Tra le stelle e i pianeti, Niccolò Lavelli, in arte Calvino, nato nella decade delle paillettes e dei colori sgargianti, emerge dalla nebbia padana della sua terra natìa e ci guida in un viaggio interspaziale, da Saturno, passando per Marte. Un ritorno a casa dopo tanto girovagare, grazie all’Astronave Madre, questo il titolo del suo ultimo lavoro, uscito il 19 marzo scorso. Nove tracce, tra il dream pop della title track e le malinconiche sonorità dei singoli Che male c’è, E tu e Saturno che hanno anticipato l’uscita ufficiale del disco; Calvino ci racconta storie che portano lontano, bevendo un “caffè e latte nello spazio“, per rivedersi esattamente al punto di partenza, ma stavolta con una consapevolezza in più. Una dose massiccia di memorie, ricordi di esperienze che ancora oggi risultano vivide nella mente e che con naturalezza vengono trasposte in parole e musica. Un piacevole ma, allo stesso tempo, profondamente nostalgico viaggio, aldilà dello spazio e del tempo, per ritrovare il porto sicuro, la famiglia, se stessi.
Abbiamo fatto qualche domanda a Calvino sulla sua Astronave Madre e sui motivi che l’hanno spinto ad abbandonare il pianeta Terra.
Il progetto Calvino porta con sé il peso di un nome altisonante. Cosa c’è dietro questa scelta?
Ho pensato di avere bisogno di una guida e di una protezione.
Le prime pubblicazioni, gli EP Giuda e Occhi pieni occhi vuoti risalgono rispettivamente al 2011 e al 2013. Da allora che evoluzione c’è stata?
Il primo Ep Giuda è uscito a mio nome. Ero ancora alla ricerca di una mia identità in quello scrivevo. Occhi pieni occhi vuoti invece è stata la prima uscita a nome Calvino e credo che sia stato anche il momento nel quale ho capito come e di cosa mi piace scrivere.
L’ultimo album, uscito poco più di un mese fa, ci propone un viaggio interspaziale, da Saturno, passando per Marte, per poi fare ritorno all’Astronave Madre. Calvino ci suggerisce una fuga dal pianeta Terra o un sereno ritorno dopo aver tanto girovagato?
L’astronave madre è sia un punto di origine che di arrivo. A volte anche le fughe sono solo dei passi indietro piuttosto che avanti. In questo disco ho dovuto fare i conti con le mie origini e le mie questioni irrisolte e quindi ripercorrere il percorso all’indietro per poter finalmente scoprire mondi diversi.
Anche nel lavoro precedente, Gli Elefanti, c’era un pezzo con un forte richiamo al mondo interstellare, Gli astronauti. Un caso che ci sia sempre l’universo di mezzo?
No non è un caso, è una metafora ricca di materiale che mi aiuta a mettere in parola cose che altrimenti rimarrebbero inespresse.
La title track Astronave Madre ci porta in una nuova dimensione, con le sue contagiose sonorità dreamy. Di che parla?
Parla di quanto sia difficile sentirsi un granello minuscolo nell’universo e nonostante questo provare ad essere felici.
Hai condiviso il palco con importanti artisti della scena cantautorale italiana. Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
Sono molto curioso della prossima uscita di Iosonouncane e collaborare con lui sarebbe molto bello.
Quale frase racchiude l’essenza di Calvino oggi?
Non saprei proprio, spero che non si possa racchiudere in una frase.
Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.