Ho letto questo libro con una curiosità crescente, seppur con un leggero timore data la mole delle pagine di cui è composto. Non sapevo nulla del contenuto: mi ha attratto già dal titolo. Un fantasy d’eccezione! L’ho percepito fin dalle prime righe. Un mondo che sta morendo: La Terra. Gli uomini l’hanno distrutta. Mi è risultato familare. Un’assonanza triste, ho pensato. E così sono stata rapita. Catapultata in una realtà fantastica.
L’autore, Christopher Legrady, grazie alla sua storia ci riporta alla mente film epici come “Avatar” 2009 di James Cameron, oppure ambientazioni che venivano spesso utilizzate nel fantasy fine anni 80, come in “Atto di forza” 1990, di Paul Verhoeven.
La scrittura è lineare, diretta, curata. Ogni dettaglio, ogni sfumatura descrittiva dell’ambiente e dell’animo dei personaggi, della loro espressione corporea, il cosiddetto linguaggio non verbale, descritti con precisione, sono il punto di forza di questo romanzo. Il lettore entra in ogni ambiente, come per esempio le case sugli alberi create dagli arborei, o il frutteto , – necessario per il sostentamento del villaggio, con la coltivazione di frutti e verdure così fantastiche, che ci si chiede quanto tempo, e studio ci sia voluto per la costruzione di una simile invenzione, – e in ogni protagonista, gustandone l’essenza e percependo a pieno il messaggio che vuole trasmettere e per cui è stato creato.
La trama
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.