Beatrice Pediconi con “…senza turbare una stella”

Beatrice Pediconi con “…senza turbare una stella”

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Beatrice Pediconi con “…senza turbare una stella”, è alla quarta personale in Galleria z2o – Sara Zanin. La mostra a cura di Antonello Tolve, sarà visitabile fino al 10 novembre.

Adottando ancora una volta l’acqua come mezzo basilare per dar vita a immagini cromaticamente eteree e iridescenti, con “…senza turbare una stella” Beatrice Pediconi propone un nuovo nucleo di lavori in cui non solo il dipingere con lacerti fotografici porta a forme fortemente evocative, ma anche a un’ars combinatoria dove pittura fotografia e disegno si incrociano per evidenziare una pratica intesa dall’artista come mai pago esercizio d’indagine sul mondo della vita e dei mille significati che la riguardano.

Fonte foto: Rome Art Week

 Dopo una serie di importanti sperimentazioni, che hanno condotto l’artista alla nascita di nuove tecniche in materia fotografica con partiture astratte dove esili nastri o affilate tracce steliformi, sembrano seguire la traiettoria di un aquilone per inventare fantastiche geometrie, Beatrice Pediconi presenta oggi raffinate composizioni in cui sono evocati scenari naturali che suscitano meraviglia e invitano il pubblico a ritrovare la delicatezza di un fiore o di una farfalla che coincide con la fragilità della vita.

«Il mio ultimo corpo di lavoro è il risultato di un processo che esplora una combinazione di pittura, disegno e fotografia. Filamenti di emulsione sottratti a scarti di Polaroid sono trasferiti nell’acqua su tela e su carta entrambe precedentemente dipinte con pigmenti di varie tonalità. Rimangono tracce evanescenti testimoni di perdita e rigenerazione. Minimali e organiche, molte di queste opere ricordano dei fiori, riflettendo così la fragilità della vita, il suo inevitabile progredire verso il rinnovamento e il suo messaggio di speranza in tempi carichi di distruzione».

Chi è Beatrice Pediconi

Beatrice Pediconi (Roma, 1972) vive e lavora nel Queens, New York. Artista multimediale, il cui lavoro si colloca all’interno di un più ampio discorso sullo statuto del disegno, la fotografia, la pittura e il video, Pediconi realizza opere non convenzionali che si sottraggono alle forme di categorizzazione più nette, attraversando la sottile linea di demarcazione tra media tradizionali.

Impiegando l’acqua come principale mezzo per creare immagini sottili e fluttuanti, la sua ricerca indaga la condizione fugace, precaria e vulnerabile della transitorietà.

Il suo lavoro è stato esposto in mostre internazionali tra le quali Presenze, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2023), Cinema Ephemera, Central Brooklyn Public Library, NY, (2020); NUCLEUS/Imagining Science, Groningen, The Netherlands (2017); Sequences VII, Real Time Art Festival, Reykjavik, Iceland (2015); Ensembles, Quand la Maison Européenne de la Photographie Collectionne, Les Rencontres d’Arles, France (2015); Untitled 2009, Macro Museo di Arte Contemporanea, Roma (2015).

Oltre alla particolare lavorazione che, sfuggente, si distanzia da ogni categoria tradizionale, la peculiarità di questi nuovi lavori è data inoltre dai titoli delle opere, scelti dall’artista con meticolosa cura e estrapolati da poesie, racconti, romanzi per arricchire ed amplificare il livello evocativo dell’immagine. Ne è d’esempio il titolo stesso della mostra …senza turbare una stella, tratto da un verso del poeta Francis Thompson, o ancora l’opera Trees are sanctuaries (2024) ad esempio, il cui  titolo è stato preso in prestito da Bäume di Herman Hesse, secondo il quale gli alberi sono simboli legati al ricordo, alla caducità e alla rinascita, ma anche alla crescita, alla vita istintiva e naturale, alla spensieratezza e alla fertilità.

Fonte foto: Artsy 

Le indagini floreali di Beatrice Pediconi

Le indagini dell’artista, che vive a New York, iniziano a Roma con il ciclo Corpi sottili (2006) proseguendo con la serie Untitled (2019) e approdando nel ciclo Nude presentato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 2023. Dall’humus dei Preraffaelliti – penso a Waterhouse – Pediconi, novella Ofelia, richiama nelle sue opere innumeri fiori selvatici: “la malva e la malva rosa, la margherita bianca, la salvia e il caglio zolfino, la centaurea e la barba di becco, la campanula glomerata e la betonia, la coronilla e la vedovella, la veronica, la vicia cracca e l’amaranto” spiega Tolve. 

Un lavoro estremamente poetico e processuale quello di Pediconi, che valicando la cosiddetta pittura tradizionale, sconfina in una rappresentazione eterea, leggera dal sapore concettuale.


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