Finalmente è stato autorizzato il primo suicidio assistito nel nostro Paese. A beneficiarne sarà Mario. Il nome di fantasia è stato scelto dai media per raccontare la storia di un uomo di 43 anni, tetraplegico, che da dieci vive immobilizzato a letto a causa di un incidente stradale. La sua condizione, purtroppo, non gli impedisce di provare dolore e di restare lucido: vede e sente tutto, riesce a parlare e comunica chiaramente la sua decisione di morire.
Ha infatti recentemente affermato:
“A chi pensa che io stia sbagliando, vorrei chiedere: vieni qui accanto a me per una settimana, una sola. Poi capirai.” […] Sono una persona al limite della sopportazione.”
Il fatto
Per poter compiere le sue scelte, Mario ha dovuto appellarsi all’Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche, che ha inizialmente negato il consenso. Ha deciso così di intraprendere una vera e propria battaglia legale per far valere il diritto di decidere per la sua vita, anche nel momento della fine. Dopo due diffide, è riuscito a ottenere una visita specifica per la verifica delle sue condizioni vitali e, solo dopo ciò, il Comitato Etico ha confermato che l’uomo ha oggettivamente i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito. Si tratta di una decisione storica, la prima per il nostro Paese.
L’associazione Luca Coscioni
Per fare ciò è stato supportato dall’Associazione Luca Coscioni, che da sempre si batte per le libertà civili e i diritti umani. Dopo all’aiuto che il presidente Marco Cappato ha dato a Dj Fabo, la Corte Costituzionale ha riconosciuto nel 2019 il diritto al suicidio medicalmente assistito. Tuttavia, in Italia manca ancora una legge che preveda e regolamenti questa possibilità. Questa associazione si batte da sempre ottenerla e i risultati iniziano a intravedersi.
Controversie
Nonostante il Comitato Etico dell’azienda ospedaliera delle Marche (Asur) si sia espresso a favore, ancora l’attuazione è dibattuta per una serie di motivi. Innanzitutto, è ancora dubbia la modalità con cui si porrà fine alla morte del paziente. L’uomo aveva fatto richiesta di un farmaco specifico e addirittura della grammatura da utilizzare. Tuttavia, la quantità esplicitata non trova riscontro nei manuali scientifici di riferimento e, inoltre, non si sa ancora in che modo tecnicamente essa si potrebbe somministrare. Questi dubbi porteranno a un sicuro ritardo nell’attuazione del suicidio assistito. La decisione spetta ancora una volta all’Asur e sarà di conseguenza necessario tornare in tribunale. L’Associazione Coscioni ha condannato la regione Marche con queste parole:
“Ciò che la regione non dice è che la responsabilità di definire le procedure tecniche non è mai del malato, ovviamente, ma del Servizio sanitario, che però si rifiuta di farlo. Se necessario e se i tempi dovessero dilatarsi ancora, siamo pronti ad azionare tutti gli strumenti necessari per far rispettare il diritto del paziente a porre fine alle proprie sofferenze.”
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.