L’arte di strada è più comunemente nota con l’espressione “murales”, vocabolo spagnolo con cui si indicano le rappresentazioni artistiche eseguite per strada. Secondo Treccani un murale è “la rappresentazione pittorica di scene per lo più d’ispirazione social-popolare, eseguita, anche a più mani, su muri, facciate di edifici, grandi pannelli di materiale vario, generalmente posti in luoghi aperti”. Pertanto ciò che contraddistingue un murale sono soprattutto il tratto semplice e la vivacità dei colori, oltre all’immediatezza visiva.
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Nascita, diffusione e differenze con i graffiti.
I murales nacquero in Messico negli anni Venti del Novecento: recavano messaggi di denuncia sociale e giustizia politica per sensibilizzare le masse. Il linguaggio esplicito dei murales non sempre era realistico e spesso faceva da sfondo a una rappresentazione figurata.
L’arte di strada messicana si è diffusa in tutto il mondo arrivando in Italia poco dopo l’ascesa di Benito Mussolini. Il regime fascista, infatti, vedeva in questo stile artistico un efficace strumento di potere e guida spirituale del popolo italiano. Tanto che, nel 1933, l’artista Mario Sironi scrisse il “Manifesto della pittura murale” ufficializzandone così l’adozione nel nostro paese.
Nell’arte di strada afferiscono anche i “graffiti”, spesso erroneamente confusi con i murales (graffito significa “segnato con una punta”). Tuttavia, essi hanno origini e caratteristiche diverse: nascono infatti sempre in America del Nord ma negli Stati Uniti. Apparsi inizialmente nel Bronx negli anni Sessanta del Novecento, i graffiti consistevano in firme rilasciate dalla gioventù del luogo. Le loro firme erano segno di affermazione sociale, incise da adolescenti con scarse opportunità economiche allo scopo di marcare il territorio. Solo negli anni Ottanta il graffitismo diventa linguaggio artistico internazionale, grazie all’opera di giovani quali Keith Haring e Jean-Michel Basquiat.
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Dove trovare i murales in Italia
Passeggiando nelle principali metropoli italiane, da Milano a Torino, da Roma a Napoli, è facile imbattersi nell’arte di strada. Questo, però, vale anche per i più piccoli centri urbani, tristemente noti per essere sempre più disabitati e anche abbandonati a sé stessi. Anche per questo motivo, molti artisti di strada hanno deciso di restituire loro più attrattività dipingendo sulle facciate delle case.
È stato il caso di Cacciano, un paesino della campagna marchigiana che da tempo versava in stato di abbandono. Nel 2009, però, due paesani – Renzo Barbarossa e Mariangela Biagini – ebbero l’idea di dipingere dei murales e, così facendo, hanno rivitalizzato le strade. Particolarmente significativo è il murale di Federico Zenobi, un altro street artist che ha raffigurato la signora Italia, abitante storica del piccolo paese.
Un altro borgo divenuto celebre per le sue mura (ri)dipinte è Dozza, un borgo medievale a circa 6 chilometri da Imola, da molti considerato un museo a cielo aperto per la massiccia presenza di murales in giro per le strade.
Nasce a Milano il 31 agosto 1998 da madre e padre egiziani, originari del Cairo e cresce con il piede in due staffe: da un lato, viene educata in seno alla cultura italiana, ampiamente assorbita sui banchi di scuola iscrivendosi al liceo classico, dall’altro si nutre di tutto ciò che ha a che fare con il mondo arabòfono. Di fatto è bilingue, ma non chiedetele quale dei due idiomi preferisce: sarebbe come scegliere tra mente e cuore. Inoltre, mentre cerca di capire cosa fare da grande (in verità le piacerebbe tornare bambina e passare i pomeriggi a guardare cartoni animati alla televisione), si dedica alla scrittura di articoli online per testate giornalistiche.