Quando si cammina sul sentiero che porta verso il Museo Nazionale di Capodimonte non ci si aspetta quello che di lì a poco, varcata la soglia della reggia, si vedrà. Anche la più fervida delle immaginazioni non potrà figurarsi la mole di bellezze conservate dentro le mura della maestosa reggia, già un’opera d’arte di per sé, e vederle dal vivo resterà un ricordo indelebile.
La storia
Quella del Museo di Capodimonte, affiancata dal Real Bosco, è una lunga storia d’arte che ha festeggiato lo scorso 5 maggio 63 anni. Decisamente un compleanno particolare quello di quest’anno, con il mondo in lockdown nel mezzo della pandemia da Covid-19, ma che non è riuscito a mettere in quarantena la voglia di esaltare l’arte. Questa è stata l’occasione per aggiungere un nuovo capitolo alla storia della reggia che per la prima volta è raggiungibile solamente via etere sul sito web del Museo e Real Bosco di Capodimonte dove da due mesi si protraggono rubriche e approfondimenti per studiare l’arte nell’attesa di poterla ammirare nuovamente di persona. Festeggiamenti dunque solo posticipati: a partire dal 18 maggio sarà possibile, rispettando le normative vigenti per il contenimento della pandemia, visitare il Real Bosco e dal 2 giugno anche il museo. Museo Nazionale di Capodimonte, una lunga storia d’arte La storia del Museo Nazionale di Capodimonte ha origine nel 1738.
Carlo III, sovrano borbonico del Regno di Napoli, desiderava fortemente dare giusta collocazione al patrimonio artistico ereditato dalla madre, Elisabetta Farnese. Una collezione senza pari che necessitava di una cornice altrettanto sensazionale. Il re di Napoli affidò a Giovanni Antonio Medrano la realizzazione della Reggia di Capodimonte, un maestoso complesso architettonico pensato con la duplice funzione di essere sia residenza reale che museo le cui prime sale espositive aprirono nel 1756 dando sfoggio della collezione Farnese. Da allora, la reggia ha vissuto molte vite: momenti di sfarzo alternati a saccheggiamenti selvaggi; decenni di apertura al pubblico e altrettanti di chiusura totale, tentativi di riapertura ad altri di conversione ad esclusiva residenza. Fu solo nel 1952 che il desiderio di Carlo III riprese ufficialmente vita. Caldamente desiderato da Bruno Molajli, all’epoca soprintendente alle Gallerie della Campania, si diede il via ai lavori per realizzare il museo che aveva il compito di restituire alla città parte della sua storia per raccontarla e perpetuarla nel tempo. L’apertura del Museo Nazionale di Capodimonte: 5 maggio 1957 Finiti i lavori di adeguamento della struttura, il museo riaprì i cancelli il 5 maggio 1957, con il mondo che guardava esterrefatto e il presidente della Repubblica Gronchi a tagliare il nastro inaugurale. 100 sale tracciavano il percorso di un lungo viaggio nella storia dell’arte, rendendo la reggia “Un grande istituto in cui il pubblico possa trovare un filo conduttore, una scelta, una varietà di interessi culturali, uno stimolo estetico”, per dirlo con le parole del Molajoli. La stampa dell’epoca definì Capodimonte “tre musei in uno” per dare il senso della ricchezza del patrimonio e dell’esperienza immersiva che la visita offriva.
Nella galleria Farnese ritorna a dare sfoggio di sé la collezione di Carlo III alla quale si aggiungono opere pittoriche di inestimabile valore: Raffaello, Tiziano, Parmigianino, Bruegel il Vecchio, El Greco, Carraccio, Reni. Viene poi allestita la Galleria Napoletana che espone Caravaggio, Ribera, Solimena, Giordano, Martini, Colantonio, opere conservate a Capodimonte a scopo cautelativo precedentemente esposte in chiese o case private di Napoli e dintorni. Non solo: Capodimonte ospita la galleria delle ceramiche, l’armeria farnesiana e borbonica, la sala degli arazzi e la galleria napoletana composta da 44 sale contenente opere del periodo compreso tra il XIII e il XVIII secolo.0 A queste si è aggiunta nel 1978 anche la galleria d’arte contemporanea, unica nel suo genere in Italia, in cui trovano spazio, tra le altre opere, anche la serie di dipinti Vesuvius di Andy Warhol, complesso policromo raffigurante il Vesuvio in eruzione.
L’Italia chiamò, Capodimonte si racconta online Il Museo di Capodimonte aspetta tutti i visitatori online, con l’iniziativa “L’Italia chiamò – Capodimonte racconta…” per approfondire la storia e il lavoro di numerosi artisti attraverso la voce di storici dell’arte e restauratori e studiosi esterni, in attesa delle riaperture del 18 maggio e del 2 giugno per rincontrarsi dal vivo.
Bergamasca, ma nomade per il nord d’Italia, classe 1989 e di professione navigo nel mondo del marketing e della comunicazione.
Mi contraddistinguo per la testa dura e la curiosità che mi portano ad interessarmi sempre a ciò che succede nel mondo. Amo l’arte in maniera viscerale, leggo sempre troppo poco per quanto vorrei, cucinare e camminare. Hermes mi da la possibilità di raccontarvi con le mie parole questi mondi e di portarvi a spasso con me.