Il Carnevale, come usanza sociale, è una ricorrenza antichissima. Già nelle feste ellenistiche Dionisie e nell’antica Roma con i Saturnali si dava luogo a un tempo sospeso dove gerarchie e doveri pubblici venivano stravolti durante le celebrazioni, lasciando che dissolutezza e follia collettiva regnassero per molti giorni.
Successivamente anche il cristianesimo ha riconosciuto a questo breve periodo di sovvertimento dello status quo, un valore catartico e terapeutico, collocandolo subito prima del periodo più severo di tutta la liturgia religiosa: la Quaresima, tempo di penitenza.
Questo momento di vaghezze e ambiguità, di eccessi e scherzo, proprio per la sua natura, ha ispirato moltissimi artisti sia in epoche remote che in età moderna.
Il tempo del Carnevale
Al Kunsthistorischer Miuseum di Vienna è conservato il dipinto su tavola: “La lotta tra Carnevale e Quaresima” del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio ( 1525/30 circa- 1569), datato 1559, che rappresenta, forse per la prima volta, una scena di paese dove le frivolezze colorate e allegre degli abitanti che festeggiano il carnevale sono in contrasto con le processioni di figuri in severi abiti scuri che incarnano la quaresima incombente.
Ma è nei secoli tra il sedicesimo e il diciottesimo che il tema carnevalesco, soprattutto nelle grandi città come Venezia o Parigi, viene maggiormente omaggiato e riportato nelle tele di molti pittori come l’olandese Willem Duyster (1599-1635), il francese Pierre Bergaigne (1652-1708), il veneziano Pietro Longhi (1701-1785) che, contemporaneo di Goldoni, dedicherà molti quadri alle maschere della commedia dell’arte; e ugualmente il grande affrescatore Giambattista Tiepolo (1696-1770) con il suo “Carnevale Minuetto” del 1754.
Anche Francisco Goya (1746-1828) non si sottrae al fascino enigmatico del “carnem levare” rappresentandolo con un singolare dipinto: “El entierro de la sardina” ( La sepoltura della sardina 1812/14), dove rappresenta l’ultimo atto del carnevale sul Manzanarre, prima della quaresima.
In tempi più recenti Pierre-Auguste Renoir (1841-10919) realizza nel 1902 una tela dove ritrae il figlio mascherato da Pierrot; così come Paul Cézanne (1839-1906) con l’opera “Martedì grasso” raffigura il figliolo e un amico e Pablo Picasso 8(1881-1973) che immortala il figlioletto Paulo vestito da Arlecchino. Di Picasso esistono altri due dipinti in tema:” Pierrot” del 1918 e “Arlecchino allo specchio” del 1923.
Altri artisti sono stati ispirati dal carnevale: Hanri Rosseau il Doganiere (1844-1910) in un romantico quadro del 1886, Paul Signac (1863-1935), André Derain (1880-1954), il giocoso surrealista Joan Mirò (1893, 1983) e persino il visionario Marc Chagall (1887-1985).

Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.