Eleonora Duse: la rivoluzione del teatro

Eleonora Duse: la rivoluzione del teatro

Eleonora Duse compì una rivoluzione, in quanto ruppe totalmente gli schemi del teatro ottocentesco, introducendo un metodo istintivo e naturale, di forte impatto emotivo e visivo.

Come spesso accade, il nome della donna viene a primo impatto accostato all’immagine di un uomo. Per chi non conosce la storia del teatro, infatti, probabilmente Eleonora Duse era solo l’amante di Gabriele dAnnunzio. Si tratta invece dell’esatto contrario: fu il poeta a trarre vantaggio dalla conoscenza di una delle attrici più grandi, gettando le basi del teatro moderno. Vediamo come e perché.

Il teatro

La Duse si impose come la più grande attrice di fine Ottocento. Seppe donarsi totalmente nelle sue interpretazioni fornendo un’impronta naturale e plastica alla recitazione, rifiutando ogni forma di alterazione visiva che potesse in alcun modo modificare la sua presenza. Figlia di attori, ma cresciuta per gran parte della vita come nomade e rimasta orfana di madre molto giovane, la Duse era convinta della necessità per l’attore di essere un mezzo anonimo sacrificato all’arte.

In contrasto con i trucchi pesanti del periodo che facevano del volto dell’attore una maschera, lei si mostrava così com’era. Considerata da molti “brutta” per non rispettare i lineamenti classici delle attrici dell’epoca, la Duse non si truccava mai, né sul palco né nella vita quotidiana.

La Duse utilizzava talmente tanta espressività sul palco con la sua mimica e gestualità che non ci fu mai bisogno di recitare in un’altra lingua per lei: il pubblico capiva le sue intenzioni sul palco anche senza capire le parole.

Le sue idee sul teatro la portarono a scontrarsi con molti registi, che la umiliavano. La sua caparbietà l’aiutò, fin quando nel 1878 a Napoli portò in scena un’Elettra che “sentiva, amava, soffriva”. Nel 1882 trionfò a Torino nella Principessa di Bagdad di Alexander Dumas

Il suo modo di intendere il teatro la rese celebre in tutto il mondo; anticonformista sia per l’aspetto esteriore sia per l’approccio utilizzato durante le rappresentazioni.

Le sue interpretazioni erano così coinvolgenti che anche lei dimostrava di interiorizzare le caratteristiche dei suoi personaggi.

Gli omaggi all’attrice furono molti anche durante la sua vita: nel 1898, quando era in piena attività, il Teatro Brunetti di Bologna cambiò il suo nome intitolandolo alla Divina e divenne Teatro Duse.

La vita amorosa

Concluso un matrimonio poco felice, l’incontro fatale con D’Annunzio fu durante la messa in scena de La signora delle camelie, al Teatro Valle di Roma. Il poeta ne rimase subito ammaliato, tanto da soprannominarla La Divina, appellativo utilizzato in seguito anche dal pubblico.

Il legame amoroso e burrascoso tra la Duse e il poeta fu motivo di fortuna per quest’ultimo e contribuì ad alimentare la sua fama. D’Annunzio pubblicò un romanzo intitolato Il fuoco che descriveva il rapporto tra i due.

Dal canto suo, la Duse volle interpretare dinanzi a un pubblico poco favorevole i primi drammi dannunziani (Sogno di un mattino di primaveraSogno di un tramonto di autunnoLa GiocondaLa Gloria) che non ebbero il riscontro sperato.

La contaminazione artistica tra i due fu proficua per D’Annunzio; la Duse ispirò una parte molto importante della sua opera, tale da essere la musa ispiratrice della raccolta poetica Alcyone, la più celebre delle raccolte poetiche dannunziane.

Il loro amore altalenante si concluse nel 1904 quando d’Annunzio scelse un’altra attrice per interpretare l’unica sua opera che ebbe successo, “La figlia di Iorio”, nonostante Eleonora fosse ammalata e gli avesse chiesto di rimandare la prima.

Nel 1909 l’attrice abbandonò il teatro, salvo poi ricominciare a recitare per necessità economiche.

Herman Hesse disse a proposito della Duse:

La sua recitazione, anche quella della mani, era favolosamente fine e trascinante; la sua voce era capace di ogni sfumatura, riuscendo ad essere commoventemente infantile o a far gelare il sangue nelle vene.

Il teatro ha rappresentato tutta la sua vita: dall’impegno per cambiarne i dettami agli amori nati per mezzo di esso. La sua vita non poteva che concludersi durante una tournée, in America, su un palco.

Dopo la sua morte, la fama dell’attrice continuò. D’Annunzio la commemorò, tenendo un busto nella sua villa. Nel corso della prima guerra mondiale portò con sé due smeraldi incastonati in un anello appartenenti alla Duse come amuleto, convinto che lo avrebbero aiutato nel corso della battaglia.

A fine anni ’60 le venne dedicato uno sceneggiato andato in due puntate che potete recuperare guardando qui.

L’esempio di riscatto sociale della Duse, da bimba sola a donna affermata e rivoluzionaria nel suo campo, ci dice quanto talento e passione siano il vero motore del cambiamento.