Gli Uffizi: il gioiello di Firenze

Nel centro storico della bella Firenze c’è un vero e proprio gioiello, un luogo magnifico nel quale sono conservate alcune tra le opere d’arte più belle e suggestive del Trecento e del Rinascimento Italiano: gli Uffizi. Considerato uno dei musei più famosi e visitati al mondo per le sue pregevoli collezioni di dipinti e di statue antiche, andiamo a vedere nel dettaglio alcune opere imperdibili.

La storia degli Uffizi

Quella della Galleria degli Uffizi è un’architettura totalmente diversa da quella a cui siamo abituati guardando gli edifici del Cinquecento e testimonia la grandezza di un’epoca artistica feconda e veramente singolare. Voluta dal granduca Francesco I e su progetto del grande architetto Giorgio Vasari, la Galleria corona l’ultimo piano del maestoso edificio degli Uffizi. Ma da che cosa prende il nome questa galleria?

Il nome vuole rendere omaggio all’originale funzione della struttura, ovvero gli “uffici amministrativi” della famiglia piu in voga di Firenze, ovvero quella dei Medici. La loggia, fiore all’occhiello, è arricchita di capolavori nei secoli, ed è la prova inconfutabile dell’amore per l’arte dei numerosi esponenti della dinastia medicea appassionati collezionisti di dipinti, sculture e opere dal grande valore artistico.

A loro sono succeduti i Lorena e poi lo Stato Italiano, che nel corso dei secoli hanno continuato la grandiosa opera di valorizzazione e ampliamento della Galleria perché è comunque uno dei piu famosi contesti espositivo delle più grandi opere dell’arte italica.

Ecco le dieci opere fra le piu grandi che si possono trovare.

“La nascita di Venere” – Sandro Botticelli

 Uffizi

Fonte Foto: Galleria degli Uffizi

Quest’opera è il vero e proprio simbolo del museo, venne dipinta come sappiamo da Sandro Botticelli nel 1486. E’ l’archetipo primo dell’idea della bellezza del Rinascimento. Venere sulla sua conchiglia assume la tipica posa del classico greco ed il volto sembra riprendere i lineamenti di Simonetta, la sposa di Mario Vespucci, cugino dell’esploratore, donna però follemente amata da Giuliano de’ Medici.

“L’ Annunciazione” – Leonardo Da Vinci

 Uffizi

Fonte foto: Galleria degli Uffizi

Questo capolavoro è una delle prime genialate dell’artista, Leonardo Da Vinci. La cosa che più colpisce è la cura dell’artista per i dettagli che si estendono dallo sfondo dell’opera, arrivando fino al prato ricco di fiori in modo minuzioso. Il paesaggio è realizzato con la tecnica dello sfumato, una delle invenzioni del maestro, la quale crea un leggero effetto nebbia all’opera. Grazie a questa tecnica, Leonardo diventa un grande innovatore, attribuendo consistenza e realismo anche all’atmosfera e rendendola parte necessaria dei suoi lavori.

“Il tondo dei Doni” – Michelangelo Buonarrotti

 Uffizi

Fonte foto: Italy tour operator travel

Questa opera è veramente unica nel suo genere! In primis perché è l’unico ed il solo dipinto di Michelangelo conservato a Firenze. Probabilmente fu realizzato in occasione del battesimo di Maria, la piccola bimba di casa Strozzi-Doni. A lungo si è pensato che si trattasse di un regalo per le nozze per i due genitori, ma la forma circolare del supporto, tipica dei deschi da parto, ha fatto pensare soprattutto alla prima ipotesi. Il dinamismo dei personaggi dell’opera e la potenza cromatica rendono Buonarroti l’anticipatore del manierismo.

“La Vergine o Maestà di Ognissanti” – Giotto

 Uffizi

Fonte foto: Wikipedia

La maestria di Giotto del 1310 è senza dubbio totalmente rivoluzionaria, se confrontata alle altre due Vergini ospitate nella sala due scale piu’ in su degli Uffizi, appartenenti alle firme di Duccio di Buoninsegna e Cimabue. I drappi sono i dettagli che conferiscono tridimensionalità alla maestosa e grande opera. La disposizione dei personaggi, ovvero angeli intorno alla Vergine, la gerarchia delle figure, la plasticità richiamano un insistente ancoraggio all’arte bizantina che però aprono ad un nuovo modo sulla loro interpretazione artistica.

