Nino Manfredi, un “friccico ner core”

E’ il 22 marzo del 1921 quando a Castro dei Volsci nasce il ciociaro italiano, dalla faccia così italiana che diventerà uno degli attori più amati del Bel Paese. Il suo nome Saturmino, in arte Nino Manfredi.

Un animo ribelle, ma sensibile che ricorda le sue radici contadine, tanto da voler a casa un pollaio per il piacere di prendersi le uova fresche. Un uomo traditore che portava le sue donne a casa, spacciandole per segretarie. “Uno e centomila” lo definisce la moglie, Erminia Ferrari, un animo solitario eppure così amato dal grande pubblico.

Per tutti Nino è la poesia con un pizzico di ironia, quella che si rispecchia nel Dna degli italiani a partire dalle prime apparizioni fino alla fine della sua vita. Il  cinema è la sua vera casa. Interpreta il provinciale timido, il contadino astuto, il piccolo borghese in cerca di fortuna, il giovane spasimante impacciato.

La televisione arriva con Canzonissima di Antonello Falqui, siamo negli anni ’50 e non si guadagna come oggi, Nino “pe’ campà” fa il doppiatore. Ci vogliono dieci anni perché l’uomo artista venga promosso a star del cinema, grazie alla crescente popolarità della commedia all’italiana. Da Anni ruggenti del 1962 a L’anno del Signore del 1969 è un crescendo. Negli anni ’70 Nino diventa anche regista e sceglie le sue maschere in piena libertà come il mostro Girolimoni per Damiano Damiani, l’emigrante di Pane e cioccolata per Franco Brusati, il baraccato di Brutti, sporchi e cattivi con Ettore Scola, il prete di In nome del Papa Re con l’amico Luigi Magni. E’ sempre di quegli anni la creazione di Pinocchio dove crea l’indimenticabile Geppetto, è il 1972, mentre due anni dopo, con Ettore Scola, lo troviamo sul set di C’eravamo tanto amati con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Stefano Scatta Flores

Negli anni ’80 ritrova il teatro con testi scritti e diretti da lui stesso e si sperimenta anche nella pubblicità, ricordiamo tutti la coppia con la nonnina Nerina Montagnani per una nota marca di caffè. Terminate le riprese nel 2003 de La fine di un mistero con la regia di Miguel Hermoso con cui vinsero il Premio Bianchi alla mostra di Venezia, Nino ebbe un ictus che lo portò in fin di vita. Tra riprese e ricadute Nino Manfredi muore il 4 giugno del 2004.

A questo grande artista che ha ricevuto tutti i migliori premi nazionali, chi lo ricorda non può non sperare in un omaggio internazionale e chissà che prima o poi arrivi.

Grazie Nino, con il tuo genio e la tua allegria, c’hai aiutato a campà.