Il “Favoloso" Italo Calvino alle Scuderie del Quirinale

Il “Favoloso” Italo Calvino alle Scuderie del Quirinale

A cento anni dalla sua nascita, avvenuta il 15 ottobre 1923 a Cuba, Italo Calvino è al centro di numerose iniziative di commemorazione che ne indagano il pensiero, le opere, i saggi, le scelte e l’impegno politico, il metodo e le idee sulla letteratura, ma anche i testi delle canzoni, le interviste radiofoniche, i percorsi botanici, la letteratura per bambini e il modo di considerare la vita e il mondo.

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Ritratto di Italo Calvino

L’esperienza della Resistenza e la fase neorealista

Quando Cesare Pavese lesse “Il sentiero dei nidi di ragno”- pubblicato nel 1947- ne rimase colpito e  definì Italo Calvino “Lo scoiattolo della penna”, perché “si arrampica  sulle piante più per gioco che per paura” e “osserva la vita dei partigiani come se si trattasse di una favola di bosco”. La definizione – ripresa poi da Giorgio Biferali nell’omonimo saggio (La Nuova Frontiera, 2017)- è davvero congeniale e si può estendere a quell’  approccio attento ed entusiastico con cui lo scrittore è venuto in contatto e si è posto di fronte alle diverse realtà della sua lunga vita. Una di queste, la più drammatica e desolante, è la partecipazione alla guerra partigiana nel 1944, a cui si ispira appunto il romanzo e che segna l’inizio della collaborazione con l’editore Einaudi, nonché della sua fase neorealista. Seguirà “Ultimo viene il corvo(1949), ancora un romanzo sulla Resistenza e sulle contraddizioni di una guerra senza né vincitori né vinti, vista e subita con gli occhi innocenti di un bambino.

La mostra e la vita di Italo Calvino

La mostra allestita alle “Scuderie del Quirinale” dal 15 ottobre 2023 al 7 aprile 2024  ripercorre le fasi della vita e le scelte di Italo Calvino, raccogliendo oltre duecento opere di ogni genere: non solo le edizioni dei suoi scritti, ma anche   dipinti, disegni, quadri, arazzi, sculture, codici medievali, ritratti e fotografie   di artisti che, dal Rinascimento al Novecento,  si alternano in un gioco combinatorio labirintico per illustrare le idee e le tematiche calviniane, cosmopolite e culturalmente  intrecciate con la cultura classica, moderna e contemporanea.

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Italo Calvino: Il Cavaliere inesistente

La mostra e gli inizi letterari di  Calvino

Il percorso procede per snodi tematici desunti  dalla sua biografia, partendo dalla tesi di laurea su Joseph Conrad, che ammirava “perché naviga l’abisso e non ci affonda” (1959), fino ad arrivare alle traduzioni su R. Queneau, di cui curerà la prima antologia di saggi “Segni, cifre, lettere”(Einaudi, 1981). Ma i suoi spunti letterari per la Trilogia fantastica “I nostri antenati”(“Barone rampante”-1957, “Visconte dimezzato” -1952-, “Cavaliere inesistente”-1958) provengono di certo anche dallo studio dell’ “Orlando Furioso”, a cui dedicherà il  famoso saggio omonimo definendolo come “il poema del movimento”: dallo zigzagante errare dei personaggi si origina “un universo a sé” in cui è lecito viaggiare, entrare, uscire e perdersi persino sulla luna. Così per lui sarà Astolfo  il vero protagonista dell’uomo errante nell’universo della fantasia che ha la “leggerezza di una farfalla”, che non si meraviglia mai di nulla, pur essendo “circondato dal meraviglioso” ma sempre “per raggiungere fini di pratica utilità e del tutto razionali”.

Gli anni Sessanta e il percorso fantastico

Entriamo poi negli Anni Sessanta ancora con la letteratura fantastica, perché come affermò lui stesso “La fantasia è un posto dove ci piove dentro”. Ecco dunque spuntare nella mostra le varie edizioni di “Le Cosmicomiche” (1965) e di  “Ti con zero” (1967) che sono successive  alla raccolta di grande successo “Fiabe italiane” (1956).Contemporaneamente lo scrittore milita nel Partito Comunista Italiano descrivendo la situazione del boom economico e dell’Italia del Dopoguerra. Nascono allora “La speculazione edilizia” (1957) , “La nuvola di smog” (1958) e “La giornata di uno scrutatore” (1963): quest’ultima  offre una riflessione sul significato della democrazia e sul valore del voto.

