“Confidenza”, l’ultimo romanzo di Domenico Starnone, esce nel 2019 edito da Einaudi, chiudendo la trilogia sentimentale dello scrittore napoletano, che comprende anche “Lacci” (2014, Einaudi) e “Scherzetto” (2016, Einaudi).
Pietro Vella, il protagonista, è un professore di lettere non molto lontano da altri professori già incontrati nella letteratura di Starnone: idealista, appassionato, simpatizzante degli studenti meno diligenti e inquadrati. Ed è proprio di una delle sue ex studentesse che finisce per innamorarsi, Teresa, folle, brillante, ribelle e conflittuale.
Il romanzo inizia agli sgoccioli della loro tutt’altro che serena storia d’amore. È in questo momento che Teresa, un po’ per un gioco crudele, un po’ per tenere l’uomo legato a sé, convince Pietro a confidarsi il loro segreto più inconfessabile:
“Facciamo che io ti racconto un mio segreto così orribile che nemmeno tra me e me ho mai provato a raccontarmelo, e tu però me ne devi confidare uno equivalente, qualcosa che se si sapesse ti distruggerebbe per sempre”.
Lo scambio di confidenze assume le sembianze un patto di sangue tra di loro, un “matrimonio etico”, come lo definiranno in seguito, un ricatto autoinflitto che li tiene incatenati l’un l’altra anche dopo la loro separazione. In seguito Pietro sposerà Nadia, mite professoressa di matematica con velleità di carriera soffocate per fare spazio a quelle del marito. Teresa, invece, partirà per gli Stati Uniti dove diventerà una famosa e brillante scienziata.
I successi di Teresa spingeranno Pietro ad andare oltre i panni del semplice professore di periferia e ad assumere quelli dello scrittore, che sembrano calzargli a pennello: tutti lo ammirano e lo stimano. Chiunque nota e apprezza la sua nobiltà d’animo, il suo candore, il suo intelletto acuto, la sua onestà. Tutti tranne Pietro stesso, il quale si considera invece un impostore, un bugiardo, uno con la coscienza sporca, che da un momento all’altro potrebbe essere smascherato. Pietro comincia quindi a vivere la sua vita, apparentemente serena e felice, con ansia e con il continuo desiderio di dimostrare a se stesso e agli altri quanto sia una brava persona e quanto meriti di essere assolto per degli errori che solo lui e Teresa conoscono.
Il romanzo si dipana in tre racconti, tre sguardi differenti sui fatti. Il primo e più lungo è raccontato dalla voce di Pietro che narra la storia a partire dalla sua giovinezza nella Roma degli anni Ottanta, fino ad arrivare ai suoi successi e i suoi turbamenti dell’età più matura; i conflitti con se stesso e quelli silenziosi della moglie nei suoi confronti; il rapporto con i tre figli, Emma, Sergio e Ernesto; l’epistolario con Teresa, una forma di controllo sulle sue paure.
Il secondo racconto ha la voce di Emma, primogenita di Pietro e Nadia, ormai adulta e nota giornalista. La figura di Pietro, raccontata dal punto di vista di una figlia innamorata del padre, appare molto lontana da quella delineata dal protagonista stesso.
Ma ancora un altro Pietro incontriamo nel terzo racconto, quello conclusivo, narrato da Teresa, ormai anziana, che dimostra tutta la forza distruttrice di cui Pietro ha sempre avuto terrore. Teresa, ancora una volta, decostruisce il castello di sabbia che Pietro e Emma hanno tentato di tenere in piedi per tutto il romanzo, dimostrando, insieme all’autore, quanto la narrazione, come la vita, sia una materia corrotta da soggettività e quanto sia compito del lettore ricostruire la vicenda completandola con la sua interpretazione dei fatti, la sua morale, il suo modo di guardare il mondo.
Classe ’84, laureata in lingue straniere e discipline dello spettacolo. Ama il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte e la scrittura. Indossa spesso gli occhiali da sole “per avere più carisma e sintomatico mistero”.
Ha scritto due fumetti (“I Voccapierto’s – Le Origini” e “I Voccapierto’s – Back to the Vocca”) e ogni tanto insegna quel poco che ha imparato in giro. Il resto del tempo aspetta che suo figlio si addormenti per leggere un libro.