Demetrio Paolin Il bisogno e la necessità

Paolin: «Siamo tutti Ulisse, viviamo questo tempo come in esilio»

A ottobre, la casa editrice Tetra è tornata a occupare gli scaffali delle librerie presentando una nuova raccolta di quattro racconti. Questa recente pubblicazione offre ai lettori l’opportunità di immergersi nelle narrazioni firmate da Demetrio Paolin, Dario Voltolini, Marta Cai e Alessandro De Roma.

Demetrio Paolin ha scritto Il bisogno e la necessità, che già nel titolo riassume i temi centrali del racconto.

La trama

Il bisogno e la necessità - Demetrio Paolin - copertina

Attraverso Il bisogno e la necessità, Demetrio Paolin introduce Antonio Silieri, un individuo comune, coniugato e padre di due figli, che da anni lavora in un sindacato. La sua esistenza procede serena, felice, immersa nella monotonia, con solo qualche sporadico inconveniente lavorativo e le sfide legate alla crescita dei suoi ragazzi. Tuttavia, l’equilibrio della sua vita viene scosso dall’arrivo di una lettera dall’Agenzia delle Entrate, una semplice cartella esattoriale. Agli occhi di Antonio, si svela la vera natura dell’esistenza: bisogno e necessità. Attraverso uno stile pulito, lineare e a tratti poetico e asciutto, Paolin esamina la condizione umana e ci guida in un viaggio all’interno della vita quotidiana di un uomo costretto a confrontarsi con l’essenza della sua esistenza.

 L’intervista

Qual è libro a cui sei più attaccato emotivamente o che ti ricorda l’infanzia?

È una domanda complicata, ma ci provo. Il libro a cui sono più legato emotivamente è un libro di poesia, ‘Le rime’ di Cavalcanti. Lo so… lo so, che sembra una di quelle risposte snob da uomo con farfallino e un tazza di the fumante, ma se sono qui a risponderti è per colpa sua, Cavalcanti – tra i 15 e 16 anni – mi ha fatto immaginare, e mi ha convinto, a vivere una esistenza completamente dedicata alle parole (e così – pare – sia); poi certo sono arrivati altri autori e libri: Céline, Joyce, Dostoevskij, Pavese, Levi. Per quanto riguarda l’infanzia, non avendo nessun libro legato alla mia, ti rispondo ‘È primavera Micio Lina’, raccontino di 12 pagine che ho letto centinaia di volte a Rebecca, quando era piccola. È uno dei miei ricordi più confortanti, la domenica pomeriggio seduti sulla poltrona a leggere e leggere ancora le avventure di questa gattina.”

Qual è, invece, il titolo imperdibile per comprendere la società attuale?

“’L’Odissea’, d’altronde, siamo tutti Ulisse, un uomo incasinato, complicato, che desidera tornare a casa, intelligente fino alla scaltrezza e all’amoralità, sopravvissuto alle guerre, sopravvissuto alle maledizioni, capace di tessere trame di stupore negli ascoltatori, relitto di un tempo passato, vecchio, lacero… Non c’è nel paradigma del naufrago l’immagine riflessa di ognuno di noi, della nostra condizione precaria, dondolante? Non viviamo, forse, ognuno di noi in questo tempo come in esilio?”

Parliamo del rapporto con i lettori: come gestisci le critiche?

Io ho un rapporto complicato con i lettori. Io (devo essere sincero) non ho mai pensato, quando scrivo, a soddisfare il lettore, piuttosto a soddisfare il mio bisogno di scrivere con precisione, nitore ciò che la mia testa elabora. So che questo produce alcune volte, spesso, con una certa frequenza, scritti non sempre facili. Sono consapevole di chiedere molto al lettore, e – perciò – alcune volte il lettore s’arrabbia e non ama quello che legge: e credo che sia normale, spesso neppure a me piace quello che leggo. Quindi le critiche sono bene accette, a patto che non denigrino il mio lavoro o peggio quello della casa editrice, in quel caso non le accetto, perché non sono costruttive.”

 

E i complimenti, invece?

Tendo a evitarli, mi imbarazzano. Davanti a un complimento dico semplicemente: Grazie.”

 

A proposito del racconto realizzato per Tetra: chi dovrebbe assolutamente leggerlo?

Intanto spero che il racconto venga letto da molte persone, ma per rispondere alla domanda mi piacerebbe che a leggerlo fosse uno di quei lettori, che s’aggira nelle librerie, nei gruppi di lettura et similia, che di solito mette su la tigna e dice «Io non leggo italiani… non leggo italiani contemporanei, perché leggo solo i classici, o scrittori moderni purché siano morti». Ecco vorrei che a leggere il mio racconto fosse questo idealtipo di lettore, per farlo ricredere, anche se mi sta particolarmente antipatico. “