“In principio era Dioniso”: così ha inizio il percorso espositivo della mostra “Teatro, autori, attori e pubblico nell’antica Roma” presente all’ Ara Pacis dal 21 maggio fino al 3 novembre. Si racconta l’evoluzione del teatro da quello greco a quello romano, esponendo più di 240 opere provenienti da 25 diversi siti archeologici.
Il Vaso di Pronomos
Il significato della mostra
Lo spettatore si trova a ripercorrere la storia di tutto ciò che va “oltre la scena”. Pannelli espositivi, video multimediali, attori e autori parlano direttamente allo spettatore appena si avvicina, riproducendo parti delle loro opere con i costumi dell’epoca e nei teatri in cui si svolgono ancora oggi, come ad esempio quello di Taormina o di Siracusa. Dal teatro magnogreco con Eschilo, Sofocle ed Euripide e i loro capolavori per la tragedia e con Aristofane e Menandro per la commedia, si passa poi a quello romano in cui risaltano le figure di Plauto, Terenzio e Seneca. Ci sono poi riferimenti al teatro di origine etrusca, campana e italica, per poi arrivare ai palcoscenici in legno e alla frons scenae dei grandi teatri dell’impero romano. In questo modo la storia del teatro dell’antichità compare a tutto tondo ed è spiegata con chiarezza secondo l’ ordine cronologico.
Il Papposileno tra le maschere
Dalla coppa della processione di Dioniso, dio del teatro, proveniente dal Museo Archeologico di Firenze, alle maschere di terracotta quasi del tutto intatte del Museo “Paolo Orsi” di Siracusa, dal vaso di Pronomos del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, alle maschere miniaturizzate di Lipari, seguite da statuine di attori delle commedie fliaciche ritrovate a Tarquinia, fino agli affreschi parietali del teatro di Nemi. E’ dunque sempre la maschera – o prosopon in greco, ossia volto ma anche apparenza- il fil-rouge della mostra: dal misantropo al vecchio avaro, dal giovane seduttore al padre brontolone fino al servo “sedulus”-scaltro- che riesce a risolvere le situazioni più intricate.
Per l’area romana, in particolare, segnaliamo le 12 gemme a soggetto teatrale, il ritratto di Marcello e la maschera in bronzo del Papposileno provenienti dalla collezione Fondazione Sorgente Group.
La Cetra romana
Le sezioni della mostra
La mostra si snoda in 7 sezioni: la Genesi, sulle radici del teatro della Magna Grecia, e le Radici italiche e magnogreche, su Etruria e popoli italici sono le prime due sezioni che indicano la nascita del teatro latino. La commedia a Roma è la terza sezione che illustra come da Plauto a Terenzio i personaggi della commedia latina si evolvono dalla comicità più immediata a quella più riflessiva. La quarta sezione è dedicata alla Tragedia a Roma nel periodo repubblicano, di cui restano soprattutto le tragedie di Seneca e quelle di Nerone. I protagonisti e la musica è la quinta sezione, probabilmente la più straordinaria, innovativa e originale, a cui hanno lavorato anche musicologi ed etnomusicologi. Qui infatti vengono raccontati gli aspetti organizzativi degli spettacoli, ai quali partecipavano- poichè la performance si estendeva nell’arco di più giorni- anche mimi, giocolieri, pantomimi e ovviamente musicisti. Flauti definiti “aulos”, cetre e lire di ogni grandezza e genere, fino ad arrivare all‘organo a pressione e idraulico, affollano queste sale poste al centro del percorso museale in un’atmosfera quasi magica che estrania per un attimo lo spettatore dal teatro e lo catapulta in quel mondo magicamente attraente della musica greca e latina di cui sappiamo, ascoltiamo e vediamo sempre ben poco nelle altre mostre. E’ insomma il fiore all’occhiello della mostra per la sua particolare ricostruzione filologicamente accurata e perché abbonda dei vari strumenti dell’epoca! L’architettura è il titolo della sesta sezione in cui dalle rovine degli antichi teatri greci si passa alla Roma della repubblica e del regime imperiale con la costruzione dei primi teatri stabili e la codificazione della loro forma. Gli esempi sono i tre grandi teatri dell’epoca: quello di Pompeo – con 20.000 posti, portici e giardini- di cui rimane però ben poco; quello di Cornelio Balbo ora perduto e quello di Marcello, unico presente e quasi del tutto intatto, intitolato da Augusto alla memoria del nipote scomparso prematuramente. L’ultima sezione dal titolo L’attualità del classico, realizzata a cura del Dipartimento di Lettere e Culture moderne dell’Università di Roma “La Sapienza” insieme con l’ INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico), mostra locandine storiche di spettacoli teatrali realizzati al teatro di Siracusa, montaggi video di messe in scena contemporanee e infine materiali fotografici del “Vantone” di Pier Paolo Pasolini, offrendo anche una panoramica sulla vitalità del teatro classico dal primo Novecento ad oggi. Una mostra da non perdere, quindi, a cui dedicarsi nel periodo estivo per ripercorrere il nostro illustre passato e riflettere sia sul teatro greco e latino che sulla loro inevitabile influenza nel teatro attuale.