“Claude Monet: The Immersive Experience” arriva a Napoli

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Foto di Salvatore Renda

Dal 20 maggio a Napoli, nella seicentesca chiesa di San Potito, in Via Salvatore Tommasi, sarà possibile visitare la mostra internazionale “Claude Monet: the Immersive Experience“. Dopo le tappe di Barcellona, Bruxelles, Milano e Torino, l’esperienza immersiva arriva anche nella città partenopea. Si tratta di un’esposizione site-specific che, grazie alla fusione con il luogo che la ospita, si trasforma ogni volta davanti agli occhi del visitatore.

Claude Monet: The Immersive Experience” si avvale delle più recenti tecniche di mappatura digitale per creare un’interpretazione totalmente nuova delle opere del padre dell’impressionismo. L’impresa è stata possibile grazie all’aiuto di Dirty Monitor, specialista nella mappatura e in produzioni audiovisive. Tra pennellate proiettate a 360 gradi, su più di 1000 m2 di schermi, e realtà virtuale (VR), il visitatore viene accompagnato in un viaggio attraverso i colori e i giochi di luce dei dipinti di Monet.

Lungi dal voler sostituire i musei, il cui ruolo di trasportatori di storia e cultura rimane essenziale, questa mostra intende riunire un pubblico più ampio, non necessariamente avvezzo a questi luoghi, e offrire così un metodo nuovo e complementare per avvicinare chiunque all’arte” spiega il creatore dell’evento Mario Iacampo.

La mostra ha lo scopo di ripercorre l’itinerario dei viaggi di Claude Monet, di fatti i dipinti, a Rouen, Bordighera in Italia, Antibes, Belle-Île-en-Mer, Oslo o anche a Venezia, raccontano le peregrinazioni del pittore, in 300 proiezioni di dipinti e schizzi.

Il lavoro con la luce, attraverso questi luoghi, costituisce il filo conduttore della mostra. Quella luce che nasconde l’iconica Donna con l’ombrellone o in cui sono immersi i suoi famosi Papaveri. Quella luce che lo ossessiona, al punto da dipingere la Cattedrale di Rouen in circa 40 quadri, rappresentando l’edificio da diverse angolazioni, ma soprattutto in differenti momenti della giornata. Così come il Parlamento di Londra, oggetto di una serie, e la Stazione di Saint-Lazare.

Il Giardino dei fiori, detto Clos Normand, di Giverny, una proprietà acquistata nel maggio 1883 dal pittore e trasformata in un magnifico e rigoglioso giardino, fu anche fonte di un’ispirazione simile e alimentò il suo fascino per la luce del giorno. I suoi tanti dipinti di ponti, come quello cosiddetto giapponese del famoso Lo stagno delle ninfee, armonia verde, lo possono attestare. I Giardini di Giverny prendono vita a Napoli, attraverso gli ormai iconici ponti che vediamo in molte delle opere di Monet. L’esperienza si arricchisce grazie alla realtà virtuale, in cui il visitatore intraprende un viaggio verso otto destinazioni: Venezia, Londra, Parigi, l’Olanda, la Norvegia, i Giardini e l’Atelier di Giverny. Ogni luogo aiuta a comprendere l’ispirazione che l’artista ha tratto da queste regioni geografiche.

Carlo Morelli, presidente di “Ad Alta Voce”, associazione affidataria della Chiesa spiega come la mostra a Napoli abbia un duplice fine: “L’allestimento ha una valenza sociale significativa, in quanto consente alla mia associazione non solo di fronteggiare il robusto impegno di restauro della monumentale Chiesa di San Potito, ma nel contempo di riprendere le attività di carattere sociale con i giovani che vivono il degrado e l’abbrutimento delle periferie”.

Un’area colorata interattiva consente ai visitatori di ricreare alcune delle più grandi opere di Monet: è questo uno dei momenti preferiti dai più piccoli che potranno ‘essere Monet’ per qualche ora e portare il proprio capolavoro a casa. Insieme, queste sale permettono ai visitatori di immergersi nel cuore dello spirito creativo dell’artista, delle sue opere e della vita di questo maestro della luce.

Ad accompagnare attraverso questo viaggio ci saranno, su richiesta, le visite guidate a cura dell’Associazione “L’Arte nel Tempo”.

Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito internet

 


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