Lucilla Giagnoni, tutti i giorni del primo lockdown, puntuale all’imbrunire, per 100 giorni, ha letto Dante. E l’ha fatto in un teatro freddo e spoglio, senza pubblico. Ma pur sempre il suo teatro. Da marzo a giugno. Accompagnata solo dalla musica del marito Antonio Paolo Pizzimenti e dalla figlia Bianca Pizzimenti alle riprese, mentre, giorno dopo giorno, a seguirla in diretta online si formava una community di 65-70 mila utenti. Una scelta che suona come un appuntamento con la cultura, e che nei i mesi più difficili della pandemia è stata cura e normalità.
“Un canto al giorno dalla Divina Commedia, da marzo a giugno, nel ‘mio’ teatro, vuoto e freddo. Quasi fossero dei vespri danteschi“.
Nessun commento, nessuna parafrasi, solo ed esclusivamente le parole del Sommo Poeta. E lei, donna sul palco nudo e svestito di colori e luci a incarnarne le parti. Così, mentre Virgilio guidava Dante dagli Inferi al Paradiso, Lucilla Giagnoni, attrice, autrice e da quattro anni direttrice artistica del Teatro Faraggiana di Novara, affrontava così la solitudine del primo lockdown, dando forza a quei 65.000 e 70.000 utenti che la seguivano grazie a uno speciale permesso rilasciatole dal comune (quando ancora era vietato uscire di casa), per poter fare quello che ha fattto.
Nell’anno delle grandi celebrazioni per i 700 anni dalla scomparsa del sommo, questa esperienza culturale approda in televisione su Rai 5 (canale 23), dal 21 febbraio in seconda serata, portando Alighieri e la sua Commedia in tv per la prima volta in modo integrale. Tre Canti al giorno, per circa 30 minuti, quasi a subliminare l’importanza connotativa del numero tre, ancora una volta simbolo dell’opera basilare della letteratura italiana. Un’impresa che ha il volto di una donna. Una donna, già. Come Beatrice ha accompagnato Dante in paradiso, Lucilla ci prende per mano e ci porta nella poetica di Dante, e ce la racconta, interpretandola esattamente come è stata scritta.Per la prima volta a calarsi nei panni del poeta è proprio una donna, la stessa che rilascia queste parole all’Ansa:
“Dante in realtà è pieno di agire femminile, che non vuol dire essere donna. Forse non si è mai detto, ma la stessa Divina Commedia ha una voce femminile – continua l’interprete. Non esiste altro poeta che abbia saputo creare un’imago, un repertorio così stupefacente tra Psiche, Uomo e Cosmo. Tutto attraverso il linguaggio dell’amore. La Divina Commedia in fondo è un atto politico, consegna una lingua nuova, proprio come le madri la consegnano ai bambini mentre li nutrono”.
E allora lasciamoci prendere per mano, e seguiamo Dante e Lucilla nella dura scalata della vita. Sapranno prenderci per mano, tenendoci per il cuore.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.