Il mondo che sarà secondo Vonnegut

Fonte immagini: per l'immagine di testa ©2020 bompiani; per la copertina © 2017 minimum fax

Vi amo, figli di puttana.

Così si esprime Kurt Vonnegut a proposito degli scrittori di fantascienza nel 1965, nel suo Dio la benedica, signor Rosewater (o Le perle ai porci). L’autore, da molti considerato il miglior scrittore del mondo, proprio per aver sviluppato la sua scrittura nella fantascienza e per poi averla evoluta su termini umanistici e osservatori (e quindi per aver preso il meglio dei livelli massimi della descrizione sia del contesto che del contenuto) afferma apertamente che ormai legge solo scrittori di fantascienza (i figli di puttana in questione), che sono i soli che parlano dei terribili cambiamenti che sono in corso, e anche i soli in grado di capire la natura di viaggio della vita. Un viaggio che per quanto breve per il singolo individuo durerà comunque miliardi di anni.

I soli, continua, in possesso di quel coraggio necessario per guardare il e al futuro: quelli che riescono a cogliere cosa ci fanno le macchine, le guerre, le città e le idee; e i fraintendimenti, gli incidenti, le catastrofi.

Gli unici che si chiedono se il prossimo miliardi di anni di viaggio traghetterà l’umanità verso l’inferno o il paradiso.

È chiaro che la scrittura di Vonnegut ha compreso che la fantascienza è il mezzo più adeguato possibile per raccontare le direzioni e i cambiamenti. Dopo un primo periodo caratterizzato da una fantascienza pura (che assieme all’umoristico è sicuramente il genere più difficile in assoluto da scrivere), che per l’autore appare essere stata più una formazione che una specializzazione, la sua produzione è andata infatti arricchendosi mano mano di satira politica, sociale e di costume, trasformandosi lentamente in un humor nero perfetto per raccontare l’imperfezione della nostra società e spesso la perdita di valori umani. Nonostante la raffinatezza contenutistica, lo stile di Vonnegut conserva infatti una prosa estremamente semplice, che fa dell’immediatezza espressiva e dell’umorismo, spesso estremanete raffinato, uno dei metodi più rapidi per raggiungere il lettore. Letterariamente è stato spesso associato a Mark Twain, che chiaramente supera per potenzialità fantastica

Lo si potrebbe definire, in tal senso, uno storico di quel che potrebbe, più dello scrittore che è stato. E non è certo un caso se il suo romanzo più celebre, Mattatoio n.5, forse l’opera di fantascienza che mostra una delle visioni più azzardate della consistenza della realtà (nello specifico, quella della non esistenza del tempo), in realtà non parli affatto di fantascienza; ma che sia invece una delle descrizioni più dettagliate e ricche del peggior attacco distruttivo che l’umanità ricordi (e che non è la bomba di Hiroshima, no; ma il bombardamento di Dresda del febbraio 1945, che durò tre giorni e che causò un numero imprecisato di vittime civili compreso tra le 25000 e le 40000, e che letteralmente cancellò la città. Bombardamento al quale l’autore, fatto prigioniero nel 1944 durante l’offensiva delle Ardenne e successivamente trasferito in Germania, era presente, e dal quale riucì a salvarsi solo rifugiandosi in una grotta ricavata sotto il vecchio macello sotterraneo della città: il mattatoio n. 5, appunto). Non in pochi hanno suggerito che l’opera dovrebbe essere letta a scuola almeno al pari di Se questo è un uomo di Primo Levi.

Kurt Vonnegut Jr., classe 1922, scrittore e accademico statunitense, uno dei grandi maestri delle lettere americane moderne: è stato uno degli scrittori più influenti e amati del Novecento americano. Definito dal New York Times il romanziere della controcultura, la sua opera guida un’intera generazione attraverso i miasmi della guerra e dell’avidità che contradistinguono il nostro controverso periodo storico. Era originario di Indianapolis, città in cui molte delle sue storie sono ambientate (Vonnegut partiva sempre da una visione estremamente prossima della realtà). Studiò biochimica (interrompendola per partire volontario in guerra nel 1943), antropologia (nel 1971 il suo romanzo Ghiaccio-nove del 1963 gli valse la laurea per il contributo alla disciplina), studiò credenze religiose in virtù del suo dichiarato ateismo, lavorò in una scuola per ragazzi con disturbi emozionali, fu pompiere volontario, fece il cronista ed il pubblicitario, fino a decidere di dedicarsi esclusivamente alla scrittura, scrivendo oltre all’amata fantascienza letteralmente di tutto (come racconti d’amore, che all’epoca andavano per la maggiore almento quanto la fantascienza). Tutto quello che Vonnegut ha studiato o ha fatto nella vita si ritrova nelle sue opere: neppure un grammo della sua esperienza umana è andato sprecato.

