Alberobello, con i suoi trulli candidi e l’atmosfera sospesa nel tempo, si trasforma per alcuni mesi in una sorprendente galleria d’arte contemporanea a cielo aperto. Fino al 30 settembre 2025, nelle sale di Casa Alberobello, è visitabile la mostra “Banksy e altre storie di artisti ribelli”, un progetto espositivo ambizioso e multiforme che propone un dialogo intenso tra la cultura visuale contemporanea e l’identità di un luogo patrimonio UNESCO.

Curata da Piernicola Maria Di Iorio, l’esposizione si inserisce nell’ambito del Locus Festival 2025, ampliandone il raggio d’azione verso territori di riflessione estetica e sociale. L’iniziativa è prodotta da Bass Culture e Piuma, con il patrocinio del Comune di Alberobello.

Una costellazione di sguardi contemporanei

La mostra si costruisce come un atlante visivo di poetiche ribelli, raccogliendo opere di alcuni dei maggiori interpreti dell’arte pubblica e sociale del nostro tempo: Banksy, TvBoy, Mario Schifano, Andy Warhol, Damien Hirst, Obey (Shepard Fairey), Mr. Brainwash, Takashi Murakami, Liu Bolin, KAWS, e artisti italiani come Carla Accardi, Giuseppe Petrucci e Rizek.

L’allestimento è articolato in sei sezioni tematiche che affrontano, ciascuna con registro e linguaggi propri, i nodi critici della contemporaneità: dalla crisi dell’identità alla mercificazione della cultura, dal dissenso politico alla memoria collettiva, fino alla rappresentazione dello spazio urbano come arena estetica e politica.

È un’arte che non cerca la contemplazione silenziosa, ma sollecita il pensiero, provoca, a volte indigna. Le opere sono affiancate da contenuti multimediali, installazioni immersive e materiali d’archivio che invitano a un’esperienza totale e partecipativa.

Banksy a Napoli

Ribellione come forma di memoria

Il contesto non è secondario: l’antica architettura dei trulli, simbolo di una sapienza costruttiva vernacolare e di una resilienza popolare, dialoga con le immagini urbane di Banksy e compagni in un confronto che risulta quanto mai fertile. “I trulli – afferma il curatore – rappresentano un’architettura nata per necessità, frutto di un’intelligenza collettiva e non accademica. Lo stesso si può dire dell’arte urbana, che nasce nei margini per poi farsi centro, rompendo i codici dell’arte istituzionale”.

Questa tensione tra centro e periferia, tra canonico e outsider, è il vero cuore pulsante della mostra. I lavori esposti non sono mai compiacenti, mai puramente decorativi. Sono atti politici, poetici, a volte dolorosi. Ogni opera è un frammento di una narrazione più ampia che ci riguarda tutti: la precarietà dell’esistenza, la violenza dei poteri, la speranza in un riscatto possibile.

Oltre la mostra: incontri, laboratori e partecipazione

Accanto all’esposizione permanente, il calendario prevede un fitto programma di eventi collaterali, tra cui incontri con artisti e critici, workshop per giovani e studenti, proiezioni e talk tematici. Un laboratorio di idee aperto alla cittadinanza e ai visitatori, pensato per rendere l’arte accessibile e dialogica, fuori da ogni élite.

Grande attenzione è riservata all’accessibilità: i percorsi sono fruibili anche da persone con disabilità, i testi sono disponibili in italiano e inglese, e sono attive visite guidate e percorsi educativi differenziati per scuole e famiglie.

Un’occasione rara

In un tempo in cui la street art è spesso fagocitata da dinamiche commerciali o istituzionali, questa mostra riesce nell’impresa non scontata di restituire all’arte ribelle la sua urgenza originaria. Non si tratta di una celebrazione estetizzante, ma di una riflessione viva sulla funzione sociale dell’arte oggi.

Come sottolinea Vincenzo Bellini, amministratore di Bass Culture, “l’esposizione non è solo un’esperienza visiva, ma un invito a interrogarsi sul presente. Un modo per comprendere come l’arte, anche quella più effimera e contestata, possa diventare strumento di trasformazione culturale e civile”.

In un luogo carico di memoria come Alberobello, “Banksy e altre storie di artisti ribelli” si rivela una mostra necessaria, capace di riconnettere estetica e responsabilità, bellezza e dissenso. Un evento che ogni appassionato d’arte – e di futuro – dovrebbe attraversare.

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