Immaginatevi di camminare in una strada immersa tra i campi di grano con, all’orizzonte, dolci colline verdi piene di ulivi maestosi. Mentre siete intenti a camminare, godendovi il rilassante panorama che avete di fronte ai vostri occhi, riempitevi i polmoni con l’odore di erba fresca mista a fiori di campagna, chiudete gli occhi, per un secondo solo, ed ascoltate le melodie che uccelli e grilli cantano per accompagnare il vostro passo.
Beati di questo momento bucolico, aguzzate bene la vista e siate pronti a rimanere a bocca aperta! Di fronte a voi, in cima ad una piccola collina, arroccato nel punto più alto, come un gatto acciambellato sullo schienale di una poltona, si erge, magnifico e pigro, un borgo antico, circondato da possenti mura difensive, che però non incute né timore nè riverenza ma che, anzi, dona la tranquillità di un abbraccio amorevole: benvenuti a Corciano!
Ci troviamo alle porte di Perugia, nella verde e rigogliosa Umbria, al centro della nostra magnifica Italia, e questo articolo è una lettera d’amore di chi, a Corciano, c’è nata e cresciuta e ci si rifugia ogni volta che vuole tornare in pace con se stessa.
Questo borgo, annoverato nella lista dei migliori italiani, ha una storia talmente antica che affonda le sue radici fino al neolitico: infatti, proprio in questo periodo, si attestano i più antichi ritrovamenti archeologici, che potrete ammirare nell’Antiquarium situato alle porte del paese, insieme a tutti gli oggetti ritrovati di epoche successive. Eh si, perché da quel lontano momento di circa 6000 anni fa, la gente si è sempre trovata bene in cima a questa collinetta, talmente tanto bene da non abbandonarla mai.
L’aspetto che vediamo oggi risale al Medioevo quando, tra il XIII ed il XIV secolo, vennero costruite le mura a difesa dell’abitato. Come negli altri piccoli borghi fortificati presenti in Italia, la sua bellezza la si può apprezzare solamente perdendosi tra i vicoli, vagando per le sue salite e discese, affacciandosi ad ogni angolo, ad ogni spigolo, con lo spirito curioso di un esploratore di altri tempi. Sono sicura che sarà in grado di sorprendervi e di regalarvi tantissimi ottimi scatti fotografici se lo guarderete con gli occhi di chi cerca qualcosa di speciale, e vi saprà raccontare tante storie uniche ed appassionanti se lo lascerete narrare. Lo fa ancora con me, nonostante io lo conosca come le mie tasche.
Le storie e le leggende legate a Corciano
La prima leggenda che vale la pena di raccontare è quella legata alla sua fondazione, il cosidetto “conto di Corciano e di Perugia“: dopo la distruzione di Troia, Euliste (c’è chi lo identifica con la figura dell’eroe etrusco Austele, chi addirittura con Ulisse), insieme al fratello e ad una schiera di seguaci, sbarca in Italia e, riasalendo il Tevere, si ferma sul Colle Landone, dove decide di fondare una città, la futura Perugia. Parlando con il suo popolo, Euliste disse di aver fondato quella città per sè e per la sua famiglia; Coragino, coraggioso nobile che aveva seguito Euliste nella sua avventura, prese la moglie Solina e i suoi due fratelli e decise, risentito da quelle parole, di andarsene per trovare un luogo tutto suo. Poco distante dal Colle Landone scoprì una collina, piccola, non troppo alta, ma che era ricca di acqua, selvaggina e vegetazione, e così decise di stabilirsi in quella terra, fondando Corciano. La leggenda continua ancora per anni e anni, di discendente in discendente, tra lotte e riappacificazioni… ma quella è un’altra storia.
Questa è una delle spiegazioni per l’origine del nome di questo borgo, anche se non è la sola: Corciano, a seconda dei pareri, può infatti riferirsi a Coragino, a Coricius, antico proprietario di un fondo rustico del paese, oppure al significato di “Cuore di Giano” o “Colle di Giano“. Qualunque sia la spiegazione, l’unica certezza è che ha origini molto antiche.
Storia di Corciano
Scritture certe che ci tramandano la storia di questo borgo si hanno con l’arrivo del Medioevo: durante questo periodo, infatti, sappiamo per cento che Corciano era un castello incluso nel territorio perugino; sappiamo che nel XIV secolo i corcianesi combatterono contro gli abitanti di Todi mentre, nel XV secolo, il nemico da sconfiggere fu Braccio da Montone, meglio conosciuto come Braccio Fortebraccio, grande condottiero e capitano di ventura il quale, espulso da Bologna, si diresse verso la sua terra natia, l’Umbria, deciso a conquistarne i territori, seminando distruzione e morte; ma quando arrivò alle porte di Corciano, i cittadini imbracciarono le armi, risoluti a non cedere di fronte all’invasore. Si sa, l’intenzione, la determinazione e la convinzione sono delle grandi leve dello spirito, fatto sta che i pochi abitanti, scarsamente addestrati, riuscirono a sconfiggere e a mettere in fuga un manipolo di soldati, vincendo quella battaglia.
