Con il termine Art Nègre s’intende l’insieme delle arti tribali provenienti dal continente africano e oceanico le quali furono al centro di una serie di polemiche avviate da artisti e storici dell’arte europea nella prima metà del 1900.
Tra gli elementi più importanti di questa corrente artistica figurano le statue che, nonostante le loro figure alte e stilizzate, riescono a trasmettere un forte messaggio evocativo di fertilità ed equilibrio, per quanto concerne le figure femminili e di forza e possenza, incarnate dalle figure maschili. Spesso raffiguranti gli antenati, le statue evidenziavano l’importanza che la famiglia e i legami di parentela avevano sia per i vivi che per i defunti.
Ma sono soprattutto le maschere ad aver reso popolare l’Art Nègre. Spesso richiamano il regno animale, altre hanno fattezze antropomorfe ed altre ancora fondono i due elementi. Il materiale più usato è il legno, ma non mancano anche esemplari in fibre vegetali, successivamente ricoperte di creta. Simbolicamente la maschera rappresenta il rapporto tra l’uomo e l’insieme delle forze che muovono il mondo. È dunque una specie di tramite che, come nel caso delle statue, ha lo scopo di concretizzare un’idea che altrimenti rimarrebbe sul piano strettamente mitologico o religioso.
Fonte:ilmeridio.it
Arte nativo-americana
All’interno dell’Art Nègre viene spesso inserita anche l’arte nativo-americana, ricca di utensili in terracotta e rinomata per l’egregia lavorazione della pelle. In quest’ultima categoria rientrano sacche e cinture multicolore, raffiguranti disegni simbolici ed adornate da conchiglie o perline, note con il nome di wampum.
L’elemento che più caratterizza questa forma d’arte è il totem, spesso considerato come una vera e propria entità soprannaturale e avente uno specifico significato per il clan o la tribù che lo faceva intagliare. Lo scopo di queste immense sculture lignee è quello di allontanare gli spiriti maligni attraverso il mana, un’entità benefica, la quale veniva a crearsi mediante l’interazione delle varie parti del totem.
Molto diffuse erano anche la pittura della pelle, anch’essa con scopo simbolico e ritraente o figure totemiche oppure richiami geometrici.
Fonte:sapere.virgilio.it
Arte Māori
Geograficamente parlando, si possono distinguere tre gruppi di isole nelle quali questa tradizione artistica si è sviluppata: Isole del Nord, Isole del Sud e Isole Chatham. Tre sono anche gli stili artistici più praticati: kaitaia, taranaki e hauraki. Motivi ricorrenti nelle raffigurazioni, soprattutto nelle loro grandi sculture sono il dio marino e il dio della guerra, entrambi appartenenti all’insieme dei figli del Cielo e della Terra.
Il tatuaggio del volto anche è un simbolo che contraddistingue la cultura Māori. Le raffigurazioni più diffuse sono il kirituhi, il quale ha una funzione prettamente estetica e può essere fatto da tutti, indistintamente, ed il moko, tatuaggio che contraddistingue i guerrieri Māori e che presenta un contraltare femminile, il quale può essere eseguito dalle mogli di tali guerrieri. Tradizionalmente i tatuaggi avevano lo scopo d’intimidire l’avversario in battaglia, mentre oggi tendono a rappresentare il percorso di vita della persona, dando un significato specifico a ciascun segno della raffigurazione.
