Immaginate di ricevere una mail con riportato solo luogo, data e orario, presentarvi all’appuntamento senza sapere effettivamente cosa vi aspetterà, ma portando con voi la sola certezza di assistere a un concerto. Si, ma di chi?
Fonte foto: cbsnews.com
Nell’era della musica a portata di clic, sembrerebbe la trama di una nuova serie Netflix e invece è semplicemente il concept di Sofar Sounds, il format internazionale nato dal genio di tre ragazzi inglesi nel 2009 e che nel consolidarsi in tutto il mondo nelle sue relative declinazioni (Sofar Sounds Los, Sofar Sounds NYC, ecc.) con il tempo è diventato il passpartù per vivere serate imprevedibili all’insegna della musica con una sola promessa: ascoltare artisti emergenti in un contesto intimo e raccolto.
Come nasce Sofar Sounds
Tornare ad ascoltare e non più a sentire tra un pubblico raccolto, che potremmo definire di nicchia e che intende la musica come un momento intimo d’ascolto, magari tra amici in una stanza tra una birra e uno snack.
Questa è la promessa di Sofar Sounds un format nato nel 2009 dall’idea di Rafe Offer che, riunendo alcuni amici e conoscenti nel suo appartamento a Londra, abbozzò un primordiale “secret concert da camera”, il primo di una lunga serie firmato Sofar Sounds.
Cos’è Sofar Sounds
Ad oggi Sofar Sounds potremmo definirlo una vera e propria community che, coerente con il suo esordio londinese, accoglie artisti, spesso emergenti, e un pubblico ristretto in venue uniche.
“Sofar”, infatti, è l’acronimo di “songs from a room” letteralmente “canzoni da una stanza” e riassume in pieno l’esperienza che si può vivere durante questi secret concert.
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I partecipanti, infatti, si accomodano a terra in una stanza, che può essere una casa privata, un piccolo club, uno studio di registrazione o una galleria d’arte. In questo ambiente intimo, si immergono nell’ascolto attento di concerti che spaziano tra diversi generi musicali, mentre condividono un drink e hanno l’opportunità di fare nuove conoscenze.
Come si partecipa a un Sofar Sounds
Gli eventi di Sofar Sounds, solitamente organizzati in orario serale, accolgono un pubblico per antonomasia ristretto che può variare da alcune decine a poche centinaia di persone.
Parteciparvi è semplice: il team di curatori di ogni città annuncia sul sito ufficiale e sui relativi social data e città in cui si terrà il concerto. Chi desidera partecipare può iscriversi lasciando i propri recapiti e riceverà una conferma mezzo mail solo se selezionato. La location esatta, invece, verrà comunicata solo 36 ore prima dell’evento, mentre gli artisti che si esibiranno rimarranno una sorpresa fino al momento dell’arrivo.
Fonte foto: sofarsounds.com
Ogni concerto di Sofar Sounds vede solitamente l’esibizione di tre artisti, ciascuno con set di 20-30 minuti, intervallati da brevi pause per il cambio palco. All’ingresso viene suggerita una donazione “a cappello” di circa 10 euro, destinata a coprire in parte i compensi per artisti e in parte le spese base per gli addetti ai lavori.
Mentre, per gli artisti interessati a esibirsi o coloro che desiderano offrire uno spazio per ospitare un evento possono contattare gli organizzatori locali attraverso il sito ufficiale di Sofar o attraverso i loro canali social.
I personaggi famosi che si sono esibiti a Sofar Sounds
Sofar Sounds, con sede centrale negli Stati Uniti, oggi è una realtà attiva in circa 400 città, spaziando da Parigi a Chicago, da New York a Madrid con eventi organizzati anche in diverse località italiane come Bergamo, Milano, Genova, Napoli, Udine e Ancona.
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In quasi quindici anni, oltre 30mila artisti hanno calcato gli intimi palchi delle location che hanno ospitato Sofar Sounds: non solo talenti emergenti, ma anche nomi già affermati o destinati a diventarlo del calibro di Teddy Swims, Leon Bridges, Khruangbin, Billie Eilish (2016) e Ed Sheeran (2017).
Fonte foto: billie-eilish.org
Invece, in Italia tra gli artisti che hanno partecipato troviamo La Rappresentante di Lista, Joan Thiele e Margherita Vicario.
Sono una Boomer intrappolata nel corpo di una Millennial a cui piace scrivere. Ho un background variegato, sono eclettica e la semplicità non sempre fa parte di me (fortunatamente). Ho qualche laurea che attesta la mia specializzazione nel settore food, ma la verità è che mi piace comunicare il cibo in ogni sua forma, mi occupo di formazione, adoro la cultura coreana, la musica underground e vorrei essere perennemente affetta dalla sindrome di stendhal. A livello associazionistico, ricopro il ruolo di Responsabile Comunicazione, Marketing, Ufficio Stampa e Social Media Manager di Slow Food Roma & MULTI, viaggio alla scoperta delle culture e cotture che ci uniscono, evento a cura di Slow Food Roma & Lucy – Sulla cultura, ormai alla sua seconda edizione. Ho collaborato con media territotiali e riviste on line, ma Hermesmagazine è stata l’opportunità per entrare a far parte di una vera e propria redazione giornalistica ed avere uno spazio dove esprimermi e permettere alla mia natura dinamica di captare nuovi stimoli e trasformarli in occasioni per imparare e superare i miei limiti.