostituzione legalizzata. Per approvare questa legge ci vollero ben dieci anni.
In seguito a quest’intervento, Lina Merlin combatté in prima fila per i diritti delle donne incinte, partorienti e carcerate. In particolare, fece sopprimere la cosiddetta clausola di nubilato nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento a tutte le donne lavoratrici che si sposavano (legge 9 gennaio 1963 – n. 7).
Inoltre, se non troviamo più la sigla N.N negli atti anagrafici degli orfani, è sempre grazie alla Merlin, che tolse il cosiddetto nomen nescio, spesso considerato umiliante per tutti coloro che avevano uno o entrambi i genitori “sconosciuti” (legge 31 ottobre 1955 – n. 1064). Sempre in materia di trovatelli, ella fece in modo da equiparare figli naturali e figli legittimi in materia fiscale ed eliminò la disparità di legge tra figli adottivi e naturali.
Nonostante tutto…
Lina Merlin ricevette un’amara sorpresa nel 1961, complici anche gli atteggiamenti ostili che alcuni suoi “colleghi” e membri di partito avevano cominciato ad avere nei suoi confronti. In quell’anno, infatti, il PSI le fa sapere che non intende ricandidarla al collegio di Rovigo, dove fu rieletta nel 1953 al Senato e alla Camera dei Deputati nel 1958. In risposta a ciò, ella strappò la tessera.
Si ritirò, dunque, a vita privata, e questo nonostante le esortazioni dei suoi sostenitori che avrebbero voluto rivederla candidata come indipendente alle elezioni del 1963. Ella tornò, quindi, a vivere a Milano. Tuttavia, non smise mai di interessarsi alla politica.
Negli ultimi anni, Merlin era un’antidivorzista assai convinta, ma contrariamente a cosa si possa pensare a primo impatto, ciò non era dovuto a presunte opinioni contrastanti. Il motivo di questo suo schieramento era dovuto al fatto che non riteneva la legge sul divorzio del 1970 fosse idonea a garantire gli interessi delle donne.
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Il ricordo di Lina Merlin
Lina morì a Padova a due mesi dai suoi 92 anni, il 10 agosto 1979. Dopo la sua morte le sono state intitolate vie e piazze nei Comuni di Adria (RO), Chioggia (VE), Porto Fuori (RA) e a Rovigo. Di recente le sono stati intitolati ben due giardini, rispettivamente a Padova e a Bologna.
Per non farci mancare nulla, c’è anche un busto a lei dedicato proprio lì dove ha lottato maggiormente nel corso della sua carriera politica, ossia in Senato. Si tratta di una statua in bronzo ideata dallo scultore Ettore Greco.
«I miei familiari erano molto umani, anche se non molto di chiesa. Ma io avevo studiato dalle suore Canossiane a Chioggia, che mi avevano insegnato a trattare tutti quelli che non avevano nulla come dei fratelli, e che bisognava aiutare anche quelle donne perdute, trattarle come delle creature umane, secondo i dettami del Vangelo. Fra le scolare c’erano anche ragazzine che appartenevano a famiglie di poca moralità, una era la figlia di una di quelle povere donne e questa ragazza morì. Le monache ci fecero fare una colletta per cucirle un vestito bianco. Le più grandi tra noi brontolarono e le monache risposero: “Quella era migliore di tutte voi, perché si è conservata pura avendo dei cattivi esempi”»
Lina Merlin, intervista tv con Enzo Biagi
Classe 1996. Sono appassionata di molte cose, tra cui la fotografia.
Nasco in un borgo del Centro Italia e quando ne ho la possibilità faccio dei piccoli viaggi (o gite fuori porta, come preferite) nei luoghi più disparati della mia terra, ossia proprio l’Italia Centrale.
Quella di Hermesmagazine è la mia prima esperienza in assoluto da pubblicista; dietro le quinte ho curato, insieme ad altre persone, i testi di alcuni articoli per il sito leviedelcinema.it (Rassegna del film restaurato che si tiene non molto lontano da casa mia). Nel tempo libero gestisco una piattaforma personale in cui ho catalogato i miei scatti in giro per il Centro Italia (e non solo) e in cui scrivo qualcosa riguardo i miei spostamenti.