“Il Bacco” – Caravaggio

 Uffizi

Fonte foto: ArtWord

La figura del Dio viene portata in scena dal Caravaggio che gli dà le sembianze di un giovane, seduto sul triclinio, circondato dagli elementi tipici che lo caratterizzano. Caravaggio, nella sua innovazione, lo rappresenta attraverso un realismo quasi spinto. Nel corso degli anni, infatti, lo studio dell’opera da parte dei grandi critici ha portato alla conclusione che il ragazzo fosse un giovane che molto probabilmente si prostituiva. Il dettaglio “incriminante” emerge dal lenzuolo sporco alle sue spalle. Caravaggio ha voluto mostrarci le cose così per come sono, senza nascondere nessuna verità, neanche la più brutta. Nonostante lo faccia con classe e pudore.

“La Primavera” – S. Botticelli

 Uffizi

Fonte foto: Italy operator Travel

L’opera datata 1478 circa fu realizzata dal Botticelli per la Villa medicea di Castello. L’artista richiamerà più volte nelle sue opere il tema mitologico classico. In questa occasione il suo dipinto diventerà un simbolo per la storia dell’arte nei secoli avvenire. I personaggi che padroneggiano la scena sono nella loro bellezza sono: Zefiro, Flora, Primavera, Venere, Cupido, le tre Grazie e Mercurio. Ognuno di essi riporta a un significato ben preciso e i dettagli sono di una perfezione tale che spiegano il clamoroso successo di questa opera cosi suggestiva.

“La Venere di Urbino” – Tiziano

 Uffizi

Fonte foto: analisidellopera.it

Quest’opera ebbe una grande influenza nella storia dell’arte, tanto da inspirare perfino gli artisti dei secoli successivi, tra i più conosciuti. La protagonista con una mano si copre i genitali, portando in primo piano la parte più umana ed il pudore della dea. L’atto di far cadere le rose allude alla bellezza fisica che con il passare degli anni appassisce esattamente come un fiore. Non è raro nelle opere di Tiziano trovare degli animali, il cane è una presenza costante ed è simbolo come ben sappiamo della fedeltà.

“Angelo Musicante” – Rosso Fiorentino

 Uffizi

Fonte foto: Galleria Uffizi

Immagine tenerissima, con l’angiolino (o angioletto) che stenta, ma prova a padroneggiare il liuto che appare al confronto con il protagonista esageratamente grande. Il dipinto mostra l’originale reinterpretazione da parte dell’artista di un tema tradizionale, reso particolarmente vivido da una stesura pittorica di grande modernità. Una cosa che noto in queste raffigurazioni sono i capelli rossi scelti per gli angioletti. Spesso, sopratutto nel 300, infatti i capelli rossi erano legati ad una visione un pò maligna (Ricorderete Rosso Malpelo). Qui invece paradossalmente, l’ angioletto, di una dolcezza smisurata sembra addiruttura essere l’incarnazione della dolcezza e della benigntà.

“Giuditta che decapita Oloferne” – Artemisia Gentileschi

Fonte foto: Wikipedia

L’artista (tra l’altro donna) potrebbe essersi ispirata al quadro di Caravaggio di Palazzo Barberini nella scelta di rappresentare il momento più difficile e violento, per quanto concerne alcuni particolari compositivi del dipinto, come la posizione delle braccia di Giuditta e della testa di Oloferne.

I gesti che compiono i personaggi e gli sguardi delle due donne sono davvero studiati nei minimi dettagli, così come il disperato tentativo del guerriero che oppone, anche se invano, con tutta la forza che gli resti per impedire che l’eroina possa tagliargli la testa.

I colori luminosi e vibranti, su uno sfondo nero in particolare quelli della veste di Giuditta, esaltano tutta la femminilità e la forza della giovane donna. Un’opera che distoglie finalmente lo spettatore alla bravura maschile ed innalza, in modo quasi violento, la potenza delle donne, non solo come rappresentate nel dipinto, ma proprio di chi ha avuto il coraggio di poterlo dipingere.