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Italo Calvino: Ti con zero

Gli anni Settanta-Ottanta e i romanzi sperimentali

E’ negli Anni Settanta che si situa la produzione più originale di Calvino, quella a cui appartengono i “romanzi sperimentali”. Qui Calvino è stato influenzato certamente dallo scrittore argentino Jorge Luis Borges e dalla frequentazione con l’ OULIPO (“Ouvroir de Littérature Potentielle”), il gruppo di artisti, scrittori e matematici francesi (tra cui Queneau,  e Le Lionnais) che andava  alla ricerca di nuovi schemi e strutture letterarie che possano essere utilizzati come strumenti ispiratori di idee e che ciascuno è libero di usare come preferisce. Nascono così “Il castello dei destini incrociati” (1969), in cui i personaggi raccontano storie senza parlare, ma servendosi della combinazione delle carte dei tarocchi; “Le città invisibili” (1972), in cui  Marco Polo racconta a Kubla Kan le città immaginarie dei suoi viaggi; “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (1979), in cui una Lettrice e un Lettore cercano un misterioso romanzo per trovarne solo diverse versioni dell’inizio, perché gli inizi sono “i momenti aurorali, quando dall’infinito delle possibilità comincia a dipanarsi una vicenda particolare”, affermerà al proposito lo scrittore; infine “Palomar” (1983,) in cui un eccentrico signor Palomar racconta il mondo dal suo punto di vista. Nella mostra è questa la sezione dell’ “Atlante delle città invisibili” in cui il Nostro si sforza di descrivere una città “sulla spinta di uno stato d’animo, di una riflessione, d’un sogno a occhi aperti, come si scrivono le poesie, credo”. Qui “lo spazio inquieto” di Fausto Melotti e ”Le città” di  Giorgio De Chirico- che Calvino incontrerà anni dopo, al Centre Pompidou di Parigi nel 1983- rievocano allo spettatore uno slittamento dello sguardo che dalla realtà urbanistica si sposta verso una realtà onirica, idealizzata o allucinatoria. Quanto all’interesse per i viaggi, già nel personaggio di Palomar Calvino intravede un “alter ego” intento a descrivere la concretezza del reale, sperimentando il rapporto tra parola e immagine in cui la prima sia in grado di aderire al reale senza rimandi  idealistici o concettuali.

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La scacchiera per la fase combinatoria della scrittura in Italo Calvino

I viaggi

Così i viaggi  in Messico, in Giappone, in Iran e negli Stati Uniti gli offrono la possibilità  di una riflessione sulla descrizione del reale in quanto tale. E’ quanto accade  nelle opere  di Domenico Gnoli,  a cui nel 1983 Calvino dedicherà quattro testi per dimostrare che gli oggetti della quotidianità – come ad esempio un paio di scarpe–  vengono “resi alla stregua di paesaggi che [..] acquistano man mano una personalità” senza perdere il contatto con la loro concretezza materiale. Affermerà infatti Calvino: “E’ questa la zona della scarpa – l’inizio del tacco – più sconcertante, che nasconde una perenne giovinezza là dove meno lo sguardo può raggiungerla e ispira alla mente una leggera vertigine”. Dunque un viaggio onirico e sperimentale nella realtà degli oggetti più ovvi e banali. Ma tra tutti i viaggi quello in America è per Calvino il più importante: “Io amo New York e l’amore è cieco”- affermerà durante il viaggio. Poi si sposterà in Messico, a Montezuma e in Giappone, percependo sempre in ogni Paese visitato un’alterità culturale in grado di mettere in discussione i fondamenti della cultura europea.

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La scarpa e i tacchi secondo Italo Calvino

Il Novecento, l’editoria  e la saggistica

Chiude la mostra la sezione dedicata all’editoria e alla saggistica, relativa a tutto il Novecento in cui Calvino si è dedicato a queste attività. Così nasce il ciclo di lezioni per l’Università di Harvard, in cui si definisce non uno scrittore di romanzi, ma piuttosto di “short stories”: è appunto con questa consapevolezza di scrivere i “racconti brevi” che Calvino precorre  davvero la nostra contemporaneità: oggi la forma della “novella breve” è  di certo la più usata dagli scrittori e quella più facilmente fruibile da un pubblico continuamente “in corsa” per fare fronte ai vari impegni e al poco tempo che resta quotidianamente per la lettura!

Infine la “sfida al labirinto” recupera la complessità del mondo contemporaneo nei tre saggi: “Il libro dei risvolti” – in cui è pubblicata l’edizione con le sue  note e la   quarta di copertina per  “Se questo è un uomo” di Primo Levi (Einaudi nel 1958); “Il libro degli altri” che raccoglie le lettere indirizzate tra il 1947 e il 1980 agli scrittori con i quali Calvino lavorava come editor; infine  “L’illuminismo mio e tuo” in cui è confluito il carteggio tra Calvino e Leonardo Sciascia, che offre un prezioso resoconto di una vera e propria amicizia che accomuna due scrittori, ma anche due intellettuali di fine Novecento.

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Italo Calvino: La sfida al labirinto

Gli ultimi anni e i nuovi progetti

Quando il lavoro di Calvino si interrompe bruscamente ha ancora vari lavori da realizzare, come l’elenco di libri da scrivere iniziato nel 1978 e aggiornato fino al 1984  con circa 26 titoli. Risulta inoltre interessato alle opere di Shusaku Arakawa, quadri che saranno inaugurati alla Galleria Blu di Milano un mese dopo la sua scomparsa, nel novembre del 1985.  In esse Calvino ravvisava una corrispondenza tra i circuiti mentali e lo scorrere veloce di linee, punti focali, flussi e direzioni. “Lo sguardo di Arakawa è così veloce che riesce a cogliere il vero colore della mente e a comunicarcelo”, affermerà a pochi mesi dalla morte. Dunque Italo Calvino resta uno scrittore che fino alla fine ha cercato di spingersi “oltre” in un infinito di innumerevoli combinazioni possibili per indagarne i limiti. Ma si è accorto che il limite consiste appunto nello spingersi verso l’infinito, lasciandoci in eredità la libertà di accettarne ogni combinazione possibile. “Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose ci si può spingere a cercare quello che c’è sotto. Ma la superficie  delle cose è inesauribile” (“Palomar”, 1983)

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Il quadro di Arakawa a cui si interessò Italo Calvino