Non a caso uno dei personaggi più celebri e ricorrenti delle opere di Vonnegut (che sono tutte interconnesse di una unica continuity di fondo) è l’alter ego Kilgore Trout (egli appare in nove romanzi di Vonnegut, spesso in modo centrale), un autore che a sua stessa insaputa è probabilmente il più bravo e geniale scrittore della terra; e che nonostante ciò è talmente poco conosciuto da pubblicare i suoi racconti di fantascienza in appendice a riviste pornografiche come tappabuchi. Condizione che descrive allegoricamente gli esordi dell’autore e il modo in cui deve aver continuato a sentirsi per tutto il resto della sua vita (non bisogna dimenticare che nacque e visse in una delle tante famiglie colpite dalla Grande Depressione del ’29); visione che lo ha portato ben presto a spostarsi sui temi umanistici sopra citati.Lo pseudonimo è talmente celebre da apparire anche in La terra sotto i suoi piedi, di Salman Rushdie; e addirittura il celebre romanzo Venere sulla conchiglia del 1974 (scritto in realtà da Phil Josè Farmer) è firmato appunto da Kilgore Trout, e per temi e forma stilistica il romanzo è scritto proprio come se fosse proprio dello stesso Trout.

In seguito l’autore fu vicepresidente del PEN (un club di scrittori e poeti), docente di scrittura creativa all’Università di Harvard, presidente della American Humanist Association. Fu inoltre membro dell’American Academy and Institute of Arts and Letters e nominato Artista dello Stato di New York per l’anno 2001-2002.

Il suo primo romanzo, Piano meccanico, del 1952, descrive un’America diventata succube della tecnologia e totalmente anti-utopica. I successivi romanzi, Le sirene di titano e Ghiaccio-nove conservano l’ambientazione fantascientifica ma già servono per trattare temi umanistici (religione ed antropologia). Il successivo Mattatoio n.5 serve all’autore per affrontare il dolorosissimo ricordo del bombardamento cui assistette, che lo perseguitava da ben 14 anni. Eppure, per quanto i libri trattino sempre meno di fantascienza per trattare ben altro, in effetti lo sono sempre di più. Il fatto che mantengano comunque la coesistenza nella stessa realtà narrativa è comunque sufficiente a sottolineare che l’ambientazione fantascientifica, anche non espressa esplicitamente, viene comunque mantenuta.

I romanzi indispensabili di Vonnegut sono:

Piano meccanico, 1952
Le Sirene di Titano, 1959
Madre notte, 1961
Ghiaccio-nove, 1963
Dio la benedica, Mr Rosewater,1965
Mattatoio n. 5, 1969
La colazione dei campioni,1973
Comica finale, 1976
Un pezzo da galera, 1981
Il Grande Tiratore, 1982
Galapagos, 1985
Barbablù, 1987
Hocus Pocus, 1990
Cronosisma, 1997

cui vanno aggiunte le raccolte di racconti

Benvenuta nella gabbia delle scimmie, 1968
Sole luna stella, 1980
Dio la benedica dott. Kevorkian, 1999
Ricordando l’Apocalisse e altri scritti nuovi e inediti sulla guerra e sulla pace, 2008, postumo
Guarda l’uccellino, 2009, postumo
Baci da 100 dollari, 2011, postumo 
Kurt Vonnegut. Tutti i racconti, 2017

Le raccolte di saggi

Divina idiozia: come guardare al mondo contemporaneo, 1974
Destini peggiori della morte: un collage autobiografico, 1990
Un uomo senza patria, 2005
Quando siete felici, fateci caso, 2013, postumo

Ed il dramma teatrale

Buon compleanno Wanda June, 1970