Il poeta della tenebre: Ugo Foscolo

Caricatura in copertina: Emiliano Bruzzone

Bentrovati miei cari amanti della “letteratio” impasticcata italiana. Pronti per un nuovo viaggio ai confini della mente dei nostri grandi autori italiani e non? Oggi le nostre pillole mensili, ci porteranno nella prima parte della conoscenza del poeta delle tenebre: colui che “se non ti tocchi quando lo senti nominare fa piu effetto di uno specchio rotto che ti manda gli accidenti per sette anni“. Partiamo già dal suo cognome che è tutto un programma: Foscolo. Che dal bergamasco “Fosco” ci fa comprendere, già che tipo di persona ci troviamo davanti: un vero gothic boy amante delle tenebre degli anni 700-800.

Bibliografia del tipico poeta emo

Se fosse esistito ai giorni nostri, probabilmente, assumerebbe le sembianze di Bill Kaulitz dei Tokio Hotel nell’era in cui cantava Monsoon ma dovete sapere che il caro Ugo Foscolo, emanò il suo primo grido di sofferenza a Zante, una delle Isole Ionie facenti parte la penisola Greca che all’epoca apparteneva alla Repubblica Veneta, esattamente il 6 febbraio 1778. Figlio di Andrea Foscolo e Diamantina Spathis. Dopo la scomparsa del padre, è proprio con la madre e i tre fratelli che si trasferisce nella Serenissima Venezia, e sin da subito esprime un animo ribelle ed appassionato alla lettura classica di greci e latini e i testi a lui contemporanei italiani e stranieri che spaziavano dalla politica alla filosofia. Infiammato da un ardente patriottismo sposa gli ideali della Rivoluzione Francese, sognando anche per la Repubblica veneta, e l’Italia intera, un futuro di grande libertà ed indipendenza. E sicuramente una sepoltura per coloro che cacano un po’ fuori dal vaso anche nella vita.

Non solo pessimismo…

Foscolo si ritrovò a vivere un periodo di grande cambiamento sociale, e di turbamenti personali che a quanto vediamo sono stati parte integrante della sua arte. Proprio come il caro Giacomino Leopardi, egli era, ed è uno di quei poeti che vengono definiti oscuri e pessimisti, per il loro modo di vedere, mentre per il mio modo di vedere la vita, questi poeti sono tra i pochi che sanno scorgere, anche un po’ di luce, in quello che molti si fossilizzano a pensare che sia solo buio, dolore, e dramma.

La vita è anche questo. Purtroppo e per fortuna. E sono lieta, di asserire al fatto che qualcuno che studiamo a scuola (anche se io offrirei ai ragazzi non solo il mediocre “pessimismo e ombroso” Foscolo), possa entrarci cosi tanto anche nell’esistenza quotidiana, con riflessioni, che non ci dovrebbero solo fare toccare le balle, ma anche – e soprattutto – riflettere.

Durante il periodo che vide Napoleone Bonaparte fu affascinato dal neoclassicismo, adorava i classici latini e greci, e nelle sue opere si coglieva quell’idea di perfezione, armonia, bellezza interiore (non solo esteriore) propria della cultura dell’Ellade antica. In seguito al Congresso di Vienna e alla Restaurazione che, oltre a riportare sul trono i vecchi sovrani, aveva cancellato con un colpo di culo tutti gli ideali illuministici portati avanti nella rivoluzione, Foscolo sprofondò in una crisi profonda e diventò un esponente del pensiero romantico, asserendo ad una sfiducia totale verso il mondo e la società di allora (n’te preocuppa’ Foscolè, qua semo tutti sulla stessa barca), insomma non sapeva più in che cosa e soprattutto a chi credere.

Dopo un periodo tormentato trovò rifugio nella realtà che da voce al sentimento ovvero tutto ciò che riguarda l’arte, la bellezza, la patria, ma soprattutto la poesia.

E come era la sua poesia? Oscura? Tenebrosa? Ve lo rivelerò nel prossimo articolo delle nostre super Pasticche Letterarie.

Nell’attesa, buona impasticcata a tutti.