La poetessa newyorkese Louise Glück, contrariamente a ciò che il pubblico presumeva, lo scorso anno ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura, da molti già previsto in seguito ai diversi riconoscimenti ottenuti, come ad esempio, il Premio Pulitzer per la Poesia.
Mettendo tutta sé stessa nei suoi testi, individuiamo nella Glück una precisione linguistica mescolata al suo tono austero. Immergendosi completamente all’interno delle sue opere, fa trasparire tutto il dolore e la difficoltà dovute alla critica fase dell’anoressia, durante la sua adolescenza, la quale non le ha permesso di continuare gli studi. Louise, mente curiosa e in costante movimento, non ha mai smesso di proiettarsi verso la poesia.
Trattando di temi come la morte, la perdita, il rifiuto, una delle tematiche innumerevoli volte ritrovate, è quella legata al trauma. Con una sottile ironia e con una forte intransigenza riesce in ogni modo a fornire delle forze opposte ai precedenti temi. Con l’utilizzo di una poesia severa fa di continuo riferimento al mito, legandolo alla propria esperienza di vita. Miti e personaggi della cultura classica e biblica non possono non mancare, spiccando in maniera distintiva, grazie al taglio umano che la scrittrice gli dona, fin dai suoi primi testi come Il Trionfo d’Achille. Sebbene introduca diversi argomenti difficili da affrontare, riesce perfettamente nel suo intento, incentivando il lettore alla comprensione dei problemi, invogliandolo a scorgere gli elementi più oscuri delle sue poesie. La sua non è una poesia consolatoria, ma certa, solida, capace di surclassare, attraverso il mito, il caos della vita.
All’interno delle 12 raccolte di poesie, nate durante i suoi 50 anni di carriera, spicca per bellezza L’Iris selvatico, arrivato a noi grazie a BacigaLupo nel 2003, sebbene sia stato scritto nel 1992. All’interno del catalogo cantato in un giardino edenico nel Vermont, ella stessa intenta nel dialogare con diversi fiori, racconta delle sue esperienze e nomina alcuni dei propri familiari, presentando poesie che si alternano a due serie: Mattutine e Vespri. La poetessa-giardiniera intride i suoi versi di riferimenti personali, non mancando alla rappresentazione ieratica del rapporto natura-uomo. Benché spesso sia omologata alle altre menti brillanti della poetica femminile americana come Emily Dickinson, Louise Glück è sempre in continuo cambiamento.
La poetessa ci spinge alla curiosità e alla sorpresa verso i variegati testi letterari, invitandoci a evitare le mode e temi d’attualità spesso triti. Anders Olsson, presidente del comitato, nell’annunciare la presentazione ha sottolineato che la sua “intelligenza austera, ma anche giocosa, unita al suo raffinato senso compositivo” la rendono degna di essere la sedicesima donna a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, rendendo questo un passaggio fondamentale per la sua affermazione nelle librerie Italiane.
Hi Guys! Sono Chiara, sebbene le presentazioni non siano il mio forte… preparatevi a tre righi intensi di sonno…
Nata sotto il segno del sagittario, come tale il mio punto forte è l’ironia, il debole ancora da scoprire… scherzo, è la buona cucina! Nel mezzo troviamo passione per l’arte, la letteratura, i viaggi e la scrittura.