“Sanremo sta finendo/ Lo sai che non mi va” cantano i Coma_Cose nella cover con Johnson Righeira. Siamo giunti alla penultima serata del festival, Carlo Conti lo sa e tira un sospiro di sollievo. Grazia, Graziella e Grazie al Carlo dirà Geppi Cucciari: gli ascolti volano, i tempi continuano ad essere incredibilmente rispettati e, nonostante i dissing promessi vadano scemando, la serata scorre liscissima, liberandosi di ogni macigno accumulato la sera precendente. Si canta da casa in stile karaoke nella sua migliore accezione, grazie al livello delle cover e delle esibizioni nettamente superiori rispetto agli anni passati: i pop corn pronti per TonyEffe e Fedez li abbiamo lasciati lì ma i duetti sono pensati, di qualità, al punto che risulta persino quasi difficile bocciare con gravi insufficienze.
Lontane da tecnicismi vocali, ricatti emotivi e standing ovation su richiesta, ecco le migliori 5 cover che hanno rischiato di incorrere in esibizioni imbarazzanti, tributi ruffiani ed azzardi evitabili, che invece si sono rivelate vincent, in tutti i sensi.
Nel blu, dipinto di blu – Lucio Corsi feat Topo Gigio
Quanto poteva essere rischiosa la riuscita di un duetto con un pupazzetto? In un’intervista Lucio Corsi ha detto “Volare è una canzone che parla di aria e l’aria è l’elemento della musica“. La sua visione delle cose è permeata di poesia, una bolla surreale che neanche il contesto televisivo è in grado di sporcare (e si spera sia così per sempre). Topo Gigio, la cui voce nella sua prima apparizione televisiva era proprio quella di Modugno, è di una tenerezza disarmante, un mix di nostalgia e dolcezza nel suo frac glitter e i suoi movimenti buffi. Un bellissimo momento di pura magia.
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Yes I know my way – Rocco Hunt feat Clementino
Aveva tutte potenzialità di un ruffianissimo tributo al maestro Pino Daniele. Certo tributo lo è stato, ma tutto era così fresco, spontaneo ma allo stesso tempo studiato con il religiosissimo rispetto che Rocco Hunt e Clementino nutrono verso il maestro, che la cover è riuscita a colpire nel segno. Coinvolgente ed emozionante, come quell’abbraccio sincero con sfondo Pino.
L’anno che verrà – Brunori Sas con Riccardo Sinigallia e Dimartino
Fedelissimi in arrangiamento, al pezzo e a Dalla, Brunori Sas Sinigallia e Dimartino, nonostante qualche piccola imprecisione, cantano all’insegna del buongusto che li contraddistingue, senza rivoluzioni, senza spettinamenti e commozioni a tutti i costi. È l’eleganza cantautoriale che in pochi possono permettersi. Giusta ed emozionante la precisazione del caro amico rivolto a Paolo Benvegnù, grande cantautore scomparso qualche mese fa.
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Crêuza de ma – Bresh feat Cristiano De Andrè
Nonostante i problemi tecnici che hanno messo a confronto due personalità opposte sul palco (Bresh sorrideva, De Andrè gli leggevi in faccia un paio di bestemmie da intero calendario), l’esibizione, ripetuta per ben 3 volte, a fine serata non ci è minimamente dispiaciuta; sarà per la magia del pezzo, sarà anche per quel piglio di profondo orgoglio ligure che traspare nella lingua e nei sorrisi di Bresh. Ricordiamo come la stessa sorte di microfoni non funzionanti fosse capitata a Renga qualche anno fa. Lì le bestemmie partirono da noi.
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Amor de mi vida/Aspettando il sole – Shablo con Guè, Joshua, Tormento con Neffa
Un’esibizione che è una perla da libri di storia della musica: per chi conosce il rap di oggi, per chi con questa serata ha conosciuto quello degli anni ’90, per chi quegli anni li ha vissuti. Una reunion necessaria.
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Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.