Si attraversa mezzo mondo per raggiungere luoghi naturali lontani, senza accorgerci che alcuni di essi sono proprio sotto i nostri occhi.
La Grotta della Poesia è una delle dieci piscine naturali più belle al mondo: uno specchio d’acqua nella roccia bianca della scogliera della costa Adriatica del Salento. E’ collegata col mare aperto da un passaggio percorribile a nuoto. Sul versante opposto invece si apre un cunicolo sotterraneo (non visibile) che la collega con una seconda grotta (non balneabile), nota come Poesia Piccola.
È situata in zona Roca Vecchia a Melendugno, a metà strada tra la Torre dell’Orso e San Foca ad appena 20 Km da Otranto. I colori cangianti dell’acqua tra l’azzurro e il verde smeraldo, la scogliera che si perde a vista d’occhio fino all’antica Torre di Roca e l’acqua cristallina del mare blu del Salento, rendono questo posto estremamente suggestivo.
Storia, miti e leggende
Quando si giunge in prossimità della Grotta si ci rende subito conto di avere l’onore di essere in un luogo straordinario e inimitabile, in cui il mare e la terra si uniscono e le memorie dei popoli antichi si raccontano ai visitatori.
La sua notevole importanza in ambito archeologico è legata al rinvenimento nel 1983, grazie all’archeologo Cosimo Pagliara, di iscrizioni messapiche (ma anche latine e greche) sulle sue pareti, da cui è stato possibile stabilire che la grotta fosse anticamente luogo di culto del dio Taoto. Gli studi condotti dall’Università del Salento, tesi a decifrare e interpretare le iscrizioni ritrovate nelle grotte salentine della Posia e di san Cristoforo, oltre agli studi condotti dall’Università di Foggia lungo il litorale del promontorio del Karaburun in Albania, hanno accertato che in passato esisteva un intenso traffico tra la baia di Torre dell’Orso, subito a sud di Roca, e alcuni approdi albanesi, come la baia dal significativo nome di Valle dell’Orso. Dimostrata l’esistenza di quest’approdo, appare dunque scontato che Virgilio avesse in mente questi luoghi quando descrisse lo sbarco nel Salento di Enea, partito dai monti Acrocerauni in Albania, onde a le spiagge si fa d’Italia il più breve tragitto. Nel III secolo a.C. questa zona era abitata da un’antica civiltà e nei secoli si sono succeduti popoli mediterranei come turchi, greci, arabi, romani e molti altri che hanno eretto costruzioni e prodotto manufatti.
Perché si chiama così?
C’è una leggenda legata a questo luogo, una storia che ha dato il nome alla grotta. Pare che una bellissima principessa facesse il bagno in questo specchio d’acqua e la sua bellezza attirava i curiosi che accorrevano per ammirarla mentre nuotava. Molti venivano catturati da tanta grazia e componevano anche dei versi per lei. Non ci sono prove che la principessa sia veramente esistita, ma possiamo immaginare che forse è la stessa grotta ad essere rappresentata come una donna bellissima che attrae l’attenzione dei visitatori. C’è chi invece sostiene che il nome della grotta sia stato dettato dalla parola “posia”, un termine greco-medievale che sta appunto ad indicare una sorgente di acqua dolce. Il clamore della bellezza di questa località negli ultimi anni l’ha resa oggetto della visita di turisti da tutto il mondo, che nei mesi centrali dell’estate si recano a visitarla.
Se volete godere appieno del fascino di questo luogo e fare il bagno nelle acque della Grotta si consiglia di scegliere periodi quali, maggio, giugno e settembre.