Bentrovati miei cari impasticcati nella nostra consueta pasticca divina. Un format dove ci siamo sbizzarriti a fecondare di conoscenza il nostro intelletto, attraverso la pastiglietta divina e la commedia di sir Dante Alighieri. Ora, proprio come Dante, varchiamo le porte dei cieli con il passpartù di Beatrice in barba a San Pietro, e vediamo di conoscere in chiave un po’ più filosofica e psicologica questa cantica dalle sfumature azzurre, come il cielo sopra Berlino nel 2006.
Com’è il paradiso?
Ma ora miei cari impasticcati, vi voglio porre un quesito: secondo voi com’è fatto sto famigerato paradiso? Io sapete come me lo immagino o come vorrei che fosse? Come la Kinder Paradiso. Ve la ricordate? Gustosa, vellutata, con quella passatina di zucchero a velo, che rendeva tutto più nevoso e magico, ecco io il paradiso lo immagino così, per Dante invece doveva essere leggermente diverso. Ma andiamo con ordine…
Fonte foto: Mysia
Innanzitutto per il nostro dolce Durante non è un regno che s’attacca alla terra, ma è totalmente staccato, ed inoltre è eterogeneo, non omofobico, eterno, sfavillante ed ogni elemento che lo compone, dai beati alle nuvolette è di forma totalmente spirituale.
La struttura del paradiso di Dante
Il paradiso per Dante non è affatto un regno che si aggancia alla terra, qui tutto è immerso nell’etere, una sostanza simile all’aria che muovendosi crea uno sfavillio… (uno slime praticamente dei giorni nostri).
Fonte foto: Pearl Glitter Slime, meglio conosciuta come palla di Paradiso
Dante inoltre, immagina che oltre ad una sfera chiamata “Sfera di Fuoco” perchè chiamarla “sole” era troppo semplicistico, che divide il mondo terrestre dal paradiso, intorno alla terra ruotino 9 cieli, disposti uno dentro l’altro riprendendo oltretutto la concezione tolemaica.
Le anime possono vagare allegramente nei cieli, non hanno restrizioni (poi non è dato sapere se nel duemila venti hanno dovuto seguire pure loro il coprifuoco) non come all’inferno che ognuno c’ha il suo circolino e deve stare lì a subire le pene dell’inferno (appunto). Anche se l’Altissimo ad ognuna di loro assegna un posto prestabilito ed oltre a questo le stesse si dividono sempre in sette gruppi, per le buone azioni compiute sulla terra quando erano ancora carne ed ossa.
I gruppi “spirituali”
I gruppi spirituali del paradiso in cui si suddividono i beati sono questi: Spiriti difettivi, che si trovano nel cielo lunare collocato nel terzo Canto del Paradiso. Essi sono anime incorporee, evanescenti (un po’ come se fossero riflessi in un vetro o in uno specchio d’acqua) fra le quali sbuca Piccarda Donati una nobile donna fiorentina, la quale cerca di spiegare a Dante perché si trova in quel cielo e che cosa sono gli spiriti difetti: essi essendo pervasi dalla carità, non desiderano più di quel che hanno.
Spiriti operanti per la gloria terrena, quelli onesti in politica, gli spiriti amanti, i combattenti per la fede (e non parliamo di Kamikaze, ma di martiri) gli spiriti giusti e gli spiriti contemplativi. E tu di quale gruppo fai parte?
I cieli del paradiso dantesco
I primi setti cieli nel paradiso prendono il nome di pianeti e satelliti (della Luna, di Mercurio, del Sole, di Venere, di Marte, di Giove e via dicendo), fino ad arrivare all’ottavo cielo delle stelle fisse dove si trovano le costellazioni visibili dalla terra ( Fra l’altro secondo la sottoscritta è il canto più bello del paradiso). Il nono cielo, invece è detto anche “primo mobile” in quanto essendo il cielo che si muove per primo è quello che con i suoi movimenti trascina successivamente anche tutti gli altri.
L’empireo e la big family
Al centro di questo nono cielo, c’è l’empireo, che è questo luogo sterminato di grande beatitudine e proprio qui risiede il nostro “big papi” ovvero Dio, posto al centro della candida rosa. Una sorta di anfiteatro, dove sugli spalti fanno il tifo i santi e i beati e le schiere angeliche che fanno la ola e inneggiano con cori angelici capitanati dai capi ultra Beatrice e San Bernardo di Chiaravalle che sono pure le guide spirituali nel viaggio dell’Alighieri.
Le Guide
Beatrice e San Domenico simboleggiano i due modi diversi di porsi davanti alla fede. La donna amata da Dante infatti richiama quel tipo di fede più terreno, diventando quasi una maestra di filosofia e teologia per Dante, aiutandolo a capire anche la struttura stessa del luogo. In un certo qual modo, Dante da il ruolo alla sua metà di Donna Angelo, presente nelle movimento Stilnovista del tempo: una guida che avvicina il poeta a Dio: San Domenico invece simboleggia il totale abbandono a Dio, ponendosi come un padre amorevole nei suoi confronti.
Cacciaguida, colui che aveva capito che Dante aveva l’XFactor
Inoltre ci sarà l’incontro folgorante con Cacciaguida, tra il quindicesimo canto ed il diciassettesimo con il quale Dante si soffermerà per parlare della Firenze antica e quella Firenze riprovevole del quale lui fa parte. Inoltre questo signore sarà colui che gli disse: “Senti un po’. ma perché non scrivi sto delirio che ti è capitato?!”. Cacciaguida fu il producer della Divina in parole povere.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.