A Brescia presso la galleria Paci Contemporary è in corso, sino al 30 marzo 2025, una mostra del  fotografo ungherese Martin Munkácsi (1896-1963).

Martin Munkacsi

Courtesy Howard Greenberg Gallery and Paci contemporary gallery

Un grande della fotografia del novecento che cominciò la sua carriera in Ungheria come reporter sportivo, per poi trasferirsi prima a Berlino, dove collaborò anche con László Moholy-Nagy e Robert Capa, e successivamente negli Stati Uniti. Fu proprio negli USA, dove lavora con Harper’s Bazaar, che la sua capacità di cogliere il momento saliente, il fruttuoso attimo in dinamismo di una situazione, lo portarono a diventare uno dei più popolari e ricercati fotografi non solo nell’ambito sportivo ma anche nel mondo della moda e della ritrattistica.

I suoi scatti in movimento influenzarono molti fotografi e fotoreporter suoi contemporanei  e a divenire, persino per Cartier-Bresson fu di ispirazione il modo in cui Munkacsi riusciva a fermare un gesto, un atto in movimento con fluidità e poesia.

I suoi lavori sono presenti in molti musei tra i quali il Museum of Modern Art (New York), l’International Center of Photography (New York), la George Eastman House (Rochester) e il San Francisco Museum of Modern Art.

La mostra

Martin Munkacsi

Courtesy Howard Greenberg Gallery and Paci contemporary gallery

Realizzata in collaborazione con la galleria Howard Greenberg di New York e con l’Estate Martin Munkacsi di New York, la mostra: “ Think while you shoot” (Pensa mentre scatti) presenta ora in Italia, nello spazio bresciano dedicato alla fotografia della galleria Paci, 80 istantanee di questo straordinario autore “fotografo del movimento”. Una esposizione retrospettiva che vuol raccontare un po’ tutta la carriera di Munkacsi: dalle collaborazioni berlinesi con Robert Capra sino al percorso newyorchese che lo porterà a consolidare definitiva la sua fama.

L’interessante esposizione inoltre, è accompagnata da un pregevole volume antologico edito da Dario Cimorelli Editore, curato dallo storico italiano Andrea Tinterri, con una prefazione di Howard Greenberg.

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