Marco Liuzzo, barman siciliano ancorato alle sue origini

Marco Liuzzo nato a Catania, fa il barman da molti anni. La sua carriera, però, non ha avuto inizio subito, infatti Marco è passato da driver e security per tantissimi vip al settore dell’ospitalità. E’ legatissimo alla sua terra, ma ha lavorato anche all’estero, dove ha appreso dai milgiori barman europei. Lo abbiamo intervistato, incuriositi dalla sua storia.

  1. Ciao Marco, raccontaci un po’ di te. Come hai iniziato a fare il barman? Quali sono state le tue esperienze?

Ciao, sono Marco, ho 47 anni e sono nato a Catania. La mia carriera come barman ha avuto inizio quando facevo lo steward per una grande azienda di yacht siciliana. Qui, da sempre appassionato al mondo del beverage, ho iniziato a far bere gente di un certo spessore a cominciare da un membro dello staff di Obama in vacanza in Sicilia. Piano piano ho iniziato a studiare fino ad arrivare nei migliori luxury hotel d’Europa, apprendendo quanto più possibile dai migliori bartender europei. La mia fortuna è arrivata in Inghilterra: qui ho partecipato al Monin bartender di Liverpool, piazzandomi quarto con un drink prettamente siciliano. In Inghilterra ho lavorato per Gino D’acampo e per Estabulo Brasil, nota catena di ristorazione brasiliana, dove sono diventato barmanager. Poi ho creato un amaro tipico siciliano con il nome BITTER17 con luppolo e malto, diventato un successo soprattutto nella mia regione.

  1. Qual è il tuo cocktail preferito?

Quelli che creo io naturalmente, perché credo che i classici siano troppo usati e alla gente piace assaggiare prodotti nuovi, essenze nuove.

  1. Purtroppo si tratta di un periodo difficile per il settore dell’ospitalità. Come stai reagendo? 

Il settore dell’ospitalità è fondamentale per l’economia italiana. L’Italia oltre alla bellezza dei paesaggi è conosciuta per gli spaghetti al pomodoro e per il nostro Negroni, quindi food and beverage. La sofferenza del periodo è stata lacerante, spero che a breve si riaprirà e si recuperi il tempo perso.

  1. Qual è la differenza tra lavorare in Italia e all’estero?

Fare il bartender è bellissimo. Per questo ognuno ha il suo pensiero idealistico. In Italia esistono visionari bravissimi, visionari perché il cocktail deve essere ideato dalle proprie idee, io seguo tantissimo Zoppi e Camboni, che credo siano i migliori, ma all’estero c’è parecchio da imparare.

  1. Progetti per il futuro? 

Amo pensare al futuro, a nuovi progetti, nuove location. Credo, però, che quest’estate rimarrò nella mia terra la Sicilia, farò il barmanager per un locale stupendo, creato da degli amici L’Anandacastle di Adrano, ma sarò anche a Panarea, dove sarò barmanager per DA CAROLA. Poi non so, ho ricevuto diverse offerte dal Belgio, Dubai, Londra ma per ora guardo il presente che è in Sicilia.