Uno strano connubio è quello che ha ispirato la nuova esposizione alla Galleria Borghese a Roma: la poesia di Giovan Battista Marino si coniuga con la pittura del Seicento, mescolando anche sacro e profano, arte e potere. La mostra sarà visitabile fino al 9 febbraio 2025.
Curata da Emilio Russo, Patrizia Tosini e Andrea Zezza, il percorso vuole esplorare il periodo più fecondo del Barocco e del Rinascimento, proponendo i pittori dell’epoca tra i più famosi, come Tiziano, Tintoretto, Carracci, Rubens e Pussin e celebrandoli insieme ai testi poetici di Giovan Battista Marino (1569-1625).
Immagine della mostra "Poesia e pittura nel Seicento" alla Galleria Borghese a Roma
G.B. Marino: nella sua epoca e alla Galleria Borghese
In realtà il collegamento tra poesia e pittura era già presente in un’opera in particolare del poeta seicentesco: ne La Galeria del 1619 aveva composto 624 poesie dedicate volutamente alle principali Pitture, Sculture, Favole e Historie in cui commentava, “riprendeva il verso” o sfidava in rime altrettante opere artistiche figurative. Del resto la formazione letteraria del Marino avviene in quei circoli letterari e nelle corti al cui cospetto giungeranno anche il Cavalier d’Arpino, Caravaggio, Carracci, ossia le corti del papa Clemente VIII Aldobrandini, di Carlo Doria a Genova, di Carlo Emanuele I a Torino, di Luigi XIII e Maria de’ Medici a Parigi, dove si rifugerà perseguitato dalla Santa Inquisizione e dove incontrerà il giovane Nicolas Poussin. La scelta della Galleria Borghese è stata determinata anche dalla già presente collezione di capolavori iniziata dal cardinale Scipione Borghese per dare ulteriore risalto alla produzione barocca.
Il percorso della mostra barocca nella Galleria Borghese
La mostra si articola in 5 sezioni, che hanno inizio con un’introduzione a Giovan Battista Marino in cui si collega l’arte barocca alla poesia dell’epoca.
Interessante, in particolare, la sezione La Galeria perché è possibile constatare il rapporto profondo con l’arte dell’epoca confrontando dipinti e sculture con i testi poetici che li nominano e li realizzano letterariamente. Ecco quindi le tele di Rubens, Alessandro Turchi e Bernini “dialogare” con le poesie mariniane. Anche la sezione La strage degli innocenti – come quella di poesie pubblicata postuma nel 1632 – approfondisce il tema biblico tornato in auge nel Barocco anche grazie alle opere di grande formato di Guido Reni, Nicolas Poussin e Pietro Testa, in cui l’orrore è capace di ottenere l’ammirazione di chi lo osserva: un Sublime in negativo, ma il cui fine – come piaceva ai poeti barocchi– era pure sempre quello di “maravigliar”! Non poteva mancare la sezione dedicata all’ Adone a cui Marino dedico l’opera seria più famosa del Seicento italiano, in cui sacro e profano – Adone è il bellissimo giovane amato da Venere ma che sarà ucciso da un cinghiale per volontà di Ares – giocano a rincorrersi tra loro in capricci verbali come se fossero delle tavole pittoriche consecutive tra di loro. L’ultima parte della mostra Commiato rappresenta il saluto del poeta alla sua produzione ma anche il tributo all’allora giovane Nicolas Poussin, conosciuto a Parigi, che realizzerà il Compianto su Adone morente e altre splendide tele, tutte ispirate alle opere mariniane.
Marino e Caravaggio alla Galleria Borghese
La sezione che stupisce di più, però, è decisamente quella in cui Marino dedica a Caravaggio due testi della Galeria: un sonetto in lode di un ritratto di Marino e un madrigale per il celebre quadro rotondo con la testa di Medusa (oggi agli Uffizi). Inoltre il pittore è ricordato nell’ Adone con ben 4 versi rispetto alle brevi menzioni riferite ad altri pittori. Insomma Marino nutriva una profonda ammirazione nei confronti di Caravaggio, anche se, probabilmente, i due si frequentarono ben poco, a Roma alla corte di Clemente VIII, dove forse riuscì ad ottenere da Caravaggio quella Susanna che ricorda nella lettera del 1620 come parte della sua collezione privata. Oggi tuttavia questa tela non è ancora stata ritrovata. Resta a noi la testimonianza di Giovan Pietro Bellori che li definisce “amicissimi”.
Insomma il trionfo delle arti “sorelle”- ossia Pittura e Poesia- era già evidente in Giovan Battista Marino e successivamente sarà proclamato tale dal fiorentino Francesco Furini nella tela omonima del 1626. In effetti Leonardo, Raffaello , Michelangelo, Tiziano descrivono la supremazia della pittura sulla poesia poiché sono evidenti “gli sforzi dei poeti di gareggiare con i pennelli nelle loro sensuali descrizioni” – come suggerì il saggista Mario Praz. Saranno quindi proprio le “favole” dipinte dai suddetti pittori a dare lustro alle poesie figurate e ai miti descritti da Marino e dai poeti del Barocco.
Francesco Furini La Pittura e la Poesia - 1626 - oggi a Firenze Fonte foto: www.uffizi.it