Andrea Pazienza: genio e vita in mostra a Palazzo Albergati

Ci sono artisti che se citati evocano immediatamente luoghi, per quanto ne siano rappresentativi. Questo è il caso di Andrea Pazienza, uno dei più grandi fumettisti italiani. Pugliese, nato a San Benedetto del Tronto nel 1956, egli si trasferì a Bologna per studiare. Il rapporto con la città influenzò la sua produzione artistica e parallelamente la sua vita, che raccontò dando voce ai suoi personaggi.

Dapprima pittore, si dirige verso il fumetto perché è un’arte che consente maggiormente di raccontare storie. E lui di storie ed emozioni è vissuto.

I suoi personaggi più celebri, Penthotal, Zanardi e Pompeo, hanno nutrito la lettura e l’immaginazione di migliaia di appassionati. Il fumettista ha dato spazio anche a personaggi reali, tra cui spicca il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Penthotal è stato il primo lavoro pubblicato da Pazienza a soli 21 anni, uscito sulla Alter Alter, nata da una costola di Linus.

A Bologna, dopo 20 anni di assenza, ritorna una mostra in suo onore a Palazzo Albergati intitolata “Fino all’estremo”, organizzata e curata da Arthemisia e  visitabile fino al 26 settembre.

Le opere in mostra sono posizionate lungo il percorso in maniera inversa rispetto all’ordine cronologico. La saletta d’ingresso racchiude le opere dedicate al periodo della contestazione studentesca, il Movimento del ’77, che Andrea Pazienza ha vissuto in prima persona. Al centro si trova “Corteo a Bologna – 4/11/1974”, ma anche altri omaggi alla città e al suo fermento artistico e anticonvenzionale come la tavola dedicata a Radio Alice, la radio indipendete bolognese, di cui vi ho parlato qualche tempo fa.

La seconda sala è sicuramente la più toccante: parla nello specifico di Pompeo, il personaggio che Pazienza pensa negli ultimi anni di attività, quando il dinamismo caotico bolognese era ormai un ricordo e si trovava in un luogo tranquillo come Montepulciano, alla ricerca di un nuovo equilibrio.

L’impatto con queste tavole è molto forte perché leggendole si trova tutta la sofferenza e la difficoltà attraversata da Pazienza; le opere in questa sala sono disposte come fosse le tappe di una via crucis. Ad ogni tavola corrisponde una stazione. Nelle ultime tavole fortissimo è l’impatto della chiamata con la madre, che invita Pompeo a fare rientro a casa, mentre lui le chiede di salutargli il padre e la sorella, congedandosi dalla vita. Questa similitudine rappresenta proprio il periodo vissuto a Montepulciano e la successiva morte.

Nella terza sala sono racchiuse le opere dedicate a Zanardi (considerato il cattivo per eccellenza nei suoi fumetti) e Penthotal, che rappresenta perfettamente il suo periodo bolognese pieno di eccessi e situazioni di vita quotidiana. Nella 4° sala sono esposte le opere forse più eccessive, che ben narrano il periodo storico nel quale Andrea è vissuto, tra nuove forme di divertimento (con la nascita delle discoteche) e la difficoltà di condurre una vita normale per chi faceva uno di sostanze stupefacenti. In questa sala si trovano anche altri lavori realizzati da Pazienza: i vinili per alcuni dei più grandi cantautori italiani, su tutti Roberto Vecchioni.

La potenza espositiva qui tocca l’apice, quando Pazienza parla dell’uccisione di Francesco Lorusso. In lui convivono grottesco e quotidianità, bilanciandosi e compensandosi in un continuo alternarsi di emozioni e sentimenti. L’evento di Lorusso rappresenta una data spartiacque per il movimento del 77, che porterà ad una presa di coscienza e turberà l’anima di tutti coloro che vi parteciparono.

Nell’ultima parte dell’esposizione, si attraversa un corridoio specchiato dove il logo di PAZ fa da padrone, per giungere alla sala dedicata agli ultimi personaggi: Sandro Pertini e Papa Vojtyla. Pazienza riesce a far diventare il Presidente un personaggio ancora più pop: esaltandone le qualità di uomo “duro” ma simpatico e il suo passato da partigiano.

L’ultima tavola è dedicata alla strage di Bologna, quando un ordigno scoppiò in stazione, il 2 agosto 1980 alle 10,25. Un attacco al cuore della città che lascerà una ferita ancor oggi aperta.

La mostra su Andrea Pazienza è un’esperienza fuori dal comune: guardare le opere emoziona perché oltre al talento da disegnatore, colpiscono i testi per la loro potenza e puntualità. Si rimane scossi dal racconto di quegli anni perché Pazienza li narra nella loro interezza, includendone tutti i dettagli e gli aspetti della società.

Una mostra degna di un grande artista che narra il periodo più contraddittorio della storia recente tra colori, espressioni, passione, incertezze, ideali, politica e incoscienza.