Foto copertina: Medteranneo.it
Come si fa a parlare di grandi donne? Muse che hanno ispirato il mondo, non solo l’uomo, ma anche il cielo, se non si pensa in primis alla grandezza poetica di Beatrice? La donna angelo che ha segnato i cantici paradisiaci della Divina Commedia. E come si fa soprattutto a pensare a una donna sola che possa emulare la grandezza divina di Beatrice nel Novecento? È difficile pensarlo, perché di donne che hanno sempre cercato una via d’uscita per “riveder le stelle” ce ne sono tante. E per una tale impresa, questo articolo va scritto davvero con il cuore tra le mani e il coraggio nell’animo. Perché sì, Beatrice vive nel cuore di ogni donna che ha segnato la nostra epoca, e forse un po’ in tutte le mamme. E allora andiamole a scoprire, queste grandi donne angelo. Il loro è uno sguardo altamente femminile sul nostro mondo: aspirano a coltivare un’attenzione verso la realtà, senza però volerla dominare. Esse sono Edith Stein, Simone Weil, Hannah Arendt, Maria Zambrano. Le prime tre hanno solo sfiorato il sommo poeta, attraverso una redenzione concreta di vita, tranne l’ultima, che vi dedicò un saggio.
In cosa ci possono aiutare queste donne? Sicuramente a comprendere meglio la loro filosofia di vita. Il canto al quale possiamo ispirarci è sicuramente quello del Paradiso, dove Dante e Beatrice volano in direzione dell’astro, un’immagine abbagliante e ricca di significato, e qui avviene l’incanto. La superficie lunare è composta da diamanti che però, miracolosamente, non si scompongono al loro passaggio
“Com’acqua recepe, raggio di luce permanendo unita.”
II canto, Paradiso
Ed è proprio questa immagine che ci dovrebbe far comprendere, in qualche maniera, l’importanza dell’accompagnare, senza recare danno all’integrità mentale dell’altro. Esattamente come un raggio di luna che entra nell’acqua. Ed ecco la prima grande immagine che possiamo dare a queste donne: il fatto di non aver scombussolato la realtà, ma di averle comunque conferito una magia diversa. Una visione diversa, che tutti dovremmo conoscere.
Edith Stein
Edith Stein, di origine ebraica nacque a Breslavia il 12 ottobre del 1981 e morì deportata ad Aushwitz il 9 agosto del 1942. Divenne una monaca e gli fu imposto il nome di Teresa Benedetta della Croce; è stata una grande filosofa e mistica dell’Ordine delle Carmelitane scalze, vittima delle atrocità della Shoah. Nel corso della sua vita convertì alla visione cattolica, dopo un periodo di ateismo della prima adolescenza. Venne arrestata dai nazisti proprio proprio per il suo essere ebrea e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa, venne trucidata.
Quale fu il suo raggio di luna che colpi l’acqua senza incresparla? Sicuramente il suo convertirsi in un credo che l’ha portata a una visione molto più contemplativa della vita, senza fare troppo rumore, ma con una conoscenza filosofica cresciuta con gli anni che sicuramente le ha dato anche delle buone basi scientifiche. E perché, nel suo piccolo, ha aiutato il popolo ebreo scrivendo una lettera all’allora Papa Pio XII, nella quale asseriva a ciò a cui si stava andando incontro con l’avvento del nazifascismo, e sulle conseguenze catastrofiche che la becera mente umana di certe persone avrebbe portato all’umanità e alla storia intera. Papa Giovanni Paolo II la proclamò patrona d’Europa.
Simone Weil
“Soltanto Hitler ha finora colpito l’immaginazione delle masse. Ora bisognerebbe colpire più forte di lui. Questo corpo femminile costituirebbe senza dubbio un mezzo in grado di riuscirci. […] Questo corpo da una parte e le S.S. dall’altra creerebbero con la loro contrapposizione un’immagine da preferire a qualsiasi slogan. Sarebbe la rappresentazione più clamorosa possibile delle due direzioni tra le quali l’umanità oggi deve scegliere.”
Ho letto questa frase, scritta e detta da questa grande donna pensatrice e tormentata e mi sono davvero emozionata. Una donna in cui mi rivedo molto, soprattutto per la grandissima sensibilità che mostrava al mondo senza mai, e dico mai, disturbarlo, proprio come i piedi di Beatrice, sui diamanti dei cieli paradisiaci di Dante. Una donna legata alla religione, quanto alla filosofia. È stata come Edith Stein un filosofa, mistica e scrittrice francese, la cui fama è legata, oltre che alla vasta produzione saggistico-letteraria, alle drammatiche vicende esistenziali che ella attraversò fin dalla prima infanzia, con una salute molto cagionevole, fino alla scelta di lasciare l’insegnamento per sperimentare la condizione operaia, fino all’impegno come partigiana attiva, nonostante i persistenti problemi di salute. La strenua accettazione della sua sventura e della vita poco felice che la circondava è un tema centrale della sua riflessione matura, ed ebbe a essere, di pari passo con l’attivismo politico e sociale, una vera e propria costante delle sue scelte di vita, mosse da una vivace dedizione verso la solidarietà umana, spinta fino al vero e proprio sacrificio di sé.