Un avvenimento di cui i corcianesi vanno molto fieri è quello accorso nel 1223, quando San Francesco, di ritorno dall’Isola Maggiore, isolotto presente al centro del Lago Trasimeno, si fermò proprio a Corciano per riposarsi un po’ prima di raggiungere la sua città natale, Assisi. Per i cittadini fu un evento talmente sentito che li spinse a costruire la Chiesa di San Francesco, proprio al centro del borgo.
Durante la sua lunga storia, Corciano fu sottomessa alla città di Perugia, al dominio papale, fu feudo dei Duchi della Corgna e passò sotto il dominio del Governo Imperiale Napoleonico, fino all’Unità d’Italia, quando diventò un comune della Provincia di Perugia, appropriandosi, più o meno. della meritata libertà.
Cosa fare e cosa vedere a Corciano
Prima di arrivare alle mura del borgo, troviamo subito una piccola perla, sconosciuta ai più, da vedere ed ammirare: la Chiesa ed ex Convento di Sant’Agostino, uno dei monumenti agostiniani più belli ed importanti presenti in Umbria. Questo edificio, di nascita gotica, nei secoli è stato molto rimaneggiato, ma conserva ancora un immutato fascino. Seguendo la strada per arrivare al parcheggio, proprio accanto a questo, trovere il già citato Antiquarium, dove sono conservati i ritrovamenti fatti nel territorio comunale. Se vi piace la storia, l’archeologia o siete semplicemente curiosi di scoprire nuove storie, un’oretta dovreste assolutamente concedergliela.
Potete poi decidere se entrare in città dalla bellissima Porta Santa Maria, preceduta dalla sua gentile scalinata ed arrichita da un torrione grassottello che la rendono unica ed affascinante, oppure dalla doppia scalinata che si trova davanti al parcheggio di cui vi parlavo prima e che vi porta direttamente in piazza dei Caduti, accanto agli uffici comunali. Proprio lì in piazza, di fronte a voi, sull’angolo in alto a sinistra, vi attende un ottimo forno per rifocillarvi, pieno di prelibatezze succulente. Se la vostra visita cade nel mese di gennaio, non dimenticatevi di assaggiare il delizioso Torcolo di San Costanzo, fatto in onore del patrono di Perugia, che si festeggia il 29 gennaio.
È arrivato il momento di perdervi tra i vicoli di Corciano: nel vostro errare troverete la bellissima Chiesa gotica di San Francesco, che già vi ho nominato e che racchiude, al suo interno, delle bellissime opere da scoprire, l’antico “Spedale” del borgo che contiene un affresco del ‘400, il Palazzo del Capitano del Popolo, il Palazzo dei Priori e della Mercanzia, un delizioso pozzo a pianta circolare in piazza Coragino, un intressante Museo della Civiltà Contadina, che racconta la vita corcianese del periodo pre-industriale e, infine, non lasciatevi sfuggire il sentiero dei mandorli, una passeggiata che costeggia le mura, lungo la quale sono piantati tantissimi mandorli che creano un’atmosfera incredibile, imperdibile in primavera. Non c’è bisogno che vi racconti troppo di questi luoghi perché, accanto ad ognuno di essi, potrete trovare una placchetta in ceramica che vi narra la loro storia.
Ce ne sarebbero ancora di cose da raccontare, ma non vorrei rovinarvi la visita e il piacere della scoperta. Vi voglio però lasciare con le parole di Maria Sticco, scrittrice corcianese del secolo scorso, che così descrive Corciano: “Gli uomini pratici dicono che Corciano è un paese povero, dicono anche, sottovoce, che i Corcianesi sono indolenti. Ebbene, benedetta la povertà se conserva le linee dell’antica bellezza, impedendo demolizioni inconsulte e costruzioni orripilanti; e benedetta, una volta tanto, l’indolenza, se, nella moderna febbre di azione, salva le abitudini contemplative e conferisce al paese e ai suoi abitanti quella cortesia sincera, e perciò discreta, che dice all’ospite: Riposa. E poi chi vorrà creder povero un angolo della terra, che possiede questi due tesori: la pura bellezza e la introvabile pace?”.