È proprio nella centralissima Via del Corso a Roma, in particolare a Palazzo Cipolla, che è stata allestita la mostra dal titolo “Picasso lo straniero”, inaugurata il 27 febbraio e visitabile fino al 29 giugno 2025.
Dopo Palazzo Reale a Milano e Palazzo Te a Mantova, la Fondazione Roma, in collaborazione con Marsilio Arte- su un’idea di Annie Cohen-Solal, scrittrice e storica francese- ha organizzato un percorso museale dedicato alla vita di Pablo Picasso (Malaga, 1881-Mougins, 1973) che si è svolta in Francia, in cui non ottenne mai la cittadinanza, vivendo quindi proprio come uno “straniero” per tanti anni di attività, quando era già famoso.
Le opere e la provenienza nella mostra di Picasso
Si tratta di un centinaio di opere affiancate da un ampio corredo fotografico, ma anche di lettere, video che formano un apparato documentario particolarmente ricco, variegato e storicamente preciso con opere inedite. E’ inclusa anche una sezione dedicata alla primavera del 1917 che l’artista spagnolo trascorse in Italia insieme a Erik Satie, Jean Cocteau, Leonid Massine e Sergej P. Diaghilev. Le opere provengono in gran parte dal Musée National Picasso-Paris, dal Musée de la Céramique di Vallauris ma anche dall’omonimo museo di Barcellona, di Antibes e da alcune prestigiose collezioni private.
Il “paradosso” nella mostra su Picasso
A partire dal 1904 Picasso si trasferisce in Francia, dove resterà fino alla sua morte, accrescendo la sua fama in tutto il mondo, ma restando sempre un immigrato accolto poco volentieri dalla città parigina. Non conoscendo neppure il francese, ha vissuto con grande disagio la possibilità di orientarsi a Parigi, sia a causa delle forte tensioni sociali dell’epoca che a causa della confisca dei beni, impostagli nel 1914 e relativa a ben 700 delle sue opere appartenenti al fiorente periodo cubista. Persino nel 1940, quando era ormai celebre in tutto il mondo, gli fu rifiutata la richiesta di naturalizzazione. Siamo dunque di fronte dunque al “paradosso Picasso”: nonostante le sue opere siano conservate e ammirate al Museé national Picasso-Paris, nel 1901 fu definito dalla polizia come un “anarchico sotto sorveglianza” e per 45 anni continuò ad avere problemi con le istituzioni francesi. Dagli archivi e dall’esame di numerosi documenti di quell’epoca da poco ritrovati emerge che il giovane arista trovò davanti a sé una Parigi piena di pregiudizi xenofobi, con istituzioni obsolete e logorata da lotte interne sociali. Nonostante questa realtà, egli ebbe la forza di rovesciare a proprio favore ogni pregiudizio, trasformando le parole negative di “straniero” e di “anarchico” in aggettivi connotativi di un artista d’avanguardia che sa rinnovare le opere con una vera e propria rivoluzione estetica, contrapponendosi al passato e ai pregiudizi. E’ quanto afferma Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra, ma anche autrice del libro “Picasso. Una vita da straniero” – Prix Femina Essay, 2021 tradotto in tutto il mondo e pubblicato in Italia da Marsilio Editori.
Il percorso della mostra su Picasso
Il percorso della mostra è prettamente cronologico; si affiancano però degli inediti assoluti come “Il doppio ritratto Cocteau/Picasso” del 1962, realizzato per il balletto di Parade anche al Teatro dell’Opera di Roma che ospitò la tournée romana dei Balletti Russi. Anche i numerosi soggetti umani presenti in questa collezione e definiti “deboli” – come ad esempio l’ebreo, il massone, l’omosessuale – indicano la sua contrapposizione ideologica al fascismo allora dilagante: sono esposti tutti insieme nella sezione iniziale, caratterizzata soprattutto dal celebre “L’uomo con la pecora” del 1942, in cui si evidenzia il corpo fragile del soggetto che, come offerta sacrificale, si presenta appunto con una pecorella smarrita.
Insomma, la fila è lunga per entrare a vedere la mostra, ma tutti ne escono incuriositi e soddisfatti: è un altro prezioso tassello che si aggiunge alla nostra conoscenza del grande artista spagnolo!