La sua complessa figura di donna, accostata in seguito addirittura a quella dei santi, è divenuta celebre anche grazie allo zelo editoriale di un grandissimo scrittore, Albert Camus, che dopo la morte di lei a soli 34 anni, ne ha divulgato e promosso le opere, i cui argomenti spaziano dalla filosofia, alla politica passando per l’etica, per la metafisica ed estetica comprendendo anche delle poesie. Il 15 aprile del ’43 viene trovata svenuta nella sua camera e condotta in ospedale. Affetta da una forma fulminante di tubercolosi, le sue condizioni si aggravano e muore il 24 agosto ad AshFord, vicino Londra, spegnendosi nel sonno. Nella primavera dell’anno precedente alla sua morte aveva scritto all’amico Padre Perrin queste parole, che vi invito a leggere:
“Mi sono sempre proibita di pensare a una vita futura, ma ho sempre creduto che l’istante della morte sia la norma e lo scopo della vita. Pensavo che per quanti vivono come si conviene, sia l’istante in cui per una frazione infinitesimale di tempo penetra nell’anima la verità pura, nuda, certa, eterna. Posso dire di non avere mai desiderato per me altro bene.”
E aveva continuato ravvedendo il mondo intero prima di morire con quest’altra dedica molto profondo:
“Non siate ingrati verso le cose belle. Godete di esse, sentendo che durante ogni secondo in cui godete di loro, io sono con voi… Dovunque c’è una cosa bella, ditevi che ci sono anch’io.”
Hanna Arendt
Un’altra figura unica nel panorama di queste donne è sicuramente Hanna Arendt, che ha una biografia per molti aspetti drammatica, segnata dall’esilio dalla Germania nazista, dalla faticosa ricostruzione di una vita personale e professionale negli Stati Uniti d’America, e pertanto anche alle opere caratterizzate da un’attualità che continua a rinnovarsi. Come tutte le altre donne di cui abbiamo scritto, anche lei dal profondo del suo dolore è riuscita a innalzare la sua filosofia e il suo sapere, e l’ha utilizzato mantenendo una grande costante, ovvero quella di riconoscersi in tanti piccoli pezzi che si fanno con l’esperienza, anziché il totalitarismo della società che ci dipinge “per quello che siamo” attraverso ciò che abbiamo. Un’imponente biografia, che non lascia spazio al banale o alla pochezza intelettuale di una societa, non in grado di percepirsi prima umana e poi per tutto il resto. Anche lei, come molte sue colleghe scrittrici, si è battuta, attraverso il suo fervido sapere, contro un’amoralità dettata da una situazione politica in bilico.
Maria Zambrano
La filosofa Maria Zambrano non avrebbe mai incoraggiato un’attenzione mediatica e social rivolta sua persona. Sperava che il suo nome non comparisse da nessuna parte: le interessava solo scrivere ed esistere per i suoi amici e “per coloro che si presentano con il cuore aperto“. Eppure, davanti ai suoi testi così traboccanti di sapienza, si ha la certezza che assecondare questa sua ritrosia sarebbe un grave torto per l’intera umanità. E infatti, i suoi testi e la sua filosofia sono uscite allo scoperto è hanno dato la possibilità a molti di riflettere e pensare sui veri valori della vita. Era convinta che al mondo non avrebbe potuto fare altro che “vivere pensando” e, occorre aggiungere, “da donna” quale era, che pensare per lei significava guardare cio’ che ci sta intorno “attraverso l’anima”. E forse era proprio questo che fava Beatrice, era la guida di Dante nella bellezza della luce divina, lo prendeva per mano, perché anche le cose belle fanno paura, e sono difficili da raggiungere; ecco, la bellezza di queste donne ineguagliabili. Forse una cosa ce l’hanno insegnata: l’umanità ha bisogno di qualcuno che, prima di essere influente, influecer, attivista sfegatato, sappia fare la differenza. In silenzio. E se loro l’hanno fatto, e hanno toccato i cuori, spero ci siano molte altre donne, in grado di rendersi utili al mondo, semplicemente esistendo.
“Fa piu rumore il tuo silenzio che le urla della gente, un albero che cade, che una foresta intera che cresce.”
Fiori di Chernobyl
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.